1.3 La Santa alleanza
Restaurato l'ordine in Europa e ridisegnata la carta politica del vecchio continente, i capi delle grandi potenze cercarono di approntare gli strumenti diplomatici e militari atti a garantire la conservazione degli equilibri interni e internazionali usciti dal congresso di Vienna. La prima iniziativa per un'alleanza organica fra le maggiori monarchie europee venne da Alessandro I di Russia. Personaggio instabile e intellettualmente irrequieto, lo zar stava allora attraversando una fase di acuta infatuazione mistico-religiosa. Il testo del trattato sottoposto ai sovrani europei nell'estate 1815 risentiva pesantemente di questa ispirazione, pieno com'era di richiami alla "divina provvidenza", alle "sublimi verità [...] dell'eterna religione di Dio Salvatore", ai "precetti di giustizia, di carità e di pace" che avrebbero dovuto "influenzare direttamente le risoluzioni dei principi".
Nonostante i termini alquanto fumosi in cui era formulata, la proposta di alleanza ebbe l'adesione immediata di Austria e Prussia. Il principe di Metternich, che certo non condivideva l'impostazione religioso-umanitaria del trattato, lo considerò ugualmente un utile strumento per mantenere l'ordine in Europa. Alla
Santa alleanza, che fu sottoscritta nel settembre 1815, aderirono successivamente molti altri Stati europei, fra cui la Francia. Non vi aderì invece la Gran Bretagna, che ne giudicò il contenuto inconsistente agli effetti pratici, oltre che incompatibile coi fondamenti del proprio regime costituzionale. In compenso il ministro degli Esteri inglese Castlereagh si fece promotore di un secondo trattato (la cosiddetta Quadruplice alleanza) che fu firmato nel novembre 1815 fra le quattro potenze vincitrici (Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia) e che impegnava i contraenti a vigilare contro possibili tentativi di rivincita da parte della Francia e a intervenire contro ogni sommovimento rivoluzionario che minacciasse l'equilibrio europeo.
Il doppio sistema di alleanze così stabilito rappresentava una novità nella storia della diplomazia: sia perché legava esplicitamente il mantenimento dell'ordine internazionale all'ordine interno ai singoli paesi; sia perché prevedeva una serie di consultazioni periodiche tra le maggiori potenze, dando vita a una sorta di direttorio europeo che aveva il compito di risolvere pacificamente eventuali contrasti fra Stato e Stato. Dal punto di vista della solidarietà politico-ideologica, il sistema di alleanze costruito nel '15 aveva basi piuttosto fragili (e infatti avrebbe finito col rompersi abbastanza presto). Sul piano dei rapporti internazionali, invece, la nascita di quello che fu chiamato il concerto europeo - ossia di un dialogo costante fra le grandi potenze, al di là dei contrasti su singoli punti - contribuì certamente a ridurre le tensioni sul continente e ad assicurare all'Europa un quarantennio di pace.
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