6.7 Il biennio delle riforme (1846-47)
Nel biennio 1846-47, il moto riformatore che si era lentamente avviato negli anni precedenti conobbe un'improvvisa accelerazione e l'opinione pubblica italiana visse una stagione di intensa mobilitazione e di febbrile attesa di grandi mutamenti. L'evento decisivo in questo senso fu l'elezione al soglio pontificio, nel giugno 1846, dell'arcivescovo di Imola Giovanni Maria Mastai Ferretti, che assunse il nome di
Pio IX. Il nuovo papa era noto soprattutto come un pastore di anime, dalla religiosità sincera e profonda. Aveva un tratto umano bonario e accattivante che lo aveva reso popolare nella sua diocesi. Non aveva una personalità politica molto spiccata, né gli si conoscevano simpatie liberali. Ma il fatto stesso che fosse stato scelto dal conclave in alternativa al cardinale Pietro Lambruschini, segretario di Stato di Gregorio XVI e capofila dello schieramento conservatore, gli guadagnò le simpatie dell'opinione pubblica liberale.
I primi atti del suo pontificato - la concessione di un'ampia amnistia per i detenuti politici e la scelta per la carica di segretario di Stato del cardinale Pasquale Gizzi, che aveva fama di liberale - fecero sì che le iniziali simpatie si tramutassero in vero e proprio entusiasmo. Liberali e moderati di tutta Italia credettero di aver trovato in Pio IX il loro eroe, l'uomo capace di dar corpo all'utopia neoguelfa. Anche da parte democratica vennero al nuovo papa aperture e riconoscimenti. Le piazze delle principali città italiane si riempirono di manifestazioni inneggianti al pontefice.
Questo clima di entusiasmo finì col coinvolgere lo stesso Pio IX e con lo spingerlo a una serie di concessioni che probabilmente non rientravano nei suoi programmi iniziali. Nella primavera-estate del '47, fu convocata una Consulta di Stato, formata da rappresentanti delle province scelti dall'autorità centrale, fu istituita una Guardia civica e fu attenuata la censura sulla stampa. Questi provvedimenti erano tutt'altro che rivoluzionari (la Consulta, ad esempio, era un organo privo di poteri decisionali, la cui istituzione era stata da tempo raccomandata al papa dalle potenze europee). Ma ebbero un effetto superiore al loro valore intrinseco, dando ulteriore stimolo all'agitazione per le riforme e alla propaganda patriottica in tutti gli Stati italiani e nello stesso Lombardo-Veneto.
Nel luglio '47, il governo austriaco, richiamandosi a una clausola dei trattati di Vienna che gli dava diritto di mantenere presìdi militari nelle Legazioni pontificie, inviò alcuni reparti nella cittadella di Ferrara, estendendo poi l'occupazione all'intera città. La mossa di Metternich, che provocò una protesta ufficiale del papa, si rivelò però controproducente. La mobilitazione patriottica si intensificò e assunse sempre più chiaramente contenuti antiaustriaci. Carlo Alberto offrì al papa il suo appoggio e trasse spunto dall'episodio per riaffermare la tradizionale avversione del Piemonte alla presenza austriaca in Italia. Il governo liberale inglese - premuto da un'opinione pubblica che simpatizzava per la causa italiana - criticò l'operato dell'Austria e si espresse apertamente in favore di riforme economiche e politiche negli Stati della penisola.
Fra l'estate e l'autunno del '47, il moto riformatore dilagò in tutta Italia, accompagnandosi in molti casi con tumulti popolari a sfondo sociale, legati alle conseguenze della crisi economica europea (che si ripercosse in questo periodo anche sull'Italia facendo salire i prezzi dei generi alimentari). Sovrani e governanti - preoccupati dall'eventualità che il controllo delle agitazioni passasse dalle mani dei moderati a quelle dei democratici - furono indotti a concessioni, peraltro non sostanziali. In settembre, il granduca di Toscana imitò Pio IX, istituendo una Consulta di Stato e una Guardia civica. In ottobre, Carlo Alberto varò un nuovo ordinamento amministrativo, che rendeva elettivi i consigli comunali e provinciali, e allentò i controlli sulla stampa. In novembre, Piemonte, Toscana e Stato della Chiesa sottoscrissero gli accordi preliminari per una Lega doganale italiana. Estraneo al progetto di Lega - e a tutto il moto riformatore - rimase il Regno delle due Sicilie, che godeva dell'appoggio dell'Austria ma doveva fare i conti con la crescente ostilità dell'opinione pubblica nazionale e internazionale. Proprio al Regno borbonico sarebbe toccato di lì a poco di sperimentare per primo l'ondata insurrezionale che avrebbe coinvolto l'Italia intera, nel più ampio contesto delle rivoluzioni europee del 1848.
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