17.8 Riforme e legislazione sociale
L'estensione del suffragio e l'accresciuto peso degli organismi di massa non significarono automaticamente la prevalenza delle forze progressiste né comportarono, per lo più, mutamenti radicali nelle classi dirigenti. Queste, però, furono costrette a tener conto assai più che in passato degli orientamenti popolari e a venire incontro, almeno in parte, alle esigenze più sentite dalle classi subalterne.
Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, grazie anche alla pressione delle organizzazioni sindacali, furono introdotte nei maggiori Stati europei forme di legislazione sociale variamente ispirate a quelle adottate per la prima volta nella Germania bismarckiana negli anni '80. Furono istituiti sistemi di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza per la vecchiaia e, in alcuni casi, anche sussidi per i disoccupati. Si stabilirono controlli, anche se spesso poco efficaci, sulla sicurezza e l'igiene nelle fabbriche. Si cercò di impedire il lavoro dei fanciulli in età scolare. Furono introdotte limitazioni agli orari giornalieri degli operai (la media non scese comunque sotto le dieci ore) e fu sancito il diritto al riposo settimanale.
All'azione dei governi si affiancò quella delle amministrazioni locali, soprattutto nei grandi centri urbani. Qui il fatto nuovo fu costituito dalla progressiva estensione dei servizi pubblici (gas, acqua, trasporti) ad opera degli stessi comuni, che in molti casi ne assunsero la gestione tramite aziende pubbliche appositamente create. L'iniziativa degli organi di governo locale si esplicò anche nel campo dell'istruzione (scuole, biblioteche, musei), dell'assistenza (ospedali, ospizi, asili d'infanzia) e dell'edilizia popolare.
Per sopperire all'aumento delle spese che si veniva così a determinare, governi centrali e amministrazioni locali dovettero ricorrere a nuove forme di imposizione fiscale. La tendenza sostenuta dalle forze politiche più avanzate fu quella di aumentare il peso delle imposte dirette (ossia sul reddito o sul patrimonio di persone o società), a scapito di quelle indirette (cioè di quelle che colpiscono i consumi e, in genere, le attività economiche e che gravavano soprattutto sui ceti popolari), e di introdurre il principio della progressività (cioè dell'aumento delle aliquote fiscali in relazione all'aumento della base imponibile). Si andava lentamente affermando l'idea che compito dello Stato fosse non solo quello di garantire i meccanismi di formazione della ricchezza, ma anche quello di assicurarne una più equa distribuzione.
Torna all'indice