8.3 Lo sviluppo economico
A partire dalla fine degli anni '40, superata la crisi del '46-'47, l'economia europea conobbe una fase di forte espansione, che fu caratterizzata dall'aumento dei prezzi, dei salari e dei profitti e che durò, salvo due brevi interruzioni, per quasi un quarto di secolo. Gli effetti di questa fase espansiva si fecero sentire, sia pure in diversa misura, in tutti gli Stati europei e interessarono tutti i settori dell'economia. Anche il settore meno dinamico, quello agricolo, favorito dal regime di alti prezzi, realizzò notevoli progressi in termini di produttività e si giovò in misura crescente delle nuove possibilità offerte dalle ferrovie che, aumentando la velocità di circolazione delle merci, aprirono le campagne alla penetrazione dell'economia di mercato.
I risultati più consistenti si ebbero però nell'industria che, fra il 1850 e il 1873, fece registrare un vero e proprio boom. Il boom avvantaggiò soprattutto le "nuove" potenze industriali (la Francia del Secondo Impero e la Germania in via di unificazione), consentendo loro di ridurre il divario che le separava dalla Gran Bretagna, e si fondò essenzialmente sullo sviluppo dei settori siderurgico e meccanico: per i paesi di industrializzazione più recente, furono questi settori a svolgere il ruolo trainante che in Inghilterra era stato proprio dell'industria tessile. Si trattò di uno sviluppo imponente sia dal punto di vista quantitativo (l'industria siderurgica tedesca, ad esempio, crebbe, per tutto il ventennio 1850-70, a un tasso medio annuo del 10%), sia da quello qualitativo. In questi anni si diffusero nell'Europa continentale le innovazioni che avevano costituito, mezzo secolo prima, il nucleo propulsivo della rivoluzione industriale inglese. La macchina a vapore sconfisse definitivamente la ruota idraulica; i filatoi e i telai meccanici soppiantarono gradualmente quelli manuali; il combustibile minerale (carbon coke) si sostituì sempre più al carbone di legna. Fra il 1850 e il 1870, la potenza in cavalli vapore delle macchine fisse per l'industria crebbe di tre volte in Gran Bretagna, di cinque volte in Francia, di quasi dieci volte in Germania.
I costi crescenti degli impianti e l'accresciuta concorrenza diedero un forte impulso alla tendenza verso l'aumento delle dimensioni delle imprese e verso le concentrazioni aziendali. Si moltiplicarono le società per azioni, che permettevano agli imprenditori di ridurre il rischio degli investimenti e di sopperire al bisogno di capitale raccogliendolo fra numerosi sottoscrittori. Un clima di fiduciosa euforia, ai limiti della febbre speculativa, si diffuse nel mondo degli affari.
L'eccesso di fiducia nelle capacità espansive del mercato fu all'origine di due crisi scoppiate nel '57-'58 e nel '66-'67, che interruppero temporaneamente il corso positivo dell'economia mondiale. Furono le prime "crisi cicliche" del capitalismo moderno: crisi provocate non da cattivi raccolti e da scarsità di derrate agricole - come avveniva nel mondo preindustriale - ma al contrario da un eccesso di produzione di determinate merci (di qui il termine crisi di sovrapproduzione) che causava a sua volta bruschi ribassi dei prezzi, crolli in borsa e fallimenti a catena. Entrambe le crisi furono comunque di breve durata, non intaccarono in modo durevole la fiducia degli investitori e furono seguite da periodi di rapida ripresa.
Molti furono i fattori che resero possibile il boom degli anni '50 e '60. Fra questi possiamo elencarne cinque principali.
1) Dopo il 1848, soprattutto in quei paesi dell'Europa centro-orientale dove più forti erano le sopravvivenze dell'antico regime, furono cancellate o lasciate cadere in disuso molte leggi che fin allora avevano inceppato le attività economiche. Furono smantellati gli ordinamenti corporativi che regolamentavano l'esercizio dei mestieri, ostacolando la mobilità del lavoro e l'innovazione tecnologica. Furono definitivamente abrogate le vecchie (e mai seriamente applicate) leggi che proibivano il prestito a interesse. Furono mitigate le pene dei condannati per debiti o per fallimento. Fu perfezionata la disciplina dei brevetti. Si diffuse sempre più l'uso della carta-moneta e degli assegni.
2) Assieme ai vecchi vincoli giuridici, caddero, nel giro di pochi anni, le numerose barriere che si frapponevano alla libera circolazione delle merci: imposte sul traffico delle vie d'acqua, dazi interni e soprattutto dazi di entrata e di uscita ai confini fra gli Stati. Una fitta rete di trattati commerciali, che prevedevano congrue riduzioni delle tariffe doganali, fu stretta fra le principali potenze europee, Russia compresa. Il trionfo del libero scambio favorì in primo luogo la Gran Bretagna che, grazie alla sua più collaudata struttura industriale, poteva offrire i suoi prodotti a prezzi competitivi sui mercati stranieri; ma finì col giovare anche agli altri paesi europei, in quanto, provocando la scomparsa delle imprese meno attrezzate per reggere alla concorrenza, favorì la modernizzazione dell'apparato produttivo.
3) Dopo la metà del secolo, la scoperta e lo sfruttamento di nuovi giacimenti minerari nell'Europa continentale (come quelli del Pas de Calais in Francia o del bacino della Ruhr in Germania) aumentarono in misura considerevole la disponibilità delle materie prime più importanti: i minerali ferrosi e soprattutto il carbone, prima ed essenziale fonte di energia per i paesi industrializzati.
4) La scoperta, nel 1848, di nuovi giacimenti auriferi in California fece affluire in Europa cospicue quantità di metalli preziosi. Ne derivò un rapido aumento della circolazione monetaria, che causò a sua volta l'abbassamento dei tassi di interesse e l'espansione del credito. Le banche assunsero una funzione decisiva nel promuovere lo sviluppo, incanalando i capitali disponibili verso gli investimenti produttivi. Nacquero a questo scopo, soprattutto in Francia e in Germania, "banche di investimento" (o "banche d'affari"), la cui funzione principale non consisteva tanto nel fornire prestiti a breve termine per operazioni commerciali, quanto nel sostenere iniziative di ampio respiro con finanziamenti a lunga durata. Fu questo il caso delle banche di credito mobiliare sorte nella Francia del Secondo Impero o delle banche miste tedesche, chiamate così perché svolgevano contemporaneamente due funzioni: quella tradizionale della raccolta del risparmio e dell'offerta di credito a breve termine e quella nuova dell'investimento a lungo termine nelle imprese industriali.
5) Ai fattori che abbiamo appena elencato ne va aggiunto un altro non meno importante, che fu insieme causa ed effetto dello sviluppo industriale: l'affermazione e la diffusione di nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione, primo fra tutti la ferrovia, simbolo dell'età industriale e della civiltà moderna. La costruzione di linee ferroviarie, treni e navi a vapore fu certamente un prodotto della rivoluzione industriale, ma al tempo stesso contribuì potentemente ad alimentarla: sia perché allargava a dismisura le possibilità di circolazione dei prodotti dell'industria, sia perché determinava essa stessa una domanda in continua espansione per i settori siderurgico e meccanico.
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