7.10 Sommario
La crisi rivoluzionaria del '48 interessò gran parte dell'Europa continentale, anche a causa di alcuni elementi comuni presenti nei vari paesi: crisi economica del 1846-47, azione dei democratici, attesa di un nuovo grande sommovimento rivoluzionario. Simili furono anche i contenuti delle varie insurrezioni: richiesta di libertà politiche e di democrazia, e - in Italia, Germania e Impero asburgico - spinta verso l'emancipazione nazionale. La novità delle rivoluzioni del '48 risiedette nella massiccia partecipazione dei ceti popolari urbani e nella presenza di obiettivi sociali accanto a quelli politici.
Il centro di irradiazione del moto rivoluzionario fu la Francia. L'insurrezione parigina di febbraio portò alla proclamazione della repubblica, che ebbe all'inizio un indirizzo democratico-sociale. Le elezioni per l'Assemblea costituente dell'aprile '48 sancirono la vittoria dei repubblicani moderati. L'insurrezione di giugno dei lavoratori di Parigi fu duramente repressa e segnò la svolta in senso conservatore della Repubblica, concretizzatasi in dicembre con l'elezione a presidente di Luigi Napoleone Bonaparte.
In marzo il moto rivoluzionario si propagò all'Impero asburgico, agli Stati italiani e alla Confederazione germanica: qui le insurrezioni non ebbero lo spiccato carattere democratico-sociale proprio di quella parigina, ma si incentrarono piuttosto sulle varie "questioni nazionali".
A Vienna, Metternich dovette lasciare il potere e venne concesso un parlamento dell'Impero. In Ungheria l'agitazione ebbe un accentuato carattere autonomistico. Anche a Praga e negli altri territori della monarchia asburgica si estesero, sia pure in forma meno accentuata, le rivendicazioni di autonomia.
La repressione militare della sollevazione di Praga (giugno 1848) segnò l'inizio della riscossa del potere imperiale, che utilizzò abilmente le rivalità che dividevano gli slavi dai magiari. Dopo la repressione di una nuova insurrezione a Vienna (ottobre '48), saliva al trono imperiale Francesco Giuseppe.
La rivoluzione di Berlino portò inizialmente ad alcune concessioni da parte del re Federico Guglielmo IV; il movimento liberal-democratico conobbe però un rapido declino. In maggio, sulla spinta delle agitazioni e sommosse scoppiate nei vari Stati tedeschi, si era riunita a Francoforte un'Assemblea costituente con l'obiettivo di avviare un processo di unificazione nazionale tedesca. Il rifiuto da parte di Federico Guglielmo IV della corona imperiale offertagli dall'Assemblea di Francoforte nell'aprile '49 segnò in pratica la fine di quest'ultima.
All'inizio del 1848, e prima della rivoluzione di febbraio in Francia, negli Stati italiani c'erano forti aspettative di un'evoluzione interna dei vecchi regimi. La sollevazione di Palermo, in gennaio, induceva Ferdinando II di Borbone a concedere una costituzione; il suo esempio era subito seguito da Carlo Alberto, Leopoldo II di Toscana e Pio IX.
Lo scoppio della rivoluzione in Francia dava nuova spinta all'iniziativa dei democratici italiani e riportava in primo piano la questione nazionale. A Venezia si proclamava la repubblica; a Milano, dopo "cinque giornate" di insurrezione, fu costituito un governo provvisorio.
Il 23 marzo '48 Carlo Alberto dichiarava guerra all'Austria, ottenendo l'appoggio del re delle due Sicilie, del granduca di Toscana e del papa, appoggio che sarebbe stato ritirato di lì a poco. I piemontesi, anche per la scarsa risolutezza con cui condussero le operazioni militari, vennero sconfitti a Custoza (luglio '48) e costretti a firmare un armistizio con l'Austria.
A combattere contro l'Impero asburgico restavano i democratici italiani (oltre a quelli ungheresi). In Sicilia resistevano i separatisti, a Venezia era proclamata di nuovo la repubblica, in Toscana si formava un triumvirato democratico, a Roma, dopo la fuga del papa (novembre '48), si proclamava la repubblica.
Anche per la spinta del nuovo governo di indirizzo democratico, il Piemonte riprendeva la guerra contro l'Austria. Subito sconfitto a Novara, Carlo Alberto abdicava a favore del figlio Vittorio Emanuele II (marzo '49).
I governi rivoluzionari venivano sconfitti in tutta Italia: terminava la rivoluzione autonomistica siciliana, gli austriaci ponevano fine alla Repubblica toscana e occupavano le Legazioni pontificie, i francesi intervenivano militarmente contro la Repubblica romana. Gli ultimi focolai rivoluzionari a soccombere furono quelli ungherese e veneto, in entrambi i casi per l'intervento asburgico.
La causa fondamentale del generale fallimento delle rivoluzioni del '48 va individuata nelle fratture all'interno delle forze che di quelle rivoluzioni erano state protagoniste: nei contrasti, cioè, fra correnti democratico-radicali e gruppi liberal-moderati. Aveva pesato inoltre, nel determinare la sconfitta delle esperienze rivoluzionarie italiane, l'estraneità delle masse contadine, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione.
In Francia si accentuava, nel 1849, l'evoluzione della situazione politica in senso conservatore. Nel dicembre 1851 Bonaparte effettuò un colpo di Stato e riformò la costituzione. L'anno successivo un plebiscito sanzionava la restaurazione dell'Impero: Luigi Napoleone Bonaparte diventava imperatore con il nome di Napoleone III.
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