9.6 Le guerre di Napoleone III
La prima occasione per misurare le nuove ambizioni imperiali della Francia fu offerta dall'improvviso riacutizzarsi, nel 1853-54, della
questione d'Oriente. All'origine della crisi vi era l'aspirazione della Russia a espandersi in direzione del Mar Nero e dei Balcani, profittando della crescente incapacità dell'Impero ottomano a esercitare un effettivo controllo sui suoi domini europei. Nel novembre 1853, traendo pretesto da problemi relativi alla tutela dei cristiani ortodossi che vivevano in Turchia, la Russia aprì le ostilità contro l'Impero ottomano.
Gli iniziali successi della Russia suscitarono, però, la reazione del governo inglese, che temeva un improvviso tracollo dell'Impero ottomano ed era spinto da un'opinione pubblica bellicosa e violentemente antirussa. Alla Gran Bretagna si associò subito Napoleone III, interessato soprattutto all'affermazione della presenza francese nel Mediterraneo, mentre il governo austriaco, deludendo le attese della Russia, optò per una rigida neutralità. Nell'estate del 1854 una flotta anglo-francese penetrò nel Mar Nero. Gli eserciti alleati - forti di circa quattrocentomila uomini forniti in gran parte dalla Francia - sbarcarono nella penisola di
Crimea e posero l'assedio alla piazzaforte di Sebastopoli.
Quella combattuta in Crimea dagli anglo-francesi - ai quali si aggiunse dopo qualche mese un corpo di spedizione inviato dal Piemonte - fu una strana guerra, condotta da ambo le parti con scarsa risolutezza. Vi furono pochi scontri campali (i molti morti della campagna si dovettero alle epidemie più che alle battaglie). E tutto si risolse nel lunghissimo assedio di Sebastopoli, durato circa un anno e seguito con impazienza dall'opinione pubblica europea, che per la prima volta, grazie al telegrafo, fu informata giorno per giorno dell'andamento di una guerra.
Sebastopoli cadde nel settembre 1855. Nel febbraio dell'anno seguente un congresso delle potenze europee tenuto a Parigi confermò la "neutralizzazione" del Mar Nero, che restava chiuso alle navi da guerra di tutti i paesi compresa la Russia. L'Impero ottomano vide garantita la sua integrità e confermata la sua sovranità nominale sui principati autonomi di Serbia, Moldavia e Valacchia (questi ultimi si sarebbero uniti nel '59 per formare il nuovo Stato di Romania). La Francia non ottenne risultati concreti, in proporzione all'impegno sostenuto, ma accrebbe il suo prestigio svolgendo un ruolo da protagonista al congresso della pace, dove si batté, contro l'ostilità austriaca, per l'autonomia dei principati danubiani.
L'appoggio ai movimenti nazionali che lottavano contro l'equilibrio del congresso di Vienna - e quindi lo scontro con l'Austria, che di quell'equilibrio era il principale artefice e beneficiario - rappresentò una direttiva fondamentale nella politica estera del Secondo Impero. L'episodio più significativo di questa politica fu l'alleanza col Piemonte, stipulata nel 1858 e culminata, l'anno seguente, nella guerra contro l'Austria. Della guerra del '59, della sua preparazione e dei suoi risultati, parleremo più a lungo nel prossimo capitolo. Per ora basterà ricordare come dal conflitto con l'Austria, che pure si concluse vittoriosamente, la Francia uscisse più indebolita che rafforzata. Il risultato principale della guerra - la formazione di uno Stato nazionale italiano sotto la guida del Piemonte - fu ben lontano dai progetti di Napoleone III, che aveva sperato di subentrare all'Austria nel ruolo di potenza egemone in un'Italia sempre divisa.
Sul piano interno, lo scontro con l'Austria e l'appoggio al movimento nazionale italiano determinarono un contrasto fra l'imperatore e i gruppi cattolico-conservatori che lo avevano fin allora appoggiato. Da qui ebbe inizio una lenta evoluzione in senso liberale delle strutture politiche dell'Impero. L'esperimento non ebbe modo però di esplicarsi compiutamente e, nel 1870, fu bruscamente interrotto dallo scoppio della guerra franco-prussiana e dal crollo del regime napoleonico.
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