10.12 Sommario
In Italia, la "seconda restaurazione" - cioè il ritorno dei sovrani legittimi dopo il fallimento delle rivoluzioni del '48-'49 - bloccò ogni esperimento riformatore e frenò pesantemente lo sviluppo economico dei vari Stati, mentre veniva sancita l'egemonia austriaca nella penisola. Aumentava anche il fossato che separava i sovrani dall'opinione pubblica borghese, fenomeno evidente soprattutto nei due Stati che più perseguirono una politica repressiva e autoritaria: lo Stato pontificio e il Regno delle due Sicilie.
Solo in Piemonte la situazione era diversa. Qui fu conservato il regime costituzionale; inoltre, superata la crisi legata alla ratifica del trattato di pace con l'Austria, venne intrapresa dal governo D'Azeglio un'opera di modernizzazione dello Stato, soprattutto nel campo dei rapporti con la Chiesa (leggi Siccardi).
Nel 1850 Cavour entrava nel governo (come ministro dell'Agricoltura e commercio) e, due anni dopo, diveniva presidente del Consiglio. Si affermava, così, un politico dai vasti orizzonti culturali e dall'ampia conoscenza dei problemi economici, animato dalla fede nelle virtù della libera concorrenza e da un liberalismo pragmatico e moderno.
Spostato a sinistra l'asse del governo ("connubio" Cavour-Rattazzi), il nuovo presidente del Consiglio pose mano anzitutto alla modernizzazione economica del paese, attraverso l'adozione di una linea liberoscambista sul piano dei rapporti commerciali, il sostegno dello Stato all'industria, la riorganizzazione delle attività creditizie, le opere pubbliche. La conservazione delle libertà costituzionali, lo sviluppo economico, l'accoglienza data agli esuli provenienti dagli altri Stati italiani fecero del Piemonte cavouriano il punto di riferimento per l'opinione pubblica liberale di tutta la penisola.
Proseguiva instancabile, dopo le sconfitte del '48-'49, l'attività di Mazzini, volta al raggiungimento dell'indipendenza e dell'unità per via insurrezionale. I tragici insuccessi contro cui la sua strategia si scontrò fecero crescere i dissensi entro il movimento democratico. Si affacciava, soprattutto con Pisacane, un'ipotesi "socialista" di liberazione nazionale, che cioè facesse leva sulle masse diseredate del Mezzogiorno. Tuttavia Pisacane organizzò nel 1857 una spedizione nel Sud in collaborazione con Mazzini. Il tragico esito della spedizione di Sapri (1857) - dovuto soprattutto all'ostilità delle popolazioni locali - sollecitò l'iniziativa di quegli esponenti democratici che vedevano nell'alleanza con la monarchia sabauda l'unica possibilità di successo (nel 1857 si costituì la Società nazionale).
Cavour si convinse - anche in conseguenza dei deludenti risultati scaturiti dalla partecipazione piemontese alla guerra di Crimea e alla conferenza di Parigi - che era indispensabile l'appoggio di Napoleone III per scacciare gli austriaci dalla penisola. Favorito dagli effetti che l'attentato di Orsini ebbe sull'imperatore, strinse con questi a Plombières (1858) un'alleanza militare in vista della guerra contro l'Austria, che scoppiò nell'aprile dell'anno successivo.
Le sorti del conflitto volsero subito a favore dei franco-piemontesi. Ma l'armistizio di Villafranca - improvvisamente stipulato da Napoleone III - assegnava allo Stato sabaudo la sola Lombardia. Si dové alla nuova situazione creata dalle insurrezioni nell'Italia centro-settentrionale se il Piemonte poté ottenere anche Emilia, Romagna e Toscana.
Rimanevano scontenti i democratici, che cominciarono a pensare a una prosecuzione della lotta attraverso una spedizione nel Mezzogiorno. Nel maggio 1860 Garibaldi sbarcò in Sicilia con mille volontari e, sconfitte le truppe borboniche, formò un governo provvisorio. Le aspirazioni dei contadini - desiderosi anzitutto di una trasformazione dei rapporti di proprietà - causarono presto la fine del clima di concordia che aveva salutato i "liberatori". Spaventati dalle agitazioni agrarie, i proprietari terrieri guardarono con favore all'annessione al Piemonte.
Dopo lo sbarco di Garibaldi in Calabria e il suo ingresso a Napoli, divenne urgente per il governo piemontese un'iniziativa al Sud tale da evitare complicazioni internazionali e garantire alla monarchia sabauda il controllo della situazione. Con l'intervento dell'esercito piemontese e le annessioni, la liberazione del Sud veniva così ricondotta entro i binari della politica cavouriana. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele III fu proclamato re d'Italia.
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