30.5 La "guerra fredda"
La conferenza di Parigi dell'estate-autunno 1946 fu l'ultimo atto della cooperazione postbellica fra Urss e potenze occidentali. Nell'agosto 1946, mentre la conferenza era ancora in corso, una grave crisi fu innescata dal contrasto fra l'Unione Sovietica e la Turchia (appoggiata dagli Stati Uniti) a proposito dello stretto dei Dardanelli. Convinto che un cedimento sulla questione avrebbe consegnato all'influenza russa non solo la Turchia, ma anche la Grecia (dove era in atto una sanguinosa guerra civile fra governo conservatore e partigiani comunisti), Truman ingaggiò una drammatica prova di forza inviando la flotta americana nel Mar Egeo per appoggiare il punto di vista turco. Fu la prima applicazione della teoria del containment (contenimento), che sosteneva la necessità di "contenere" l'espansionismo dell'Urss facendole sentire l'unica voce che si riteneva fosse in grado di intendere: quella, appunto, della forza. Questa linea fu ufficialmente fatta propria dall'amministrazione americana in un discorso tenuto dal presidente Truman al congresso, nel marzo 1947, per l'approvazione di aiuti militari a Grecia e Turchia. In base alla dottrina Truman gli Stati Uniti si impegnavano a intervenire, quando necessario, "per sostenere i popoli liberi nella resistenza all'asservimento da parte di minoranze armate o pressioni straniere". Il che equivaleva ad aprire un confronto globale con l'Urss.
Un nuovo fattore di tensione - e un'implicita risposta di Stalin alle iniziative occidentali - fu rappresentato, nel settembre 1947, dalla costituzione di un Ufficio d'informazione dei partiti comunisti (Cominform): una sorta di riedizione in tono minore della Terza Internazionale, che era stata sciolta nel '43 in omaggio all'alleanza antifascista.
Il dialogo fra le superpotenze era ormai cessato. Al suo posto subentrò quella che il giornalista americano Walter Lippmann battezzò efficacemente guerra fredda: non guerra guerreggiata, ma irriducibile ostilità tra due blocchi contrapposti di Stati. Le conseguenze si fecero sentire un po' ovunque. In Grecia la resistenza comunista fu combattuta sempre più duramente e infine debellata nel 1949. In Francia e in Italia i comunisti furono estromessi dai governi di coalizione nel 1947. Nei paesi del blocco sovietico le residue parvenze di sovranità nazionale furono rapidamente soffocate.
Il più importante terreno di scontro fu però la questione della Germania, divisa dalla fine della guerra in quattro zone di occupazione (americana, inglese, francese e sovietica). La capitale Berlino, che si trovava all'interno dell'area sovietica, era a sua volta divisa in quattro zone. Saltata ogni possibilità di intesa con i sovietici sul futuro del paese, Stati Uniti e Gran Bretagna integrarono, all'inizio del '47, le loro zone, attuandovi una riforma monetaria, liberalizzando l'economia e rivitalizzandola poi con gli aiuti del piano Marshall. Di fronte a quella che ormai si profilava chiaramente come la rinascita di un forte Stato tedesco integrato nel blocco occidentale, Stalin reagì con la prova di forza del blocco di Berlino. Nel giugno 1948, l'Urss chiuse gli accessi alla città impedendone il rifornimento, nella speranza di indurre gli occidentali ad abbandonare la zona ovest da loro occupata. Fu il momento di maggior tensione dell'intero periodo della guerra fredda e l'Europa sembrò nuovamente sull'orlo del conflitto. La crisi si risolse tuttavia senza uno scontro militare. Gli americani organizzarono un gigantesco ponte aereo per rifornire la città, finché, nel maggio '49, i sovietici si risolsero a togliere il blocco, rivelatosi inefficace. Nello stesso mese furono unificate tutte e tre le zone occidentali della Germania e fu proclamata la Repubblica federale tedesca (con capitale Bonn), fondata su un ordinamento federalistico e su una costituzione di tipo democratico-parlamentare. La scontata risposta sovietica fu la creazione, nella parte orientale del paese, di una Repubblica democratica tedesca, che aveva la sua capitale a Pankow (un sobborgo di Berlino) ed era retta da un regime a partito unico (il Partito socialista unificato tedesco, nato dalla fusione fra comunisti e socialdemocratici).
A questo punto la divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti era perfezionata. La sanzione militare del nuovo assetto non si fece attendere. Nell'aprile 1949, mentre era ancora aperta la crisi di Berlino, fu firmato a Washington il
Patto atlantico, alleanza difensiva fra i paesi dell'Europa occidentale (Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia), gli Stati Uniti e il Canada. Il patto, che si fondava su una comune professione di fede nella "civiltà occidentale" e (nonostante la presenza del Portogallo) nella democrazia, prevedeva un dispositivo militare integrato composto da contingenti dei singoli paesi membri: la Nato (Organizzazione del trattato del Nord Atlantico). Nel 1951 aderirono al patto la Grecia e la Turchia, nel 1955 anche la Germania federale. Sempre nel '55, proprio a seguito dell'adesione tedesca, l'Urss rispose stringendo con i paesi satelliti un'alleanza militare, il
Patto di Varsavia, basata anch'essa su un'organizzazione militare integrata.
Convenzionalmente la fase della guerra fredda propriamente detta si fa giungere fino al 1953 (l'anno della morte di Stalin), per indicare il periodo in cui la tensione fra i due blocchi fu tanto acuta da non lasciare alcuno spazio al dialogo. In realtà, le forze profonde che determinarono il contrasto Est-Ovest proiettarono la loro influenza ben oltre tale periodo: e infatti alla guerra fredda risale il tipo di mobilitazione ideologica e di approntamento militare che ha caratterizzato, nei decenni successivi, le relazioni fra le superpotenze. Con la guerra fredda, il vincolo di politica estera sulla vita dei singoli Stati, la subordinazione di ogni altra istanza all'esigenza di compattezza dei rispettivi blocchi assunsero un carattere "strutturale". Molti dei nuovi fermenti che si erano manifestati dopo la guerra in campo politico, economico e culturale vennero ridimensionati o ingabbiati in rozze ortodossie. Risorse immense vennero profuse nella corsa agli armamenti e nella ricerca a fini militari. Infine, mentre all'Est l'edificazione e la conservazione dei regimi comunisti si realizzarono a prezzo di sanguinose repressioni e di interventi armati, in Occidente si ebbe il triste paradosso di un'America, già paladina della democrazia e dell'autodeterminazione dei popoli, che si trovò, in nome della difesa del "mondo libero", ad appoggiare regimi autoritari.
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