17.15 Sommario
Alla fine dell'800 cominciarono a delinearsi, nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti, i caratteri della moderna società di massa. La maggioranza della popolazione viveva ormai nei centri urbani ed era inserita nel circolo dell'economia di mercato; i rapporti sociali si facevano più intensi e si basavano non più sulle comunità tradizionali, bensì sulle grandi istituzioni nazionali (apparati statali e organizzazioni di massa).
Gli anni 1896-1913 furono, per i paesi industrializzati, un periodo di intensa espansione economica, cui si accompagnò, tra l'altro, un aumento del reddito pro-capite che determinò un allargamento del mercato. Le dimensioni di massa assunte dalla domanda stimolarono la produzione in serie, nonché la diffusione di processi di meccanizzazione e razionalizzazione produttiva (catena di montaggio, taylorismo).
Mutava, parallelamente, la stratificazione sociale. Se nella classe operaia si accentuò la distinzione fra lavoratori generici e qualificati, la maggiore novità fu il crescere dei nuovi strati del ceto medio.
Di fondamentale importanza nel determinare i caratteri della nuova società di massa fu il diretto impegno dello Stato nel campo dell'istruzione, che ebbe per conseguenza una drastica diminuzione dell'analfabetismo in tutta Europa. Si allargava, anche per l'incremento nella diffusione dei giornali, l'area dell'opinione pubblica. Anche l'introduzione generalizzata del servizio militare obbligatorio e la creazione di eserciti di massa (imposta dall'evoluzione delle strategie e delle tecniche militari), contribuirono ad accelerare i processi di socializzazione.
Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 si ebbe un processo di allargamento della partecipazione alla vita politica determinato dall'estensione del diritto di voto, dall'affermarsi di un nuovo modello di partito (il partito di massa) e dalla crescita di grandi organismi sindacali nazionali. Parallelamente, la politica delle classi dirigenti tenne in maggior conto le esigenze delle classi lavoratrici (legislazione sociale, servizi pubblici urbani, aumento della tassazione diretta).
I primi albori della società di massa segnarono il manifestarsi di una questione femminile, anche per le conseguenze dell'industrializzazione sull'assetto della famiglia e il ruolo della donna. I primi movimenti di emancipazione femminile, all'epoca nettamente minoritari, concentrarono la loro azione nella lotta per il suffragio alle donne.
Alla fine dell'800 sorsero nei principali paesi europei dei partiti socialisti, che si ispiravano per lo più al modello della socialdemocrazia tedesca e facevano capo alla Seconda Internazionale, fondata nel 1889. Nella maggioranza di questi partiti il marxismo fu assunto come dottrina ufficiale; si affacciarono presto, tuttavia, contrasti fra il revisionismo riformista di Bernstein, gli esponenti dell'ortodossia marxista e le nuove correnti rivoluzionarie, tra le quali va ricordata quella "sindacalista rivoluzionaria" che aveva il suo maggior ispiratore in Georges Sorel.
L'ascesa al soglio pontificio di Leone XIII (1878) se non mitigò l'intransigenza dottrinaria della Chiesa favorì però l'impegno dei cattolici in campo sociale, stimolato soprattutto dall'enciclica Rerum novarum (1891). Significativa espressione dei fermenti in atto nel mondo cattolico fu l'emergere, soprattutto in Francia e Italia, di movimenti democratico-cristiani e, sul piano più strettamente religioso, del modernismo (colpito, nel 1907, dalla scomunica di Pio X).
Sul piano delle ideologie politiche, nell'Europa di fine '800 trovò larga diffusione il nazionalismo, ormai divenuto una corrente nettamente conservatrice. In varia commistione con esso - e grazie all'appello alle componenti irrazionali della psicologia collettiva - si diffusero tendenze apertamente razziste e antisemite. In Germania e nell'Europa orientale il nazionalismo prese anche la forma, rispettivamente, di pangermanesimo e panslavismo. Espressione particolare del generale risveglio nazionalistico, ma anche reazione contro l'antisemitismo, fu il sionismo.
Sul piano culturale, la fine del secolo vide la crisi del positivismo, a favore del diffondersi di nuove correnti che ponevano l'accento sul ruolo del soggetto, considerando elementi costitutivi dell'attività umana fattori quali l'istinto e la volontà. Le certezze del positivismo in campo scientifico entrarono in crisi anche per le scoperte della fisica contemporanea.
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