34.2 Le nuove frontiere della scienza
Scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche furono, come si è detto, componenti fondamentali dello sviluppo economico postbellico. Il nesso fra ricerca scientifica e produzione, che si era instaurato a partire dalla seconda rivoluzione industriale (
14.5), divenne ora strettissimo. I governi destinarono quote crescenti del reddito nazionale alla ricerca, creando spesso enti e agenzie speciali ad essa preposti. E il lungo periodo di pace seguito alla fine del conflitto consentì di indirizzare verso gli usi civili risorse intellettuali e finanziarie prima assorbite in misura preponderante dalle esigenze militari (che pure continuarono a farsi sentire, soprattutto nelle grandi potenze e soprattutto nei settori di rilevanza strategica, in primo luogo il nucleare). Ciò che mutò rispetto all'anteguerra fu non tanto il ritmo dell'innovazione tecnologica, quanto la velocità della sua diffusione e della sua applicazione ai diversi settori produttivi. Nel giro di pochi anni, il mondo sviluppato fu letteralmente sommerso da un'ondata di nuovi materiali, di nuove macchine, di prodotti d'ogni genere in gran parte sconosciuti alla generazione precedente (e spesso destinati ad apparire superati alla generazione successiva).
Nel settore chimico, le maggiori novità furono legate allo sviluppo di scoperte risalenti al periodo prebellico. La più diffusa tra le fibre sintetiche, il nylon, era stata realizzata già nel '35. Le prime materie plastiche erano state realizzate addirittura nei primi anni del secolo. Ma solo nel secondo dopoguerra materie plastiche e fibre sintetiche si affermarono su larghissima scala nelle forme e negli usi più vari, fino a sostituirsi in larga parte ai materiali "naturali" e a dominare lo scenario della vita quotidiana nei paesi industrializzati.
Un discorso in parte analogo si può fare per i medicinali. Molti farmaci le cui proprietà erano già note prima della guerra entrarono nell'uso corrente solo dopo il conflitto mondiale, grazie ai progressi della chimica, che consentirono di isolare una serie di sostanze e di produrle su larga scala. Il caso più noto è quello degli antibiotici, che costituiscono tuttora il più efficace strumento di difesa contro i batteri patogeni. La scoperta della penicillina avvenne nel 1928, per opera del chimico inglese Alexander Fleming. Ma solo dieci anni dopo si poterono isolare i primi antibiotici (impiegati dagli Stati Uniti durante la guerra mondiale); e solo alla fine degli anni '50 cominciò la produzione delle penicilline sintetiche. Al periodo fra le due guerre risalgono anche l'isolamento di molte vitamine (la A, la C, la B 12) e la scoperta di sostanze importantissime come i sulfamidici (antibatterici che poi sarebbero stati in parte soppiantati dagli antibiotici) e come gli ormoni, fra cui l'insulina e il cortisone. Alla ricerca del periodo postbellico si deve invece l'introduzione di altri farmaci che si possono considerare in qualche modo tipici della nostra epoca, come gli psicofarmaci e gli anticoncezionali.
Paralleli a quelli della farmacologia furono i progressi della chirurgia, legati soprattutto all'uso di nuove apparecchiature e di nuovi anestetici meno tossici, che consentirono interventi di durata anche molto lunga (come le operazioni "a cuore aperto"). Un nuovo salto qualitativo nella storia della chirurgia si ebbe negli anni '60 con la realizzazione dei primi trapianti di organi (retina, rene, midollo osseo, fegato e, dal '67, anche il cuore): tecnica che ha suscitato non pochi problemi, sia di ordine clinico (per la "reazione di rigetto" dell'organismo in presenza di un corpo estraneo), sia di natura etica (soprattutto nel caso del cuore, in rapporto alla difficoltà di definire la morte clinica del "donatore").
Un altro settore in cui gli effetti del progresso tecnologico si fecero subito sentire fu quello dei trasporti. In questo campo, due furono le novità caratteristiche del periodo postbellico. La prima fu il boom della motorizzazione privata e in genere del trasporto su strada: un boom che dagli Stati Uniti, dov'era già esploso negli anni fra le due guerre, si estese progressivamente a tutti i paesi industrializzati a economia capitalistica. In Europa occidentale, il rapporto fra vetture circolanti e abitanti, che era di 1 a 50 prima della guerra, passò a 1 a 5 nel 1970. Ancora più rapido fu lo sviluppo del parco automobilistico in Giappone, che alla fine degli anni '60 divenne il secondo produttore mondiale di auto dopo gli Usa.
La seconda e più importante novità fu lo sviluppo dell'aviazione civile. Già cresciuto nei primi anni del dopoguerra (i passeggeri in tutto il mondo passarono dai 2 milioni e mezzo del '37 ai 21 milioni del '47), il trasporto aereo ricevette una nuova decisiva spinta, nella seconda metà degli anni '50, dall'impiego della propulsione a reazione (in luogo di quella a elica) sui mezzi civili. Gli aerei aumentarono contemporaneamente la loro velocità e la loro capienza: se nel 1950 un Constellation impiegava 18 ore per trasportare 60 passeggeri da Parigi a New York, vent'anni dopo un Boeing 747 (il cosiddetto Jumbo Jet) ne impiegava 7 per trasportarne 400. Oggi nessun punto della terra dista da un altro più di una giornata di volo.
L'affermazione dell'aereo sui lunghi percorsi e dell'auto su quelli medio-brevi hanno significato il declino del treno e della nave-passeggeri: ossia dei mezzi che erano stati protagonisti della prima rivoluzione dei trasporti a metà '800 (
8.4). La navigazione marittima ha trovato un nuovo terreno di sviluppo in alcuni trasporti speciali (le gigantesche petroliere, di stazza anche superiore alle 500.000 tonnellate, i porta-containers), ma ha visto contrarsi progressivamente, fino a scomparire del tutto, il traffico passeggeri sulle rotte transatlantiche per l'incalzare della concorrenza del mezzo aereo.
Direttamente collegata ai progressi dell'aeronautica fu l'apertura, alla fine degli anni '50, di un nuovo capitolo nella storia della ricerca e delle esplorazioni: quello relativo alla
conquista dello spazio. Nessun aspetto del progresso scientifico e tecnologico del secondo dopoguerra fu capace come questo di colpire la fantasia dei contemporanei, di simboleggiare lo slancio ottimistico di un'intera epoca, combinando l'avventura con le tecniche più sofisticate, il trionfo della grande organizzazione con lo spirito pionieristico. Nacque da qui una nuova mitologia, in parte anticipata e poi amplificata dalla letteratura e dal cinema di fantascienza, un genere assurto negli ultimi tempi a diffusa e stabile popolarità.
Le esplorazioni spaziali ebbero la loro principale premessa tecnica negli sviluppi della missilistica. Impiegati per la prima volta dai tedeschi nell'ultima fase del conflitto mondiale e perfezionati negli anni successivi come vettori di ordigni esplosivi (soprattutto nucleari), i missili furono il veicolo che consentì di portare satelliti e astronavi fuori dall'atmosfera. Dal punto di vista politico-economico, i voli spaziali furono resi possibili da un'eccezionale concentrazione di risorse nel settore, da parte soprattutto delle due superpotenze, che si impegnarono in una gara accanita e spettacolare, dettata sia da motivi propagandistici sia da moventi strategici.
Fu l'Unione Sovietica a ottenere il primo, clamoroso (e per molti inatteso) successo mandando in orbita, il 4 ottobre 1957, il primo
satellite artificiale, lo Sputnik, precedendo di pochi mesi gli Stati Uniti, che lanciarono il loro Explorer nel gennaio '58. Furono ancora i sovietici a inviare nello spazio il primo astronauta, Yuri Gagarin, che il 12 aprile '61 girò per due ore attorno alla Terra a bordo della navicella Vostok. A questi successi gli Stati Uniti - che nel '58 avevano dato vita a un'agenzia statale per i voli aerospaziali, la Nasa - replicarono moltiplicando il loro impegno finanziario nel settore e puntando all'obiettivo più ambizioso: lo
sbarco di uomini sulla Luna. L'obiettivo fu centrato, dopo una lunga preparazione, il 21 luglio 1969, quando gli astronauti Armstrong e Aldrin, discesi dalla navicella Apollo 11, misero piede sul suolo lunare mentre le loro immagini venivano trasmesse sui teleschermi di tutto il mondo. Negli anni successivi, gli sforzi delle potenze impegnate nella corsa allo spazio (agli Usa e all'Urss si erano intanto aggiunti i paesi della Cee, il Giappone e la Cina) si sono concentrati su operazioni meno spettacolari, ma non meno interessanti dal punto di vista scientifico: messa in orbita di satelliti meteorologici e per telecomunicazioni, invio di "sonde spaziali" senza uomini a bordo per esplorare il sistema planetario e gli spazi intersiderali, costruzione di "stazioni orbitanti", lancio di "navette spaziali" (gli Space shuttles realizzati dagli Stati Uniti) capaci di rientrare a terra dopo aver compiuto la loro missione.
Al di là del loro specifico interesse scientifico, le imprese spaziali hanno provocato una fortissima "ricaduta" di tecnologia, che ha interessato tutti i settori produttivi di punta: la meccanica e la metallurgia, la chimica dei combustibili e quella dei nuovi materiali, le telecomunicazioni e l'elettronica in genere. Non meno importanti - e per certi aspetti preoccupanti - sono le implicazioni di carattere militare. Il perfezionamento delle tecniche di lancio e di guida a distanza dei missili si è riflesso immediatamente sui sistemi d'arma delle superpotenze, che ormai affidano agli arsenali missilistici il grosso della loro capacità deterrente. "Satelliti-spia" dotati di potentissime apparecchiature fotografiche sono regolarmente usati da americani e sovietici. E l'eventualità di una "militarizzazione" dello spazio è diventata negli ultimi anni una minaccia reale.
Il carattere sempre meno neutrale della ricerca e il dissolversi del confine fra ricerca pura e ricerca applicata sono del resto - come già abbiamo osservato (
25.9) - aspetti connaturati alla scienza del nostro tempo. Il caso più tipico, e più drammatico, è quello della fisica nucleare, che aveva ricevuto un impulso decisivo dalla guerra e che anche in seguito, nonostante abbia trovato numerosi impieghi pacifici (centrali nucleari per la produzione di energia elettrica sono state installate, a partire dagli anni '60, in quasi tutti i paesi più industrializzati), ha avuto la sua applicazione principale nella produzione di bombe sempre più potenti. Oggi la capacità distruttiva degli ordigni nucleari in dotazione alle superpotenze è molto superiore a quella necessaria per distruggere ogni forma di vita sull'intero pianeta. Per restare nel campo della fisica, va citata ancora l'invenzione, nel 1960, del laser, un dispositivo che, generando e amplificando radiazioni ottiche, riesce a concentrare enormi quantità di energia in spazi minimi e che, usato con successo nella microchirurgia e nella meccanica di precisione, sta ora trovando nuove applicazioni nel campo militare (soprattutto nella difesa antimissilistica).
Anche una scienza apparentemente neutra come la biologia ha suscitato problemi morali di non facile soluzione. I progressi della genetica, offrendo la possibilità di selezionare le specie vegetali e animali, hanno consentito di migliorare la produttività nell'agricoltura e nell'allevamento. Ma, con i loro più recenti sviluppi, hanno anche sollevato inquietanti interrogativi circa l'ipotesi di una manipolazione della stessa specie umana. Nel luglio del '73, il biologo inglese James Watson - che vent'anni prima aveva individuato, assieme a Francis Harry Crick, la struttura dell'acido desossiribonucleico (Dna), responsabile della trasmissione dei caratteri genetici negli esseri viventi - lanciò la proposta di sospendere gli esperimenti di ingegneria genetica. La proposta, peraltro mai messa in pratica, esprimeva bene i dubbi e le angosce di una scienza sempre più in grado di conoscere e condizionare i processi naturali, ma non altrettanto capace di controllare le conseguenze del suo dominio.
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