25.11 Sommario
Gli anni '20 furono per gli Stati Uniti un periodo di prosperità economica che influì sulla stessa vita quotidiana degli americani (con la diffusione dell'automobile e degli elettrodomestici). Dal punto di vista politico, fu incontrastata l'egemonia del Partito repubblicano, sostenitore di un indirizzo conservatore e liberista. Si diffondevano, tra l'opinione pubblica, tendenze conservatrici e pregiudizi razziali. La borghesia americana cercava facili guadagni nella speculazione borsistica, inconsapevole delle fragili basi dell'espansione economica di quegli anni.
Il crollo della borsa di New York (ottobre 1929) fu a un tempo la spia di un malessere economico preesistente e la causa di ulteriori episodi di crisi. Negli Stati Uniti molte aziende dovettero chiudere. Le misure protezionistiche adottate subito in Usa - e poi negli altri paesi - provocarono una brusca contrazione del commercio internazionale. La recessione economica - cui si accompagnò un altissimo numero di disoccupati - si diffuse in tutto il mondo. In Europa una grave crisi finanziaria culminò nella sospensione della convertibilità della sterlina. Scarso successo ebbero le politiche di austerità perseguite dai governi dei paesi industrializzati, che finirono con l'aggravare la recessione in corso.
Nel 1932 divenne presidente degli Stati Uniti il democratico F.D. Roosevelt. La sua politica (New Deal) si caratterizzò per un energico intervento dello Stato nell'economia e per alcune iniziative di riforma sociale. Il New Deal, se rappresentò un'importante innovazione, non riuscì a determinare una piena ripresa dell'economia americana, che si sarebbe verificata solo con la guerra.
Un po' in tutti i paesi la grande crisi finì col far adottare nuove forme di intervento dello Stato in campo economico, che giunsero a configurare una forma di capitalismo "diretto". Quanto i governi fecero solo empiricamente fu teorizzato dall'economista Keynes che, in particolare, sottolineò il ruolo della spesa pubblica ai fini dell'incremento della domanda e del raggiungimento della piena occupazione. Nei paesi europei si verificò proprio durante la grande crisi uno sviluppo di quei consumi di massa che si erano affermati in Usa negli anni '20. Grande diffusione ebbero la radio e il cinema, che divennero elementi caratteristici della società di massa: mezzi di svago, di informazione ma anche di propaganda, essi contribuirono ad accentuare il lato spettacolare della politica.
Negli anni '20 e '30 vennero fatte alcune scoperte scientifiche destinate a segnare la storia del nostro secolo: anzitutto quella dell'energia nucleare (che avrebbe portato alla costruzione della bomba atomica). Sul piano delle applicazioni belliche della scienza, sono da ricordare i grandi sviluppi dell'aeronautica.
Nella cultura europea si accentuarono allora i fenomeni di disgregazione e di perdita dell'unità, tanto che nessuna delle correnti del periodo può essere assunta, da sola, come particolarmente rappresentativa. Furono anni, per gli intellettuali, di grandi contrapposizioni ideologiche (liberalismo-comunismo, democrazia-fascismo) e di impegno politico. L'emigrazione degli intellettuali tedeschi durante il nazismo provocò un impoverimento culturale dell'Europa.
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