1.9 Sommario
Sconfitto Napoleone a Waterloo, si chiudeva il periodo delle guerre tra la Francia rivoluzionaria e le monarchie europee. Iniziava l'età della Restaurazione. Ma "restaurare" in tutto e per tutto il vecchio ordine non era in realtà possibile, dopo i mutamenti sociali, istituzionali e giuridici verificatisi nel venticinquennio precedente.
Assai rilevanti furono, comunque, i mutamenti nella carta d'Europa sanciti dal congresso di Vienna (novembre 1814-giugno 1815), per opera delle quattro maggiori potenze vincitrici (Gran Bretagna, Russia, Prussia, Austria) nonché della stessa Francia. Il principio di fondo seguito fu quello di "legittimità", secondo cui dovevano essere restaurati i sovrani spodestati. Ciò non impedì, però, che si verificasse una diminuzione del numero degli Stati, con una conseguente razionalizzazione della geografia politica europea.
Benché sconfitta, la Francia conservò in gran parte la propria integrità territoriale (grazie all'interesse delle altre potenze a creare un nuovo equilibrio europeo stabile e duraturo). Russia e Prussia si ingrandirono espandendosi verso occidente. Gli Stati tedeschi, drasticamente ridotti di numero, furono riuniti in una Confederazione germanica. L'Impero asburgico, fulcro dell'equilibrio europeo sotto la guida di Metternich, perse Belgio e Lussemburgo (che con l'Olanda formarono i Paesi Bassi), ma ottenne la sovranità sul Lombardo-Veneto e, in generale, una vera egemonia sulla penisola italiana. Infatti, sui troni del Granducato di Toscana, del Ducato di Parma e Piacenza, del Ducato di Modena e Reggio furono insediati sovrani legati alla dinastia asburgica. Il Regno delle due Sicilie, ricostituito con questo nome sotto la dinastia dei Borbone, era legato all'Austria da un'alleanza militare; e lo Stato pontificio dovette consentire la presenza di guarnigioni austriache. Solo il Regno di Sardegna poté mantenere una certa autonomia nei confronti dell'Austria.
Nessun mutamento di rilievo, rispetto al periodo prenapoleonico, si ebbe nella penisola iberica, ove furono restaurate le monarchie di Spagna e Portogallo, e nei Balcani. La Gran Bretagna non accampò pretese territoriali sul continente, preoccupandosi unicamente di crearvi una situazione di stabile equilibrio, e per il resto mirando a consolidare la propria posizione di prima potenza marittima e ad ampliare il suo impero coloniale.
Il nuovo assetto europeo fu sancito dalla Santa alleanza (tra Russia, Prussia, Austria e Francia), ispirata - almeno nelle intenzioni del suo promotore, lo zar Alessandro I - a un'impostazione fortemente religiosa. Ad essa si affiancò la quadruplice alleanza promossa dalla Gran Bretagna, cui aderirono le altre tre potenze vincitrici. Su questa base nasceva un equilibrio europeo, che assicurò all'Europa quarant'anni di pace.
La Restaurazione ebbe caratteri diversi entro i singoli paesi, sempre però nel quadro di un indirizzo conservatore e tradizionalista. In Gran Bretagna si ebbe la prevalenza dell'ala destra del partito conservatore, che favorì gli interessi della grande proprietà terriera (dazio sul grano) a scapito di quelli dell'industria esportatrice. In Prussia, Austria e Russia venne seguita una linea che si richiamava all'assolutismo settecentesco e ostacolava ogni evoluzione in senso liberale. Durissima fu la reazione in Spagna, mentre nei Paesi Bassi e in alcuni Stati tedeschi furono conservati regimi a base parzialmente rappresentativa. Il caso più significativo di Restaurazione "morbida" fu quello della Francia. Luigi XVIII promulgò una costituzione, che tra l'altro prevedeva un Parlamento bicamerale, e conservò molte innovazioni del periodo napoleonico. Ciò provocò lo scontento dei legittimisti (ultras), che avrebbero acquistato nuova forza nel 1824 con l'ascesa al trono del loro capo, Carlo X.
In Italia la Restaurazione fu particolarmente dura nel Regno di Sardegna, mentre nello Stato della Chiesa e nel Regno delle due Sicilie le spinte reazionarie furono in parte frenate dalla presenza di correnti moderate. Più illuminata fu la politica seguita nel Granducato di Toscana, ove si ebbe una relativa tolleranza sul piano culturale. Nel Lombardo-Veneto l'Austria ispirò il proprio governo ad una miscela di autoritarismo e buona amministrazione.
Per quel che riguarda i rapporti sociali, la Restaurazione non interruppe il processo di crescita della borghesia e di emancipazione dai vincoli feudali accelerato dalla rivoluzione francese. Tuttavia la borghesia fu danneggiata da politiche dei governi che favorivano gli interessi della proprietà terriera. Inoltre, in buona parte dell'Europa dell'Est, il processo di emancipazione dai vincoli feudali fu assai lento. Diversa la situazione in Francia e nei paesi dell'Europa occidentale passati per la dominazione napoleonica: qui la borghesia aveva in effetti aumentato la quota della sua proprietà sulla terra, senza però che ciò si risolvesse in una generale modernizzazione dell'agricoltura.
Durante l'età della Restaurazione si diffuse in tutta Europa la cultura romantica: il Romanticismo - che esaltava la spontaneità del sentimento, i valori della tradizione e della nazione, che guardava con nuovo interesse alla storia - segnava un mutamento profondo rispetto alla cultura e alla mentalità illuministica. Gli elementi di fondo della mentalità romantica potevano ben corrispondere al nuovo clima politico della Restaurazione. Ma in realtà il Romanticismo poté costituire altrettanto bene la premessa delle battaglie liberali dell'epoca e stimolare, con il culto del passato e dei valori nazionali, lo sviluppo del nazionalismo.
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