28.7 Sommario
Il contributo, in uomini e materie prime, dato dalle colonie inglesi e francesi durante la grande guerra, le suggestioni della rivoluzione russa e dell'ideologia wilsoniana avevano alimentato le aspirazioni all'indipendenza delle colonie europee. I movimenti indipendentisti erano stati spesso strumentalizzati durante la guerra, soprattutto in Medio Oriente, dove l'appoggio inglese al nazionalismo arabo contrastava in realtà con la contemporanea spartizione della regione tra Gran Bretagna e Francia e con il riconoscimento dei diritti del movimento sionista in Palestina.
La Gran Bretagna, negli anni fra le due guerre, cercò di venire incontro ad alcune delle aspirazioni delle sue colonie: concesse l'indipendenza all'Egitto e creò, con il Commonwealth, una libera associazione degli Stati ad essa soggetti. Più difficile fu per gli inglesi affrontare il problema indiano, dove il movimento indipendentista si sviluppò soprattutto per opera di Gandhi; in India la Gran Bretagna alternò interventi repressivi a concessioni di autonomia.
Negli anni fra le due guerre la Cina fu teatro di una lunga guerra civile. Fino alla metà degli anni '20 il contrasto fu tra i nazionalisti del Kuomintang - alleati con i comunisti - e il governo centrale. Negli anni successivi si scatenò una dura lotta tra il Kuomintang, alla cui testa era ora Chang Kai-shek, e i comunisti. Sconfitto il governo centrale, Chang proseguì nella sua lotta contro i comunisti, relegando in secondo piano quella contro i giapponesi che, nel '31, avevano invaso la Manciuria. Il Partito comunista cinese, guidato da Mao Tse-tung, estese la sua presenza tra i contadini e, nel '34, con la "lunga marcia" riuscì, nonostante notevoli perdite, a salvare il suo gruppo dirigente. Un accordo tra comunisti e nazionalisti in funzione antigiapponese non riuscì ad impedire di lì a poco che il Giappone invadesse il paese e ne occupasse un'ampia zona ('37-'39).
In Giappone gli anni tra le due guerre videro un notevole sviluppo economico e l'affermarsi di una spinta imperialistica, in coincidenza con lo sviluppo dei movimenti di destra e con un crescente autoritarismo del sistema politico.
In America Latina la grande crisi ebbe conseguenze fortemente negative, ma stimolò comunque in alcuni paesi un processo di diversificazione produttiva. Sul piano politico, molti Stati latino-americani videro l'affermarsi di dittature personali o di governi più o meno autoritari. In alcuni casi (Brasile, Messico e, più tardi, Argentina), questi regimi assunsero un indirizzo populista e godettero dell'appoggio dei lavoratori urbani.
Torna all'indice