28. Il tramonto del colonialismo. L'Asia e l'America Latina
28.1 Il declino degli imperi coloniali
Negli anni fra le due guerre mondiali, la crisi dell'egemonia europea sugli altri continenti subì una brusca accelerazione. Questo processo - che si sarebbe definitivamente compiuto durante e dopo il secondo conflitto mondiale - non fu, se non in parte, avvertito dai contemporanei. Le due maggiori nazioni europee vincitrici - Gran Bretagna e Francia - si illusero per molto tempo di poter continuare a svolgere il loro ruolo di potenze mondiali, grazie alla scelta isolazionista degli Stati Uniti e grazie anche al fatto che i loro domini d'oltremare erano usciti intatti dalla guerra, anzi si erano ampliati con l'acquisto delle colonie tedesche e di alcuni territori dell'ex Impero ottomano. In realtà le potenze europee, esaurite dal conflitto mondiale, non avevano più le risorse economiche e le capacità militari necessarie per mantenere il controllo sui loro sterminati imperi, dove nel frattempo si moltiplicavano i segni di insofferenza nei confronti dei dominatori.
Per tutto il corso della guerra, Gran Bretagna e Francia avevano dovuto fare ampio ricorso all'aiuto dei loro territori d'oltremare, sotto forma non solo di materie prime, ma anche di uomini da mandare al fronte. La partecipazione alla grande guerra, il contatto con altri popoli e con altre culture politiche fortemente imbevute di ideali nazionali e democratici, la consapevolezza di aver maturato nuovi diritti e di aver mutato i rapporti di forza con i colonizzatori: tutto ciò influì in modo determinante sullo sviluppo dei movimenti indipendentisti in Asia e in Africa.
Non bisogna poi dimenticare gli echi della rivoluzione russa (e più tardi di quella kemalista turca) nel continente asiatico. I bolscevichi non solo promossero una politica di larghe autonomie amministrative nei confronti dei territori non russi già appartenenti all'Impero zarista, ma cercarono di dare all'esperienza della rivoluzione sovietica il valore di un messaggio universale, innalzando la bandiera della liberazione dei popoli dall'imperialismo e sostenendo apertamente i movimenti anticoloniali.
Alla crisi del colonialismo di vecchio stampo contribuì anche la diffusione dell'ideologia wilsoniana, che riconosceva, almeno in teoria, a tutti i popoli il diritto dell'autodeterminazione. Alla conferenza della pace gli Stati Uniti - che non erano mai stati una potenza coloniale in senso stretto - si batterono perché l'assegnazione alle potenze vincitrici dei territori già appartenenti alla Germania e all'Impero turco avvenisse sotto la forma del mandato: ossia di un'amministrazione a carattere temporaneo che avrebbe dovuto preparare i popoli ancora "immaturi" alla piena indipendenza. Si trattava di un istituto che da un lato serviva a mascherare la prosecuzione a tempo indeterminato del dominio coloniale, ma dall'altro conteneva un implicito riconoscimento del diritto dei popoli extraeuropei all'autogoverno.
Torna all'indice