32.11 Sommario
Le condizioni in cui versava l'Italia alla fine della guerra erano gravissime: se le industrie non erano state eccessivamente danneggiate, era però stata fortemente colpita l'agricoltura; ingenti anche i danni subiti dall'edilizia e dai trasporti; elevatissima l'inflazione. La maggioranza della popolazione risentiva della scarsità di cibo e abitazioni e dell'alta disoccupazione. I problemi dell'ordine pubblico erano gravi: difficoltà nella smobilitazione dei partigiani, occupazione delle terre, borsa nera, separatismo e banditismo in Sicilia.
Il ritorno della democrazia determinò una crescita della partecipazione politica. La Democrazia cristiana si presentava come perno del fronte moderato, in quanto era l'unico partito in grado di competere con socialisti e comunisti sul piano dell'organizzazione di massa. Molto minor seguito avevano i liberali, i repubblicani e il Partito d'azione. A destra il movimento dell'"Uomo qualunque" ebbe, per breve tempo, notevole successo. La Confederazione generale italiana del lavoro fu ricostituita nel '44 su basi unitarie.
Il primo governo dell'Italia liberata, basato sulla coalizione fra i partiti del Cln, fu presieduto da Ferruccio Parri, capo partigiano ed esponente del Partito d'azione. Nel novembre '45 la guida del governo passò al democristiano De Gasperi. L'avvento di De Gasperi segnò una svolta moderata nella politica italiana e la fine delle prospettive di radicale rinnovamento sociale.
Il 2 giugno 1946 un referendum popolare sancì la vittoria della Repubblica e la caduta della monarchia. Nello stesso giorno si tennero le elezioni per l'Assemblea costituente, che videro il successo dei tre partiti di massa, e soprattutto della Dc che divenne il partito di maggioranza relativa.
Nel '46-'47 i contrasti fra i partiti della coalizione antifascista si approfondirono. Le accresciute tensioni interne e internazionali provocarono, nel gennaio '47, la scissione del Partito socialista: l'ala guidata da Saragat, contraria alla stretta alleanza col Pci, fondò il Partito socialista dei lavoratori italiani (poi Partito socialdemocratico). Nel maggio, De Gasperi estromise socialisti e comunisti dal governo e formò un ministero "monocolore".
I contrasti tra i partiti non impedirono il varo della nuova Costituzione repubblicana (che entrò in vigore dal 1° gennaio 1948). La Costituzione affiancava agli istituti tipici di un sistema democratico-parlamentare alcuni importanti princìpi di tipo sociale (diritto al lavoro, libertà sindacale, ecc.).
La campagna per le elezioni del 18 aprile '48 - dalle quali doveva uscire il primo Parlamento - vide una forte contrapposizione tra socialisti e comunisti (uniti nel Fronte popolare), da un lato, e Dc e partiti laici minori, dall'altro. I democristiani ottennero un grande successo, anche grazie all'appoggio della Chiesa e degli Stati Uniti. Dopo le elezioni De Gasperi diede vita ad una coalizione "centrista" che vedeva la Dc alleata con liberali, repubblicani e socialdemocratici.
Sul piano della politica economica, ebbero sempre il sopravvento le forze moderate, che seguirono una politica di "restaurazione liberista", rifuggendo da un uso incisivo degli strumenti di intervento statale nell'economia. Tale politica si affermò pienamente, dopo l'estromissione delle sinistre dal governo, ad opera del ministro del Bilancio Einaudi: il successo della sua linea di risanamento finanziario ebbe comunque forti costi sociali, soprattutto in termini di disoccupazione.
Il trattato di pace, che comportava la rinuncia alle colonie e secondarie rettifiche di confine a favore della Francia, fu firmato dall'Italia nel '47. Restava aperta con la Jugoslavia la questione di Trieste, riunita all'Italia solo nel '54. L'appartenenza dell'Italia al blocco occidentale ottenne una sanzione sul piano militare con l'adesione, nel 1949, al Patto atlantico.
Negli anni del "centrismo" ('48-'53) la politica dei governi De Gasperi non fu priva di importanti interventi sociali, come la riforma agraria e l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. La politica di austerità finanziaria e contenimento dei consumi perseguita dal governo suscitò numerose proteste di piazza cui le forze dell'ordine risposero con durezza. In questa situazione la Dc cercò di rendere più stabile la propria maggioranza con una riforma del meccanismo elettorale ("legge truffa"), la cui approvazione suscitò vivaci proteste a sinistra e fu comunque priva di risultati pratici nelle elezioni del '53.
Gli anni '53-'58 furono un periodo di transizione. Alle novità sul piano economico ("piano Vanoni", ministero delle Partecipazioni statali) e istituzionale (insediamento della Corte costituzionale) si affiancarono mutamenti entro i partiti che avrebbero poi reso possibile l'allargamento della maggioranza ai socialisti. Nella Dc si affermò con la segreteria Fanfani (1954) una nuova generazione, più attenta all'intervento dello Stato nell'economia e più sensibile ai problemi sociali. Il Psi, soprattutto a partire dal '56, andava allontanandosi dai comunisti.
Torna all'indice