9.11 Sommario
Gli anni 1850-71 sono caratterizzati da una trasformazione del quadro internazionale europeo (soprattutto per il realizzarsi dell'unità nazionale in Italia e Germania). Sul piano degli assetti interni, se in alcuni paesi si ebbe un allargamento degli spazi di partecipazione, in altri si verificò piuttosto una chiusura autoritaria.
In Inghilterra, questo periodo vide il rafforzamento del sistema parlamentare (con una quasi ininterrotta presenza dei liberali al governo), una notevole prosperità economica e il varo di alcune importanti riforme, soprattutto di quella elettorale (che allargava di quasi un milione il numero degli aventi diritto al voto).
In Russia, alla arretratezza sociale e politica faceva riscontro una grande vivacità della vita culturale e del dibattito ideologico. L'avvento al trono di Alessandro II alimentò forti speranze di rinnovamento, soprattutto in conseguenza delle riforme attuate dal nuovo sovrano, tra le quali - importantissima - l'abolizione della servitù della gleba (1861). Presto, tuttavia, si tornò a un indirizzo autocratico, con il conseguente accrescimento del distacco tra potere statale e borghesia colta.
L'Impero asburgico, dopo le rivoluzioni del '48-'49, si riorganizzò accentuando i suoi caratteri burocratico-militari e sacrificando le esigenze dello sviluppo economico. L'appoggio dei contadini, dopo l'abolizione della servitù della gleba, e della Chiesa cattolica non era sufficiente ad arrestare il progressivo declino dell'Impero, travagliato dal contrasto fra i diversi gruppi nazionali: il problema restò irrisolto anche dopo il "compromesso" del '67, con il quale l'Impero veniva diviso in due parti, una austriaca e una ungherese, dotate di larghe autonomie.
Anomalo era il caso del Secondo Impero francese, per la compresenza di autoritarismo e paternalismo sociale. Accanto al notevole sviluppo economico, altra caratteristica del regime bonapartista era la volontà di modificare l'assetto europeo uscito dal congresso di Vienna e di impegnarsi in una politica estera ambiziosa e aggressiva.
Una prima manifestazione di tale politica si ebbe con la guerra di Crimea (1854-1855), quando Francia e Inghilterra reagirono alle mire russe sui territori dell'Impero ottomano. Un'altra fu l'appoggio dato ai movimenti nazionali, soprattutto attraverso l'alleanza col Piemonte e la guerra all'Austria del '59 (le cui conseguenze dovevano, però, deludere le aspettative di Napoleone III). Sul piano della politica interna, si avviò un'evoluzione in senso liberale del Secondo Impero, presto interrotta dallo scoppio della guerra franco-prussiana.
Sviluppo industriale, presenza di una forte aristocrazia terriera e scarsi poteri del Parlamento erano gli ingredienti della "via prussiana" allo sviluppo. Con l'ascesa al trono di Guglielmo I (1861) e con Bismarck al governo (1862), la Prussia si incamminava sulla strada di un'unificazione da ottenere anzitutto per mezzo della forza militare. La guerra del '66 contro l'Austria portò alla formazione di una Confederazione della Germania del Nord sotto l'egemonia prussiana e all'adesione della borghesia alla politica di Bismarck. La vittoria sulla Francia condusse, pochi anni dopo, alla proclamazione del nuovo Reich tedesco (1871).
La sconfitta di Sedan comportò per la Francia la caduta di Napoleone III, la proclamazione della repubblica e la cessione dell'Alsazia-Lorena. Più in generale, rappresentò un'umiliazione nazionale che - per il desiderio di rivincita che alimentava - avrebbe condizionato per quasi mezzo secolo la politica francese e l'intero equilibrio europeo.
Tra le conseguenze della sconfitta vi fu la ribellione di Parigi e la proclamazione della Comune, radicale esperimento di democrazia diretta. Isolata dal resto del paese, la Comune venne sconfitta dalle truppe governative dopo durissimi combattimenti nelle strade della capitale.
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