1.7 La cultura del Romanticismo
Il periodo che comunemente si definisce come "età della Restaurazione" - e che copre grosso modo gli anni fra il 1815 e il 1830 - fu anche quello che vide l'affermazione e la diffusione in tutta Europa della
cultura romantica. Una cultura che si contrapponeva al razionalismo settecentesco, all'universalismo illuminista, agli schemi canonici del classicismo, in quanto esaltava la spontaneità dei sentimenti, la libera creatività individuale, i valori della tradizione e della nazione. Una cultura che cercava nella storia la fonte di una nuova e più profonda razionalità e vedeva in tutte le epoche storiche - comprese quelle fin allora ritenute "oscure" o barbariche, come il Medioevo - l'espressione di uno spirito universale o la manifestazione di un disegno divino.
Come corrente letteraria, artistica e filosofica, il Romanticismo era nato in Germania negli ultimi decenni del '700. Aveva avuto i suoi primi assertori nei filosofi Hamann e Herder e il suo nucleo originario in quel gruppo di poeti e drammaturghi (fra gli altri, lo stesso Herder, Goethe e Schiller) che diedero vita, attorno al 1780, al movimento detto Sturm und Drang ("tempesta e impeto", dal titolo di un dramma di Max Klinger del 1776). Una più organica sistemazione teorica venne, negli anni tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, con l'opera critica dei fratelli August e Friedrich von Schlegel e con la grande filosofia idealista di Fichte e Schelling. Romanticismo e idealismo fornirono allora la base culturale a quel movimento di riscoperta della nazione e di riscossa patriottica che coinvolse buona parte degli intellettuali tedeschi, sull'onda delle lotte contro il dominio napoleonico.
In quegli stessi anni a cavallo fra i due secoli, il Romanticismo si affermò in Inghilterra - con la lirica di Wordsworth e Coleridge e col romanzo storico di Walter Scott - e cominciò a diffondersi anche in Francia, già patria dell'Illuminismo, nella versione cattolica e tradizionalista di Chateaubriand. Un contributo decisivo all'affermazione delle nuove tendenze anche nei paesi latini lo diede Madame de Staël, eclettica scrittrice ginevrina, col libro De l'Allemagne ("Sulla Germania"), uscito nel 1810, che descriveva ed esaltava le esperienze intellettuali fiorite in Germania negli ultimi decenni. Fu soprattutto attraverso le discussioni suscitate da questo libro che la cultura romantica penetrò in Italia, dove trovò sostenitori entusiasti negli intellettuali lombardi del gruppo del "Conciliatore" (
1.5). A partire dal 1815, il Romanticismo si diffuse un po' ovunque, fino a costituire il quadro di riferimento comune a tutte le più importanti espressioni della cultura europea della prima metà dell'800: dalla poesia al romanzo, dalla musica sinfonica al melodramma, dalla storiografia alla filosofia, dalla pittura all'architettura.
Ma l'importanza del Romanticismo non si limitò al mondo delle lettere e delle arti. Quella romantica fu una cultura nel senso più ampio del termine: fu una mentalità diffusa, un fenomeno di costume che influenzò in modo decisivo, come non era mai accaduto prima per un movimento culturale, il modo di pensare, di agire e di apparire della minoranza colta, in particolare dei giovani intellettuali. Per le generazioni formatesi fra la fine del '700 e l'inizio dell'800 - e in larga misura anche per quelle successive - il Romanticismo fu anche una posa, un modo di atteggiarsi ispirato a una serie di modelli reali o immaginari. Muoversi, vestirsi, declamare (persino suicidarsi) come il giovane Werther, protagonista del celebre romanzo di Goethe, oppure imitare in ogni sua forma quel singolare impasto di slanci eroici e di indolenza scettica e malinconica che si incarnava nella figura di Lord Byron appariva al giovane deluso e inquieto di quel tempo come una prova della propria superiore sensibilità. Una sensibilità che si esprimeva anche nell'attenzione ai dettagli esteriori, considerati come spie di qualcosa di più profondo: un certo accostamento di colori, un certo modo di incedere, di gestire o di indossare un abito (l'età romantica coincise con un'autentica rivoluzione nell'abbigliamento maschile, con l'abbandono delle parrucche settecentesche e dei pantaloni al ginocchio) diventavano segni di riconoscimento e connotati di una nuova spiritualità. Persino la malattia fisica poteva essere idealizzata in quanto contrassegno di una personalità pura, non contaminata dalle convenzioni e dalle ipocrisie della società. Idee come queste, per quanto si manifestassero talvolta in forme esteriori e stereotipe, erano espressione di una ricerca sincera di nuovi valori, di un bisogno di autenticità fortemente sentito nella mentalità collettiva dell'epoca.
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