30.10 Dalla guerra fredda alla coesistenza pacifica
Con la fine della presidenza Truman (novembre '52) e con la morte di Stalin (marzo '53), la guerra fredda perse i suoi maggiori protagonisti e il confronto fra blocco occidentale e blocco sovietico cominciò ad assumere nuove forme. In un primo tempo, tuttavia, il cambio della guardia ai vertici delle due superpotenze non comportò significative correzioni di rotta né dall'una né dall'altra parte. La "direzione collegiale" succeduta a Stalin alla guida dell'Urss non fece alcun gesto di apertura verso l'Occidente, né allentò il controllo sui paesi satelliti: quando, nel giugno 1953, gli operai di Berlino Est scesero in piazza per protestare contro le dure condizioni di vita imposte dal regime comunista, le truppe sovietiche repressero sanguinosamente la rivolta. Negli Stati Uniti, frattanto, la nuova amministrazione repubblicana guidata dal generale
Eisenhower pareva accentuare l'atteggiamento di sfida globale nei confronti dell'Urss. Gli anni '53-'54 segnarono quindi uno dei periodi di più acuta tensione internazionale dall'inizio della guerra fredda.
Eppure, proprio in questi anni di tensione, venne maturando all'interno delle due superpotenze un nuovo atteggiamento di accettazione reciproca, che, pur non comportando alcuna tregua nel confronto ideologico o alcuna pausa nella corsa agli armamenti, costituiva almeno la premessa per una coesistenza pacifica fra i due blocchi. Se i sovietici avevano di fronte lo spettacolo di complessiva stabilità e di crescente prosperità offerto dal blocco occidentale, gli Usa erano costretti a prendere atto del consolidamento dell'Urss, della sua capacità di controllare il proprio "impero", del continuo rafforzamento del suo apparato militare: nell'agosto 1953 l'esplosione della bomba all'idrogeno (o bomba H) sovietica, a un anno dal primo analogo esperimento americano, mostrava che in questo campo il divario tecnologico fra le due superpotenze andava scomparendo.
Nel corso del 1955, in coincidenza col declino del maccartismo negli Stati Uniti e con l'ascesa di Kruscёv all'interno del gruppo dirigente sovietico, si ebbero da ambo le parti alcuni significativi gesti di distensione. In marzo i sovietici decisero di ritirare le proprie truppe di occupazione dall'Austria in cambio dell'impegno occidentale a garantire la neutralità del paese, impegno sancito in maggio con la firma del trattato di Vienna. Nella conferenza di Ginevra, che fu convocata in luglio per discutere il problema tedesco, non furono raggiunti accordi; ma Eisenhower affermò di non voler rimettere in discussione lo status quo europeo. I drammatici avvenimenti del 1956 confermarono nella sostanza questa situazione. La crisi di Suez dell'estate (
31.4) vide Usa e Urss unite nel contrastare la sortita dell'imperialismo franco-inglese. L'intervento sovietico in Ungheria (di cui parleremo fra poco) non provocò alcuna reazione militare degli occidentali e ribadì, dunque, l'accettazione da parte americana della situazione di fatto nell'Europa dell'Est.
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