14.6 Le nuove industrie
Nessun settore produttivo rimase estraneo all'ondata di rinnovamento tecnologico degli ultimi decenni dell'800. Ma gli sviluppi più interessanti si concentrarono in industrie relativamente "giovani", come la chimica o come quel particolare ramo della metallurgia dedito alla produzione dell'acciaio. Furono questi settori - assieme a un altro completamente nuovo come l'elettrico - a svolgere nella seconda rivoluzione industriale quel ruolo trainante che cent'anni prima, in Inghilterra, era stato svolto dall'industria del cotone e poi da quella meccanica.
L'impiego su vastissima scala dell'acciaio fu certamente uno dei tratti distintivi della nuova epoca. L'acciaio è una particolare lega di ferro e carbonio (in un certo senso lo si può considerare una varietà pregiata del ferro) che unisce in misura ottimale i vantaggi dell'elasticità con quelli della robustezza. I suoi pregi erano conosciuti da tempo, ma gli elevati costi di produzione ne avevano limitato l'uso alle lame, alle armi da fuoco e agli strumenti di precisione. Con l'impiego di nuove tecniche di fabbricazione - il metodo Bessemer e il forno Martin-Siemens, sperimentati già negli anni '50 e '60, quindi il procedimento Gildchrist-Thomas, introdotto nel 1879 - fu possibile produrne grandi quantità a costi relativamente modesti. Da allora l'acciaio vide crescere la sua produzione a ritmi rapidissimi (fra il 1870 e il 1913 il consumo mondiale aumentò di circa ottanta volte) e trovò infinite applicazioni nei campi più svariati. Fu usato per le rotaie delle ferrovie, al posto delle vecchie rotaie in ferro, e per le corazze delle navi da guerra, per gli utensili domestici e per le macchine industriali, che divennero più leggere, precise e potenti (dando così una spinta decisiva ai processi di meccanizzazione). Ma fornì anche le strutture che resero possibile la costruzione di grandi edifici e di grandi ponti, ancor prima che, nel 1892, fosse introdotto nell'ingegneria civile l'uso del cemento armato (ossia del calcestruzzo rinforzato da sbarre di ferro). Il primo palazzo con strutture in acciaio, il Tower Building di New York, alto dieci piani, fu costruito nel 1889. Nello stesso anno, in occasione dell'Esposizione universale di Parigi, l'ingegnere francese Alexandre Eiffel realizzò una torre alta 300 metri e pesante 8000 tonnellate, destinata a diventare il simbolo più celebre dell'età dell'acciaio.
Non meno importanti, anche per i loro effetti "indotti", furono in questo periodo gli sviluppi della chimica. Industria multiforme e versatile più di ogni altra, la chimica abbracciava una grandissima varietà di produzioni: dalla carta al vetro, dai medicinali ai concimi, dai saponi ai coloranti, dagli esplosivi al cemento, dalla gomma alla ceramica. La stessa metallurgia, nel momento in cui usava procedimenti chimici per combinare o separare diversi elementi, poteva essere considerata una branca della chimica applicata. Fu, ad esempio, un processo chimico che, nel 1886, permise di ricavare l'alluminio dalla bauxite, trasformando quello che fin allora era stato un metallo prezioso in un utile sostituto del ferro e dell'acciaio. I progressi della chimica furono dunque legati a quelli di tutti gli altri settori da un reciproco nesso di causa e di effetto: furono componente essenziale del nuovo sviluppo industriale e da esso furono a loro volta potentemente stimolati.
La crescita delle nuove industrie fece aumentare soprattutto la domanda di prodotti "intermedi", destinati cioè a essere impiegati come reagenti chimici in altre lavorazioni. Il più diffuso di questi prodotti era l'acido solforico, che entrava nella preparazione dei concimi, degli esplosivi, dei coloranti e anche, più tardi, nella raffinazione del petrolio. Altrettanto importante era la soda, usata soprattutto come detergente e come sbiancante, ma impiegata anche nella fabbricazione del vetro e nella siderurgia. La produzione di soda, piuttosto elevata già dalla fine del '700, fece registrare un ulteriore boom all'inizio degli anni '70, quando fu introdotto il nuovo metodo Solvay, che consentiva di ridurne notevolmente i costi.
Produzioni come quelle della soda e dell'acido solforico costituirono la base per lo sviluppo dell'industria chimica, che venne man mano allargando e diversificando l'area delle sue specializzazioni, sotto la spinta incessante di nuove scoperte e invenzioni. Intorno al 1870 fu sperimentata per la prima volta, in Inghilterra e soprattutto in Germania, la lavorazione dei coloranti artificiali, i cui princìpi furono alla base di molti successivi sviluppi della chimica organica. Nel 1875 un chimico svedese, Alfred Nobel, depositò il brevetto della dinamite. Nel 1888 l'invenzione dello pneumatico da parte dello scozzese Robert Dunlop aprì nuovi orizzonti all'industria della gomma. Fra l'89 e il '92, furono realizzate in Francia e in Inghilterra le prime fibre tessili artificiali, derivate dalla cellulosa.
Strettamente legato ai progressi della chimica fu lo sviluppo di due settori destinati a occupare un posto fondamentale nella vita del nostro secolo: quello farmaceutico (
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