15.11 Sommario
Vari fattori determinarono, negli ultimi decenni dell'800, quella corsa alla conquista coloniale che costituì il più caratteristico tratto dell'imperialismo europeo. Vi fu certamente la spinta esercitata dagli interessi economici (ricerca di materie prime a basso costo e di sbocchi per i prodotti industriali e i capitali d'investimento), ma non meno importante fu 1'affermarsi di tendenze politico-ideologiche che affiancavano a un acceso nazionalismo la fede nella missione civilizzatrice dell'uomo bianco.
Le potenze conquistatrici fecero generalmente un uso indiscriminato della forza contro le popolazioni indigene; sconvolsero l'economia dei paesi afroasiatici sottoponendola a un sistematico sfruttamento; colpirono, spesso irrimediabilmente, antiche culture. Tuttavia gli effetti della conquista non furono sempre e solo negativi: sul piano economico, essa significò anche, in molti casi, un inizio di modernizzazione, sia pure finalizzata agli interessi dei dominatori; su quello culturale, alcuni paesi con tradizioni e strutture politico-sociali più solide riuscirono a difendere la loro identità ovvero ad assimilare aspetti della cultura dei dominatori; sul piano politico, infine, la colonizzazione, a più o meno lunga scadenza, favorì il formarsi di nazionalismi locali che avrebbero alimentato la lotta per l'indipendenza.
Fu in Africa che l'espansione coloniale si verificò con la velocità più sorprendente, portando nel giro di pochi decenni alla conquista quasi completa - sotto forma di colonie o protettorati - di tutto il continente. Francia e Inghilterra occuparono rispettivamente Tunisia (1881) ed Egitto (1882). Poco dopo (1884-85), la conferenza di Berlino, convocata per risolvere i contrasti internazionali suscitati dall'espansione belga nel Congo, stabiliva i princìpi della spartizione dell'Africa e riconosceva il possesso di vari territori a Belgio, Francia, Germania e Inghilterra. L'incidente di Fascioda (Sudan) del 1898, quando Francia e Inghilterra furono a un passo dalla guerra, mostrò quali rischi di conflitti internazionali comportasse la corsa alla conquista.
In Sud Africa l'Inghilterra, soprattutto attraverso la politica di Cecil Rhodes, mirò ad estendere il suo dominio dalla Colonia del Capo alle due repubbliche boere dell'Orange e del Transvaal, ricche di giacimenti d'oro e di diamanti. Il disegno potè realizzarsi solo dopo una lunga e sanguinosa guerra, vinta dalla Gran Bretagna contro i boeri (1899-1902).
Agli inizi dell'età dell'imperialismo, gli europei avevano già numerosi possedimenti in Asia. In questo periodo si ebbero la conquista francese dell'Indocina, la spartizione del Pacifico, lo sviluppo della colonizzazione russa della Siberia. L'altra direttrice dell'espansionismo russo - quella verso l'Asia centrale - portò l'Impero zarista ad un duro contrasto con l'Inghilterra.
Una novità, sul piano della competizione imperialistica, fu l'improvviso emergere del Giappone che, dopo una guerra con la Cina (1894), le strappò vari territori. La sconfitta subita favorì nell'Impero cinese la nascita di un movimento xenofobo che si batteva per la restaurazione delle antiche tradizioni imperiali. La rivolta dei boxers provocò un intervento delle grandi potenze (1900) che, sconfiggendo il nazionalismo tradizionalista, favorì indirettamente la nascita di una corrente democratica e "occidentalizzante".
Negli Stati Uniti si ebbe, a partire dagli anni '70, un periodo di intenso sviluppo economico, cui si accompagnò un accentuarsi del processo di concentrazione industriale. Alla fine del secolo il paese divenne il maggior produttore industriale del mondo. La prosperità americana - alimentata dall'apporto di una crescente immigrazione - non era esente da contraddizioni, che risultavano con la massima evidenza nelle grandi città dove convivevano, le une accanto alle altre, aree di miseria e di benessere. Il malcontento dei contadini del Midwest contro lo strapotere della grande industria e la politica protezionistica portò alla nascita, verso la fine del secolo, del Partito populista. Intenso sviluppo ebbero in questo periodo le lotte sindacali. Le maggiori organizzazioni operaie americane si differenziavano da quelle europee perché non si proponevano il rovesciamento del capitalismo.
L'imperialismo americano si distinse da quello degli altri paesi europei perché si basava soprattutto su forme di controllo indiretto e proclamava di voler difendere quegli ideali di libertà sui quali si era costruita la nazione americana. Interessi economici e "idealismo" si fusero nella guerra contro la Spagna (1898) che portò all'indipendenza di Cuba, sottoposta tuttavia alla tutela degli Stati Uniti.
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