36.9 Sommario
Lo sviluppo dell'economia italiana si fece particolarmente intenso negli anni 1958-63. Fu questo il cosiddetto "miracolo economico", che - nonostante il tasso di sviluppo si riducesse dopo la crisi del '63-'64 - mutò definitivamente in senso industriale il volto del paese. Al boom nell'industria si accompagnarono due importanti fenomeni sociali: l'esodo dal Sud al Nord e la crescita dell'urbanizzazione. Entrambi si svolsero in modo caotico, creando notevoli problemi. In quegli anni, con la televisione si ebbe per la prima volta un'unificazione linguistica e nei modelli di comportamento. Altro simbolo dell'Italia del miracolo fu l'automobile, che ebbe una diffusione di massa.
I mutamenti economici e sociali si accompagnarono, all'inizio degli anni '60, a una svolta politica, con l'ingresso dei socialisti nell'area della maggioranza. L'inserimento fu graduale e molto contrastato. Nell'estate '60, dopo la crisi del ministero Tambroni (che aveva tentato, suscitando violente proteste, di governare con l'appoggio determinante del Msi), si formò un governo Fanfani che si reggeva grazie all'astensione (poi trasformata in appoggio parlamentare) dei socialisti. Nel '63 si formò il primo governo di centro-sinistra "organico", presieduto dal leader della Dc Moro. In questa fase furono varati due importanti provvedimenti: la nazionalizzazione dell'industria elettrica e l'istituzione della scuola media unica.
A partire dal '63, il centro-sinistra venne esaurendo la sua spinta riformatrice, anche per le preoccupazioni suscitate nella Dc dal peggioramento della congiuntura economica e dall'ostilità dei gruppi moderati. Nelle elezioni del '63 e in quelle del '68, sia la Dc sia il Psi ottennero risultati deludenti.
Nel '68 esplose anche in Italia la contestazione studentesca, con caratteri di particolare radicalità dovuti alla forte tradizione marxista presente nella cultura italiana. Nacquero, fra il '68 e il '70, i gruppi extraparlamentari. Il '69 fu segnato da acute agitazioni operaie (l'"autunno caldo"), protagonisti delle quali furono soprattutto i lavoratori immigrati al Nord. Le lotte operaie si conclusero con forti aumenti salariali e con un rafforzamento delle confederazioni sindacali. A queste agitazioni la classe dirigente non seppe rispondere in modo adeguato. Furono approvati tuttavia alcuni importanti provvedimenti (Statuto dei lavoratori, istituzione delle regioni, divorzio).
Gli anni '70 furono segnati dalle manifestazioni del terrorismo di destra e di sinistra, cui il governo non seppe reagire adeguatamente. Sul piano degli equilibri politici, dopo il distacco dei socialisti dal governo ('75) e le vittorie elettorali del Pci ('75-'76), si giunse - di fronte alla necessità di affrontare i problemi suscitati dalla crisi economica e dall'accentuarsi del terrorismo di sinistra - al governo di "solidarietà nazionale", nel 1978. Proprio allora le Brigate rosse compirono la loro azione più clamorosa: il rapimento e l'assassinio di Moro.
Negli anni '80, esauritasi l'esperienza della solidarietà nazionale, si sono avuti per la prima volta governi a guida non democristiana (con Spadolini e poi con Craxi). Tra i problemi maggiori che l'esecutivo si è trovato di fronte vi sono quelli dell'espansione abnorme della spesa pubblica e della malavita organizzata (mentre il terrorismo, dopo la legge sui "pentiti", può dirsi ormai sostanzialmente sconfitto).
I contrasti interni alla maggioranza "pentapartita" hanno portato, nell'87, alla crisi del governo Craxi e a nuove elezioni anticipate, che hanno segnato un progresso del Psi e un calo del Pci. Dopo le elezioni, la coalizione si è comunque ricostituita, dando vita a tre successivi governi a guida democristiana (Goria, De Mita, Andreotti).
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