26.12 Sommario
Dopo la crisi del '29 si diffuse in tutta Europa il fenomeno della disaffezione verso la democrazia. Parallelamente si affermarono, negli anni '30, regimi antidemocratici, sia di tipo tradizionale sia di tipo "moderno" (cioè ispirati al fascismo e al nazismo). La novità del fascismo e del nazismo si evidenziò nel campo dell'organizzazione del potere, con quella ricerca di un controllo totale sui cittadini (comune al regime staliniano) che ha fatto coniare il termine "totalitarismo".
Il successo del nazismo è strettamente collegato alle conseguenze della grande crisi. Fu allora che la maggioranza dei tedeschi perse ogni fiducia nella Repubblica e nei partiti democratici e prestò ascolto in misura crescente alla propaganda del nazismo, che prometteva il ritorno della Germania alla passata grandezza, indicando nelle sinistre e negli ebrei i responsabili delle difficoltà del paese. Il partito di Hitler, rimasto fin allora ai margini della vita politica, vide crescere i suoi consensi nelle numerose elezioni che si tennero fra il '30 e il '32, fino a diventare il primo partito tedesco. Nel gennaio '33, Hitler fu chiamato dal presidente Hindenburg a guidare il governo.
La trasformazione della Repubblica tedesca in dittatura avvenne nel giro di pochi mesi. Nel '33, traendo pretesto dall'incendio del Reichstag, Hitler assunse i pieni poteri e annientò le opposizioni. L'anno seguente si sbarazzò dell'ala estremista del nazismo (quella che faceva capo alla milizia armata delle SA) e, morto Hindenburg, si fece nominare capo dello Stato.
Tra i princìpi-base del nazismo stava il particolare rapporto tra il capo (Führer) e le masse (inquadrate nel partito unico e nei suoi organismi collaterali). Dalla "comunità di popolo" in cui il nazismo voleva trasformare tutti i tedeschi erano esclusi gli ebrei, che una massiccia propaganda additava a bersaglio dell'odio popolare e che vennero legalmente discriminati con le leggi di Norimberga (1935). Le azioni violente contro di essi si sarebbero trasformate, durante la guerra, nella politica dello sterminio.
Non vi fu, durante il nazismo, alcuna forma di opposizione politica. La Chiesa cattolica e quelle luterane finirono con l'adattarsi al regime. L'efficienza dell'apparato repressivo spiega la mancanza di un esplicito dissenso, non l'estensione notevole del consenso al regime. Tale consenso ebbe varie cause: i successi in politica estera, la ripresa economica (dovuta a una politica di riarmo e lavori pubblici), il raggiungimento della piena occupazione e il miglioramento dei servizi sociali; ma anche l'uso molto abile che il nazismo seppe fare delle cerimonie pubbliche e dei mezzi di comunicazione di massa.
L'avvento del nazismo favorì il diffondersi di movimenti e regimi autoritari nell'Europa centro-orientale. In Austria, nel 1934, Dollfuss diede vita ad un regime di tipo clericale-autoritario.
In Urss, alla fine degli anni '20, Stalin pose fine alla Nep, dando inizio all'industrializzazione forzata. Le attività agricole vennero collettivizzate (e i kulaki, di fatto, sterminati). Parallelamente fu varato, nel 1928, il primo piano quinquennale che segnò una strepitosa crescita della produzione industriale (questo suscitò diffusa ammirazione nel mondo occidentale, che subiva le conseguenze della grande crisi). Il nuovo indirizzo ebbe costi umani assai elevati e si accompagnò ad un clima di forte mobilitazione ideologica nonché all'accentuazione dei tratti autoritari del regime staliniano (iniziò nel '34 il periodo delle "grandi purghe").
Le prime iniziative hitleriane in politica estera (ritiro dalla Società delle nazioni, appoggio al tentativo dei nazisti austriaci di impadronirsi del potere) rappresentarono una minaccia all'equilibrio internazionale. A partire dal 1935, la causa della sicurezza collettiva trovò un sostegno nella nuova politica estera sovietica, ispirata alla lotta al fascismo come principale nemico, che incoraggiò la formazione di alleanze tra comunisti e forze socialiste e democratico-borghesi. Nel '36 governi di Fronte popolare sorsero in Spagna e Francia.
In Spagna, alla vittoria del Fronte popolare (febbraio '36) seguì una ribellione militare. I ribelli, guidati dal generale Franco, ebbero il decisivo aiuto di Italia e Germania, mentre i repubblicani poterono contare solo su rifornimenti sovietici e sui reparti di volontari antifascisti. La sconfitta dei repubblicani fu dovuta anche alle profonde divisioni esistenti al loro interno soprattutto fra comunisti e anarchici. Nel 1939 la guerra civile terminava con la vittoria di Franco.
Negli stessi anni della guerra di Spagna, la politica di arrendevolezza (appeasement) praticata da Francia e Inghilterra nei confronti della Germania finì coll'incoraggiare la politica espansionistica del nazismo. Nel 1938 avveniva l'annessione dell'Austria (Anschluss); subito dopo Hitler avanzava mire sul territorio cecoslovacco abitato da popolazione tedesca (sudeti). Gli accordi di Monaco (settembre '38) sembrarono conservare la pace, ma - accettando le richieste tedesche - finirono con lo spianare la strada a un nuovo conflitto mondiale.
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