13.4 La Terza Repubblica in Francia
Dopo i traumi della sconfitta e della guerra civile, la Francia non tardò a rivelare segni di ripresa. Nel luglio del '72, quasi a dimostrare la volontà di rivincita del paese, l'Assemblea nazionale decise l'introduzione del servizio militare obbligatorio. Nel settembre '73, con qualche mese di anticipo sulla scadenza fissata, fu ultimato il pagamento dell'indennità di guerra dovuta ai tedeschi. Alla fine degli anni '70 la Francia aveva già recuperato buona parte del suo prestigio internazionale, disponeva di un forte esercito e cominciava a incamminarsi con decisione sulla strada delle conquiste coloniali.
Questi risultati appaiono tanto più notevoli se si pensa che il ventennio 1870-90 non fu per la Francia un periodo particolarmente fortunato dal punto di vista economico: l'industria, privata degli impianti dell'Alsazia-Lorena, vide rallentare il suo ritmo di crescita; il settore agricolo, sempre fondato sulle piccole e medie aziende, tardò a modernizzarsi e soffrì, dalla fine degli anni '70, le conseguenze della crisi agraria che coinvolse l'intera Europa. Più che sulla vitalità dell'economia, la ripresa della Francia si fondò sul patriottismo dei contadini e della piccola borghesia, che sopportarono una durissima pressione fiscale, sulla tenacia dei piccoli risparmiatori, autentica spina dorsale dell'economia francese, sull'efficienza dell'organizzazione bancaria, che consentì di utilizzare il risparmio nazionale come base per l'espansione imperialistica.
Se la ricostruzione economica fu relativamente rapida, assai più travagliato fu il processo di stabilizzazione politica. La stessa forma repubblicana di governo fu a lungo in forse, dato che i membri dell'Assemblea nazionale, incaricata di redigere la nuova costituzione, erano in maggioranza favorevoli alla restaurazione della monarchia. Solo le fratture interne allo schieramento monarchico (diviso fra i legittimisti, fautori di un ritorno dei Borbone, e gli orleanìsti, che volevano sul trono gli eredi di Luigi Filippo) e un accordo raggiunto in extremis fra orleanisti e repubblicani moderati consentirono il varo di una costituzione repubblicana, che fu approvata nel 1875. La costituzione prevedeva che il potere legislativo fosse esercitato da una Camera eletta a suffragio universale maschile e da un Senato composto da membri in parte vitalizi e in parte elettivi. Un elemento di stabilità era costituito dalla figura del presidente della Repubblica, capo dell'esecutivo, che veniva eletto dalle camere riunite e godeva in teoria di poteri molto estesi.
Pur rappresentando un compromesso fra una soluzione di tipo presidenziale, all'americana, preferita dai moderati, e una di stampo parlamentare, sostenuta dai democratici, la costituzione del '75 era certamente la più avanzata fra quante ne esistessero allora in Europa. La sua approvazione costituì un indubbio successo per i repubblicani francesi che, nelle elezioni del 1876, riuscirono a capovolgere la tendenza conservatrice fin allora prevalente nell'elettorato e ad assicurarsi una solida maggioranza. A dominare la scena, nei primi anni di vita della Repubblica, furono i repubblicani dell'ala moderata, i cosiddetti opportunisti (chiamati così da un'espressione cara al loro stesso leader Jules Ferry, che sosteneva la necessità di sfruttare pragmaticamente ogni "opportunità" disponibile). La forza degli opportunisti stava essenzialmente in un solido legame; fatto anche di rapporti clientelari, con l'elettorato "medio", quello dei commercianti, degli impiegati e soprattutto dei piccoli agricoltori. Di questo elettorato essi seppero interpretare la generica aspirazione al progresso, ma anche le tendenze conservatrici in materia di rapporti sociali. Di qui le critiche dei repubblicani più avanzati - o radicali, come allora si definirono in contrapposizione agli opportunisti - che costituirono un forte raggruppamento autonomo sotto la guida di Georges Clemenceau.
Fu comunque sotto la guida dei governi repubblicano-moderati che la Francia poté consolidare le sue istituzioni democratiche e superare gradualmente le fratture provocate dalla guerra civile del '71. Nel 1879 fu deciso il ritorno del Parlamento a Parigi. L'anno seguente fu approvata un'amnistia per i comunardi incarcerati o deportati, che permise al movimento operaio francese di ricostituire lentamente le sue file. Nel 1884 il Senato fu reso completamente elettivo. Gli stessi poteri del presidente della Repubblica risultarono, nella pratica, fortemente limitati a vantaggio di quelli del Parlamento e del presidente del Consiglio. Sempre nel 1884, furono approvate tre leggi di notevole importanza: quella che garantiva la libertà di associazione sindacale, quella che ampliava le autonomie locali, stabilendo fra l'altro l'elettività dei sindaci, e quella che introduceva il divorzio. L'azione dei governi repubblicani fu incisiva soprattutto nell'affermazione della laicità dello Stato, in particolare nel settore della scuola, tradizionale terreno di scontro fra cattolici e laici, fra democratici e conservatori. Con una serie di leggi approvate fra l'80 e l'85, l'istruzione elementare fu resa obbligatoria e gratuita e posta sotto il controllo statale, mentre le università e gli istituti superiori gestiti dal clero furono privati del diritto di rilasciare titoli legali di studio.
L'affermazione dei valori laici e progressisti fu però tutt'altro che incontrastata, né poté mai considerarsi acquisita una volta per tutte. I gruppi conservatori e clericali erano sempre forti e potevano contare sull'appoggio di larga parte del clero e dei quadri dell'esercito. L'indebolimento dei poteri del presidente della Repubblica e l'instaurarsi di una prassi parlamentare ebbero come conseguenza negativa un'altissima instabilità dei governi, aggravata dalla mancanza di schieramenti politici compatti. Un altro male storico della Terza Repubblica fu la corruzione diffusa nelle alte sfere del potere. Una corruzione che - come già nella monarchia di Luigi Filippo e nel Secondo Impero - affondava le sue radici nello stretto legame fra il mondo politico e gli ambienti della speculazione finanziaria, e che trovava nuovo alimento nelle rapide possibilità di guadagno offerte dall'espansione coloniale.
Il susseguirsi di scandali politico-finanziari mise spesso a dura prova la solidità delle istituzioni e seminò disagio e sfiducia in larghi settori dell'opinione pubblica. Un segno eloquente di questo disagio si ebbe alla fine degli anni '80, quando un generale in fama di repubblicano, Georges Boulanger, si mise a capo di un vasto ed eterogeneo movimento che invocava una riforma delle istituzioni in senso autoritario e antiparlamentare. L'avventura neobonapartista di Boulanger ebbe breve durata: nel 1889, accusato di aver preso parte a un complotto contro la Repubblica, il generale fuggì all'estero dove morì poco dopo. L'episodio rivelava, tuttavia, che le tentazioni autoritarie erano sempre vive nella società francese e toccavano anche settori politici diversi dalla Destra tradizionale.
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