19.2 La guerra russo-giapponese
Un contrasto fra Russia e Giappone si cominciò a delineare negli ultimi anni dell'800, quando l'Impero nipponico, dopo la guerra vittoriosa contro la Cina nel 1894, si era inserito di forza nella spartizione in zone di influenza dell'agonizzante Impero cinese, entrando in diretta concorrenza con la Russia per il controllo delle regioni del Nord-est. Nel 1903, dopo essersi assicurato con un trattato l'appoggio della Gran Bretagna (allora interessata a tener impegnato l'Impero zarista in Estremo Oriente per alleggerirne la pressione in Asia centrale), il Giappone propose alla Russia un accordo per la spartizione della Manciuria. Ma i russi, che già occupavano buona parte di quella regione e sottovalutavano la forza militare dei rivali, rifiutarono ogni trattativa preparandosi all'inevitabile conflitto. Furono però i giapponesi a prendere l'iniziativa.
Nel febbraio del 1904, senza alcuna dichiarazione di guerra, la flotta nipponica attaccò quella russa nel Mar Giallo e strinse d'assedio la base di Port Arthur, all'estremità meridionale della Manciuria. L'assedio durò quasi un anno. All'inizio del 1905, caduta Port Arthur, le forze giapponesi penetrarono in Manciuria e, in marzo, sconfissero l'esercito russo nella grande battaglia campale di Mukden. Soltanto in maggio, a sedici mesi dall'inizio della guerra, giunse sul teatro di operazioni la flotta russa del Mar Baltico, dopo una lunga e avventurosa circumnavigazione dell'Africa e dell'Asia. Ma anch'essa fu distrutta, presso l'isola di Tsushima, dall'efficientissima marina giapponese. Alla Russia non restò che accettare la mediazione offerta dal presidente americano Roosevelt e firmare, in settembre, il trattato di Portsmouth, in base al quale il Giappone otteneva la Manciuria meridionale e una parte dell'isola di Sakhalin, situata di fronte alle coste della Siberia, e si vedeva riconosciuto il protettorato sulla Corea (che già deteneva di fatto dal 1895).
Per l'Impero zarista la sfortunata guerra contro il Giappone significò un immediato aggravamento delle tensioni interne, che sfociarono nella rivoluzione del 1905, ma anche un ridimensionamento della propria posizione internazionale. Per l'Europa intera, la secca sconfitta della Russia rappresentò un trauma di proporzioni difficilmente immaginabili. Per la prima volta nell'età moderna un paese asiatico batteva in un'autentica guerra una grande potenza europea, distruggendo in un sol colpo il mito della supremazia militare e tecnologica del vecchio continente e quello di una presunta superiorità della "razza bianca". Anche gli Stati che, come l'Inghilterra, avevano appoggiato il Giappone, sperando di poterlo tenere facilmente sotto controllo, dovettero da allora in poi preoccuparsi di frenarne in qualche modo il dinamismo. L'Estremo Oriente cessava di essere campo d'azione incontrastato per le potenze europee e si avviava a diventare terreno di competizione fra i due nuovi imperialismi in ascesa: quello giapponese e quello statunitense.
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