18.3 La Francia tra democrazia e reazione
Negli ultimi decenni dell'800 la Francia aveva compiuto progressi sostanziali sulla strada della democrazia. Eppure le istituzioni repubblicane continuavano a essere oggetto di una insidiosa contestazione, che ora prendeva le forme di un esasperato nazionalismo a sfondo militarista e bonapartista (si pensi al caso Boulanger), ora quelle della reazione clericale contro il laicismo della classe dirigente, ora quelle del tradizionalismo monarchico, ora quelle di un antisemitismo non privo di componenti demagogiche.
Negli ultimi anni dell'800, queste correnti si coagularono, facendo blocco con una parte delle forze moderate e mettendo a serio repentaglio la vita stessa della Terza Repubblica. Ciò avvenne in occasione di un clamoroso caso giudiziario: quello di Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo condannato ai lavori forzati nel 1894 sotto l'accusa di aver fornito documenti riservati all'ambasciata tedesca. La sentenza, che fornì alla stampa di destra il pretesto per una violenta campagna antisemita, era basata su indizi falsi o inconsistenti. Ma la cosa più grave non fu l'errore giudiziario in sé, quanto il fatto che, una volta emersi i primi dubbi sulla colpevolezza del condannato, le alte sfere militari si rifiutarono di procedere a una revisione del processo, giungendo al punto di falsificare documenti e di coprire i veri colpevoli. Quando, nel gennaio del 1898, il celebre scrittore Émile Zola pubblicò un clamoroso atto d'accusa contro i tentativi messi in atto dallo Stato maggiore per nascondere la verità, fu processato e condannato per offese all'esercito. Ma il caso era ormai sollevato; e su di esso l'opinione pubblica francese si divise in due schieramenti contrapposti. Socialisti, radicali e una parte dei repubblicani moderati si batterono perché venisse riconosciuta l'innocenza dell'ufficiale condannato. Clericali, monarchici, nazionalisti di destra e non pochi moderati insistettero sulla tesi della colpevolezza.
Il contrasto travalicò ben presto i confini del caso giudiziario per trasformarsi in uno scontro politico che aveva per oggetto le stesse istituzioni della Repubblica. Quando, nell'estate del 1899, si giunse alla revisione del processo, Dreyfus si vide confermata la condanna dalla corte marziale, nonostante fossero ormai emerse prove evidenti della sua innocenza. Per rendergli la libertà fu necessario un atto di grazia del presidente della Repubblica; una riabilitazione definitiva sarebbe venuta solo nel 1906.
Sconfitti, in un primo tempo, sul piano giudiziario, i sostenitori di Dreyfus ebbero però partita vinta sul terreno politico. L'esito delle elezioni del 1899, favorevole sia pur di stretta misura alle forze progressiste, consentì la formazione di un governo di "coalizione repubblicana" che comprendeva anche un esponente socialista nella persona di Alexandre Millerand. Con questo e con i successivi governi a direzione radicale, la Francia laica e repubblicana si prese le sue rivincite su nazionalisti e clericali. Alcune associazioni di estrema destra vennero sciolte e i loro capi arrestati. Fu avviata un'epurazione negli alti gradi dell'esercito. Soprattutto, riprese con rinnovato vigore la battaglia contro le posizioni di potere ancora detenute dal clero cattolico: allo scioglimento di oltre cento congregazioni religiose seguirono, nel 1905, la rottura delle relazioni diplomatiche tra Francia e Santa Sede, la denuncia del concordato in vigore dal 1803 e la completa separazione fra Stato e Chiesa. La battaglia anticlericale, condotta non senza eccessi e faziosità, suscitò nel paese nuove profonde divisioni, ma si concluse con un sostanziale successo e con un netto rafforzamento dei gruppi radicali.
Dominatori ormai incontrastati della vita politica, i radicali erano però soggetti a un processo di involuzione moderata. La Francia del primo '900, all'avanguardia in materia di democrazia politica e di laicità dello Stato, non lo era affatto sul piano della legislazione sociale né su quello dell'ordinamento fiscale, che era basato in larga parte sulla tassazione indiretta. I governi che si succedettero fra il 1906 e il 1910, sotto la guida di Georges Clemenceau e poi di Aristide Briand, condussero in porto alcune importanti riforme sociali (limitazione dell'orario di lavoro, legge sul riposo settimanale, pensioni di vecchiaia), ma non riuscirono a far passare un progetto di imposta generale sul reddito e dovettero scontrarsi, anche duramente, con la protesta di una classe lavoratrice che aveva beneficiato solo marginalmente dei progressi economici compiuti dal paese ed era, anche per questo, sensibile agli appelli delle correnti rivoluzionarie.
Lo spostamento a sinistra del movimento sindacale e della stessa Sfio provocarono la rottura dell'alleanza fra socialisti e radicali e, alla lunga, ridiedero spazio alle correnti repubblicano-moderate che, rimaste in ombra dopo il caso Dreyfus, riuscirono a tornare al potere fra il 1912 e il 1914 portando alla guida del governo - e poi alla presidenza della Repubblica - il loro leader più prestigioso, Raymond Poincaré. In questi anni il dibattito politico, accantonati i temi delle riforme, si sarebbe concentrato sul problema delle spese militari e del rafforzamento dell'esercito.
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