11.8 Sommario
Al momento dell'unità l'agricoltura era l'attività economica nettamente prevalente nel paese; si trattava di un'agricoltura per lo più povera, caratterizzata da una grande varietà negli assetti produttivi: aziende agricole moderne (Pianura Padana), mezzadria (Italia centrale), latifondo (Mezzogiorno). La condizione di vita dei contadini era generalmente ai limiti della sussistenza fisica. Questa realtà di arretratezza economica e disagio sociale era assai poco conosciuta dalla classe dirigente.
Morto Cavour (giugno '61), il gruppo dirigente che tenne le redini del paese proseguendone l'opera - sia pure senza la sua genialità e abilità - fu quello della Destra. Le si contrapponeva la Sinistra, che faceva proprie le rivendicazioni della democrazia risorgimentale (suffragio universale, decentramento amministrativo, completamento dell'unità attraverso l'iniziativa popolare). Destra e Sinistra erano espressione d'una classe dirigente molto ristretta (gli aventi diritti al voto erano 400.000): il che diede un carattere accentrato e personalistico alla vita politica.
Benché in teoria favorevoli al decentramento, i leader della Destra furono spinti dalle circostanze a realizzare, sul piano amministrativo e legislativo, una rigida centralizzazione. Tra le circostanze che li spinsero in tale direzione va ricordata soprattutto la situazione del Mezzogiorno, dove l'ostilità delle masse contadine verso i "conquistatori" assunse col brigantaggio caratteristiche di vera e propria guerriglia. Il brigantaggio fu sconfitto grazie a un massiccio impiego dell'esercito; restò tuttavia irrisolto il problema di fondo del Mezzogiorno, cioè quello della terra (non favorirono i contadini né la divisione dei terreni demaniali né la vendita dei beni ecclesiastici).
Sul piano economico, la linea liberista seguita dal governo produsse un'intensificazione degli scambi commerciali che favorì lo sviluppo dell'agricoltura e consentì l'inserimento del nuovo Stato nel contesto economico europeo. Fu importante anche l'impegno della Destra nella creazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo economico (strade, ferrovie). Nell'immediato, tuttavia, il tenore di vita della popolazione non migliorò; e addirittura diminuì il peso percentuale delle attività industriali. Lo scarso sviluppo dell'industria fu del resto il portato, oltre che di difficoltà obiettive, della cultura liberista della classe di governo, che vedeva nell'agricoltura la naturale attività economica del paese.
La distanza tra una classe dirigente ristretta e il "paese reale" fu aumentata dalla dura politica fiscale seguita dalla Destra, soprattutto quando, dopo il '66, alla necessità di coprire gli ingenti costi dell'unificazione si sommarono le conseguenze di una crisi internazionale e le spese per la guerra contro l'Austria. Particolarmente impopolare fu la tassa sul macinato, che provocò violente agitazioni sociali in tutto il paese.
Il completamento dell'unità costituì uno dei problemi più difficili che la Destra si trovò di fronte. Falliti i tentativi di conciliazione con la Chiesa, riacquistava spazio l'iniziativa dei democratici; nel 1862 l'iniziativa garibaldina di una spedizione di volontari si risolse in uno scontro con l'esercito regolare (Aspromonte). Nel 1864 fu firmata la Convenzione di settembre con la Francia, che prevedeva il trasferimento della capitale a Firenze. L'alleanza con Bismarck contro l'Austria e la vittoria prussiana consentirono nel 1866 l'acquisto del Veneto, cui si accompagnò però una profonda amarezza nell'opinione pubblica: solo grazie alla Prussia, infatti, l'Italia allargava il suo territorio dopo una guerra in cui aveva subito due cocenti sconfitte (Custoza e Lissa).
Il problema della conquista di Roma - fallito a Mentana (1867) un nuovo tentativo garibaldino - poté risolversi inaspettatamente con la caduta del Secondo Impero, che permise al governo italiano - non più vincolato ai patti sottoscritti con l'imperatore - la presa della città (20 settembre 1870). Con la legge delle guarentigie lo Stato italiano si impegnava a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale. L'intransigenza di Pio IX si manifestò nel divieto per i cattolici italiani di partecipare alle elezioni. In tal modo, mentre il trasferimento della capitale a Roma coronava il processo di unificazione, venivano ad essere ancor più ristrette le basi di consenso dello Stato.
Il panorama politico mutò in quegli anni con l'emergere di una "Sinistra giovane", espressione di interessi soprattutto meridionali. Nel marzo 1876, il governo fu battuto alla Camera su un progetto di legge relativo alla statizzazione delle ferrovie. Il nuovo governo presieduto da Depretis segnava il definitivo allontanamento della Destra dal potere.
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