23.6 Rivoluzione e modernizzazione in Turchia
Fra tutti i paesi sconfitti nella grande guerra, l'Impero turco fu forse quello cui venne riservata la sorte peggiore. Drasticamente ridimensionato dal punto di vista territoriale, amputato anche nel suo nucleo storico (l'Anatolia) dall'occupazione greca di Smirne, era inoltre oggetto di un tentativo di spartizione in zone di influenza da parte di Gran Bretagna e Francia, che occupavano militarmente alcune regioni costiere e manovravano un governo centrale inefficiente e corrotto.
La reazione a questo stato di cose venne dalle forze armate. Fu infatti un generale,
Mustafà Kemal, che aveva partecipato al movimento dei "giovani turchi" e aveva combattuto contro gli inglesi durante la guerra, ad assumere la guida del movimento di riscossa nazionale, con l'appoggio degli intellettuali e di buona parte della borghesia. Mentre le potenze vincitrici trattavano col governo-fantoccio del sultano, un'Assemblea nazionale riunita ad Ankara nella primavera del '20 affidava a Kemal il compito di liberare il suolo della Turchia dagli stranieri.
L'impresa fu condotta a termine in poco più di due anni. Inglesi e francesi ritennero opportuno rinunciare ai loro progetti di penetrazione economica e lasciarono la Grecia a vedersela da sola contro i nazionalisti turchi. Fra il '21 e il '22, l'esercito di Kemal sconfisse ripetutamente i greci e li costrinse a evacuare la zona di Smirne. Per la Grecia, costretta a riaccogliere in patria quasi un milione di profughi che da tempo vivevano in quella regione, fu un'autentica tragedia nazionale. La Turchia ebbe riconosciuta la sua sovranità su tutta l'Anatolia e si vide restituito quel lembo di territorio europeo (la Tracia orientale) che aveva conservato dopo le guerre balcaniche, recuperando così il controllo degli stretti.
Contemporaneamente, si avviava la trasformazione della Turchia in uno Stato nazionale, laico e repubblicano. Nel novembre '22 venne abolito il sultanato e, un anno dopo, fu proclamata la repubblica. Nominato presidente con poteri semidittatoriali, Mustafà Kemal (insignito del soprannome di Atatürk, ossia "padre dei turchi") si impegnò a fondo in una politica di occidentalizzazione e di laicizzazione dello Stato che lo portò a scontrarsi duramente con i musulmani tradizionalisti. L'esperimento riuscì solo in parte, come avrebbero dimostrato le travagliate vicende della Repubblica turca dopo la morte, nel 1938, del suo fondatore, ma ebbe il valore di un modello per molti paesi impegnati nella difficile strada della modernizzazione e dell'emancipazione dai vincoli coloniali.
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