5.5 I nuovi sviluppi del liberalismo
I mutamenti intervenuti nella società europea negli anni '30 e '40 dell'800 trovarono un immediato riscontro negli sviluppi del pensiero politico. Furono questi gli anni in cui vennero formulate e sviluppate le prime compiute teorie socialiste, in cui prese forma un nuovo nazionalismo democratico, espressione dei popoli "oppressi" (quello di Mazzini in Italia, di Kossuth in Ungheria, di Mickiewicz in Polonia), in cui nello stesso mondo cattolico si manifestarono nuovi fermenti che tendevano a conciliare i valori della fede con quelli della libertà e della giustizia sociale. Anche nel pensiero liberale si registrarono alcune significative novità. Il liberalismo moderato, attento soprattutto ai problemi costituzionali, che si era sviluppato in Francia negli anni della Restaurazione perse terreno a favore di un liberalismo "all'inglese": cioè più concreto, più legato a una problematica economica, ma anche più aperto verso le istanze democratiche.
Il rapporto fra liberalismo e democrazia fu, in questi anni, al centro della riflessione di due fra i pensatori politici più importanti e originali del loro secolo: l'inglese John Stuart Mill e il francese Alexis de Tocqueville. Economista, filosofo e politico impegnato, Mill partì dalle premesse teoriche comuni a tutto il liberalismo inglese del primo '800 (le teorie economiche di Smith e Ricardo, la filosofia utilitarista di Jeremy Bentham). Ma contestò l'ottimismo implicito nelle tesi liberiste, sostenne la necessità di un intervento dei pubblici poteri per risolvere i problemi delle classi più disagiate, si batté per tutte le riforme politiche e sociali (allargamento del suffragio, libertà sindacale, istruzione obbligatoria, tasse sulla proprietà fondiaria) che consentissero una più equa distribuzione della ricchezza e una più ampia partecipazione popolare al governo della cosa pubblica.
Diversamente da Mill, Tocqueville non fu né un teorico della politica in senso stretto, né un riformatore impegnato sul terreno sociale. Fu piuttosto un attentissimo osservatore della realtà del suo tempo e un lucido indagatore di alcune tendenze di fondo della società moderna. La sua opera più celebre, La democrazia in America - uscita fra il 1835 e il 1840 e ispiratagli da un viaggio negli Stati Uniti compiuto negli anni della presidenza Jackson - contiene, oltre che una vivace descrizione della società nordamericana, una acuta riflessione sulla democrazia, considerata come il frutto di un processo inarrestabile. Per Tocqueville, aristocratico di orientamento liberal-moderato, il prevalere delle tendenze democratiche ed egualitarie rischiava però di risolversi in un appiattimento delle diversità, in una distruzione delle autonomie della società civile e di porre le premesse per nuove forme di autoritarismo. A questi pericoli non si poteva reagire, a suo avviso, bloccando lo sviluppo della democrazia (impresa del resto impossibile); bisognava invece incanalarla nelle forme e negli istituti del pluralismo liberale: separazione dei poteri, libertà di stampa, autonomie locali.
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