31.8 Il Terzo Mondo e il "non allineamento"
I paesi di nuova indipendenza si affacciarono sulla scena internazionale con la convinzione di condividere un'eredità comune, quella della lotta di liberazione dal colonialismo, e di essere portatori di comuni interessi e aspirazioni, al di là delle differenze fra i diversi regimi politici. In un mondo sempre più pervaso dalla competizione fra Est e Ovest, questi paesi avvertirono la necessità di garantirsi dalle tendenze egemoniche delle superpotenze, così come si erano affrancati dal dominio coloniale: la parola d'ordine diventò così quella del "non allineamento" rispetto ai grandi blocchi militari e ideologici. Per impulso soprattutto dell'India di Nehru e dell'Egitto di Nasser - ai quali si unì, per la sua particolare posizione internazionale, la Jugoslavia di Tito - questa parola d'ordine divenne la principale piattaforma politica comune di quello che veniva emergendo come un Terzo Mondo (secondo una fortunata espressione coniata dal demografo francese Alfred Sauvy), distinto sia dall'Occidente capitalistico sia dall'Est comunista.
La consacrazione ufficiale di questo indirizzo si ebbe nell'aprile 1955, con la conferenza afroasiatica di Bandung, in Indonesia, a cui parteciparono 29 Stati, inclusa la Cina. La conferenza - che proclamò l'eguaglianza fra tutte le nazioni, il sostegno ai movimenti impegnati nella lotta al colonialismo e il rifiuto delle alleanze militari egemonizzate dalle superpotenze - segnò non solo l'atto di nascita del movimento dei non allineati, ma anche l'affermazione del Terzo Mondo sulla scena mondiale. Nacque allora, e si diffuse largamente anche nella sinistra occidentale, il cosiddetto terzomondismo: ossia la tendenza a individuare proprio nei paesi di nuova indipendenza il principale fattore di mutamento e di rinnovamento a livello mondiale.
Nelle attese dei protagonisti, Bandung non doveva però fornire solo una piattaforma ideologica, ma doveva essere il punto di partenza per una politica di neutralismo attivo, destinata a erodere l'egemonia delle superpotenze e a sottrarre il mondo alla morsa della guerra fredda. In realtà, le aspirazioni neutraliste finirono con lo stemperarsi sempre più in rituali affermazioni di principio, spesso contrastanti con la realtà delle scelte di campo effettuate dai vari paesi per motivi di ideologia o di convenienza politica. Il movimento dei non allineati, che già nel '73, alla conferenza di Algeri raccoglieva 75 Stati, è venuto ingrossando progressivamente le sue file e al tempo stesso accentuando la sua eterogeneità. Accanto a paesi di osservanza filo-occidentale, vi figurano Stati strettamente legati all'Urss, come Cuba e il Vietnam. Il contrasto fra Est e Ovest ha largamente condizionato le vicende del movimento. Né sono mancati, da parte di alcuni paesi, i tentativi di spostare l'asse del non allineamento in senso filosovietico, sostenendo la posizione dell'Urss come "naturale alleata" dei paesi del Terzo Mondo, in quanto avversaria degli Stati Uniti e depositaria di una tradizione anti-imperialista. Quella del non allineamento appare dunque come una realtà sempre più differenziata, con problemi diversi da regione a regione e da paese a paese. Essa comunque ha impresso una nuova fisionomia alla comunità internazionale, rendendola non più riducibile alla contrapposizione Est-Ovest.
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