23.5 La rivoluzione in Austria e in Ungheria
Simili per molti aspetti a quelle della Germania furono le vicende attraversate dall'Austria dopo la fine della guerra e la proclamazione della Repubblica. Furono i socialdemocratici, forti soprattutto nella capitale, a governare il paese nella difficile fase del trapasso di regime, mentre i comunisti tentarono ripetutamente, senza fortuna, la carta dell'insurrezione. Nel 1920, però, le elezioni videro prevalere il voto clericale e conservatore delle campagne e la maggioranza assoluta andò al Partito cristiano-sociale.
Breve e drammatica fu la vita della Repubblica democratica in Ungheria: dove i socialisti, anziché far blocco con le forze liberali (che avevano governato il paese nei primi mesi di indipendenza), si unirono ai comunisti per instaurare, nel marzo del 1919, una Repubblica sovietica, che attuò una politica di dura repressione nei confronti della borghesia e dell'aristocrazia agraria. L'esperimento durò poco più di quattro mesi. Ai primi di agosto, il regime guidato dal comunista Bela Kun cadde sotto l'urto convergente delle forze conservatrici guidate dall'ammiraglio Miklos Horthy e delle truppe rumene, che avevano invaso il paese con l'appoggio di Inghilterra e Francia. Horthy si insediò al potere scatenando un'ondata di "terrore bianco". L'Ungheria cadeva così sotto un regime autoritario sorretto dalla Chiesa e dai grandi proprietari terrieri: prima applicazione di un modello destinato a incontrare notevole fortuna nei paesi dell'Europa orientale negli anni fra le due guerre mondiali.
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