14.5 La seconda rivoluzione industriale: scienza e tecnologia
Negli anni fra il 1870 e il 1900 fecero la loro prima apparizione una serie di strumenti, di macchine, di oggetti d'uso domestico che sarebbero poi diventati parte integrante della nostra vita quotidiana: la lampadina e l'ascensore elettrico, il motore a scoppio e i pneumatici, il telefono e il grammofono, la macchina da scrivere e la bicicletta, il tram elettrico e l'automobile, per ricordare solo i più importanti. È stato soprattutto a questo proposito che si è parlato di seconda rivoluzione industriale: una rivoluzione che fu forse meno radicale della prima quanto alle conseguenze di lungo periodo, ma che certo fece sentire i suoi effetti su un'area più vasta ed ebbe una diffusione più capillare, mutando le abitudini, i comportamenti, i modelli di consumo di centinaia di milioni di uomini.
Alla base di questa nuova rivoluzione c'erano i progressi realizzati dalle scienze fisiche e chimiche lungo tutto il corso dell'800, e soprattutto negli anni '50 e '60, gli anni del trionfo della scienza e della cultura positiva. Negli ultimi decenni del secolo il flusso delle scoperte e delle invenzioni non accennò ad arrestarsi: basterà qui ricordare - oltre alle molte altre di cui si dirà più avanti - le scoperte di Hertz sulle onde elettromagnetiche (1885), da cui ebbero origine, negli ultimi anni dell'800, i primi esperimenti di telegrafia senza fili di Guglielmo Marconi, e quelle di Rontgen sui raggi X (1895).
Ma la vera novità di questo periodo non consistette tanto nelle conquiste della scienza, quanto nell'applicazione su sempre più larga scala delle scoperte (recenti o meno recenti) ai vari rami dell'industria, nel legame sempre più stretto che si venne a creare fra scienza e tecnologia e fra tecnologia e mondo della produzione. Mentre la prima rivoluzione industriale aveva avuto per protagonisti imprenditori e dilettanti di genio, spiriti eminentemente pratici spesso sprovvisti di una seria preparazione teorica, la seconda impegnò in larga misura le energie del mondo scientifico. Scienziati di grande prestigio misero i loro studi a disposizione dell'industria, che applicò in modo sistematico i risultati delle loro scoperte e ne moltiplicò immediatamente gli effetti pratici. Ingegneri, biologi, chimici e fisici divennero titolari o contitolari di imprese: nomi come Edison, Siemens, Bell, Dunlop, Bayer - nomi di scienziati e inventori ancor oggi associati indissolubilmente a marchi industriali - bastano a ricordarci quanto stretti fossero diventati alla fine dell'800 i rapporti fra scienza ed economia.
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