23.11 Sommario
La guerra era stata un'esperienza di massa senza precedenti e fece sentire i suoi effetti in ogni campo della vita sociale; tutti i valori tradizionali ne furono scossi. Il problema maggiore che i governi si trovarono di fronte fu quello dell'inserimento dei reduci. La politica si fece sempre più fenomeno di massa. Dappertutto si diffondevano le aspirazioni al cambiamento, sia di tipo rivoluzionario, sia sotto forma di generiche aspirazioni alla pace e alla giustizia sociale.
Tranne gli Stati Uniti, tutti i paesi belligeranti uscirono dal conflitto in condizioni di dissesto economico. L'inflazione modificava la distribuzione della ricchezza, mentre la nuova situazione del commercio internazionale vedeva ridotto il ruolo dell'Europa. Fu necessario nei vari paesi, di fronte ai problemi posti dal ritorno all'economia di pace, tenere ancora in piedi le strutture statali di intervento nell'economia. A un'iniziale e artificiale espansione economica seguì, nel 1920-21, una fase di crisi.
Tra la fine del '18 e l'estate del '20 (il "biennio rosso") il movimento operaio europeo fu protagonista di una grande avanzata politica che assunse anche tratti di agitazione rivoluzionaria, sulla scia del mito della rivoluzione russa. L'ipotesi rivoluzionaria fallì ovunque, mentre si accentuò, entro il movimento operaio, la divisione tra riformisti e rivoluzionari, con la fondazione del Comintern e la nascita di partiti comunisti.
Dopo l'armistizio e la caduta dell'Impero, la Germania si trovava in una situazione simile a quella della Russia nel '17. Ma la socialdemocrazia - che era il partito più forte e controllava il governo repubblicano - si oppose decisamente a esperienze di tipo sovietico, trovando un terreno di obiettiva convergenza con la vecchia classe dirigente. L'insurrezione tentata nel gennaio '19 dai comunisti "spartachisti" fu repressa nel sangue.
Le elezioni per l'Assemblea costituente che si tennero poco dopo videro l'affermazione della socialdemocrazia e del Centro cattolico. L'Assemblea, riunita a Weimar, elaborò una costituzione democratica fra le più avanzate dell'epoca. Pressati dalla minaccia di nuovi tentativi rivoluzionari e dall'opposizione dell'estrema destra, i socialdemocratici subirono nel 1920 una sconfitta elettorale e dovettero lasciare la guida del governo.
Simili furono le vicende politiche in Austria: dopo che i socialdemocratici governarono nella fase del trapasso di regime, il potere passò nelle mani del Partito cristiano-sociale. In Ungheria, nel 1919, dopo la breve esperienza comunista, il potere fu conquistato da Horthy che instaurò un regime autoritario. Nel 1920 in Turchia iniziò la lotta di riscossa nazionale di Atatürk, che avrebbe successivamente finalizzato la sua politica a una modernizzazione del paese.
Il biennio rosso si concluse con un riflusso delle agitazioni operaie e una ripresa delle forze moderate. La Francia degli anni '20 vide sul piano politico un'egemonia dei conservatori (tranne la breve parentesi del "cartello delle sinistre" nel '24-'25); alla stabilizzazione politica si accompagnò - nella seconda metà del decennio - una sensibile ripresa economica. Più difficile fu la situazione dell'economia britannica, caratterizzata da una fase di ristagno per tutti gli anni '20. In questo periodo, il Partito laburista si affermò come secondo partito del paese (nonostante la secca sconfitta subita dal movimento sindacale nel '26).
La situazione politica della Repubblica di Weimar era caratterizzata da una forte instabilità politica; l'opinione pubblica borghese, in particolare, nutriva diffidenza per un sistema democratico che considerava indissolubilmente associato alla sconfitta. Il problema delle riparazioni alimentò questo stato d'animo, provocando, sul piano economico, una gravissima crisi del marco.
All'inizio del '23, Francia e Belgio occuparono la Ruhr, regione vitale per l'economia tedesca. In Germania la crisi precipitò e l'inflazione raggiunse livelli impensabili. Vi furono tentativi insurrezionali da parte dell'estrema sinistra (Amburgo) e dell'estrema destra (putsch di Monaco, capeggiato da Hitler, nel novembre '23). A partire dall'estate il governo Stresemann avviò una politica di stabilizzazione monetaria e di riconciliazione con la Francia. Grazie al piano Dawes del 1924, la Germania poté fruire di prestiti internazionali (soprattutto statunitensi), che le avrebbero consentito una rapida ripresa economica.
Con il piano Dawes iniziava una fase di distensione internazionale, confermata dagli accordi di Locarno del 1925, che normalizzavano i rapporti franco-tedeschi. Questa fase si interruppe alla fine del decennio in coincidenza con la crisi economica internazionale.
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