23.10 La ricerca della distensione in Europa
Il varo del piano Dawes e il superamento della crisi della Ruhr segnarono una svolta importante non solo per i rapporti franco-tedeschi, ma per l'intero assetto europeo uscito dai trattati di pace. Di questo assetto la Francia era stata, nella prima metà degli anni '20, la principale se non l'unica garante, in seguito alla scelta isolazionista degli Stati Uniti e vista la riluttanza della Gran Bretagna ad assumere nuovi impegni militari sul continente. La Francia si era sentita in qualche modo tradita dai suoi alleati e aveva cercato di costruirsi da sola il proprio sistema di sicurezza, legando a sé con una rete di alleanze tutti quei paesi dell'Europa centro-orientale che erano stati avvantaggiati dai trattati di Versailles - o dovevano ad essi la loro stessa esistenza - ed erano quindi contrari a ogni ipotesi di revisione del nuovo assetto europeo: in primo luogo la Polonia; poi la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e la Romania che, nel 1921, si erano unite in un'alleanza che fu detta Piccola Intesa. L'accordo coi piccoli Stati dell'Est non sembrava tuttavia sufficiente ad allontanare lo spettro di una rivincita tedesca. Di qui l'impegno quasi fanatico dei governanti francesi nel pretendere il rispetto integrale delle clausole di Versailles e nell'esigere il pagamento delle riparazioni, viste come il mezzo più sicuro per mettere in ginocchio la Germania.
Questa linea di politica estera, culminata nell'occupazione della Ruhr, subì un deciso mutamento nel 1924 con l'accettazione del piano Dawes da parte dei governi francese e tedesco. Si inaugurò allora una fase di distensione e di collaborazione fra le due potenze ex nemiche, che ebbe i suoi maggiori protagonisti in Gustav Stresemann e nel ministro degli Esteri francese Aristide Briand. I due statisti perseguivano obiettivi diversi, se non opposti: Briand voleva fondare su basi più stabili l'equilibrio di Versailles, mentre Stresemann cercava di superare quell'equilibrio per riportare prima o poi la Germania a una condizione di grande potenza. Alla base della loro intesa c'era però la volontà comune di superare le fratture create dalla guerra, di normalizzare i rapporti fra vincitori e vinti sulla base di impegni liberamente sottoscritti, nel quadro di un più vasto progetto di sicurezza collettiva.
Il risultato più importante dell'intesa franco-tedesca fu rappresentato dagli accordi di Locarno dell'ottobre 1925, che consistevano nel riconoscimento da parte di Germania, Francia e Belgio delle frontiere comuni tracciate a Versailles e nell'impegno di Gran Bretagna e Italia a farsi garanti contro eventuali violazioni. La Francia otteneva così una garanzia internazionale ai suoi confini. La Germania accettava la perdita dell'Alsazia-Lorena, ma evitava di prendere impegni analoghi per quanto riguardava le sue frontiere orientali e usciva nel complesso rafforzata dagli accordi che la vedevano, per la prima volta dopo la guerra, in veste di soggetto attivo, e non di semplice oggetto, di un trattato internazionale.
Un anno dopo la firma del patto, la Germania fu ammessa alla Società delle nazioni. Nel giugno 1929 un nuovo piano, elaborato ancora una volta da un finanziere americano, Owen D. Young, ridusse ulteriormente l'entità delle riparazioni e ne graduò il pagamento in sessant'anni. Nel giugno 1930 gli ultimi reparti francesi si ritirarono dalla Renania (
21.13) mentre il governo tedesco rinnovava l'impegno a mantenere la regione smilitarizzata.
Il graduale superamento dello storico contrasto franco-tedesco parve aprire nuove prospettive di pace per l'Europa e per il mondo intero. Il nuovo clima di distensione internazionale trovò una conferma eloquente - anche se di valore soprattutto simbolico - nell'estate del 1928, quando i rappresentanti di quindici Stati, fra cui Germania e Unione Sovietica, riuniti a Parigi su iniziativa di Briand e del segretario di Stato americano Frank Kellogg, firmarono un patto con cui si impegnavano a rinunciare alla guerra come mezzo per risolvere le controversie. La firma del Patto di Parigi (o Patto Briand-Kellogg) e il varo del piano Young rappresentarono il punto più alto della fase di distensione internazionale che caratterizzò la seconda metà degli anni '20. Ma questa stagione si interruppe bruscamente alla fine del decennio, in coincidenza con l'inizio della grande crisi economica mondiale. Già nel settembre 1930 la Francia decideva di dare il via alla costruzione di un imponente complesso di fortificazioni difensive (la cosiddetta linea Magìnot) lungo il confine con la Germania. Era il segno più evidente dell'esaurirsi dello "spirito di Locarno" e della caduta delle speranze nella "sicurezza collettiva".
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