25.5 Roosevelt e il "New Deal"
Nel novembre 1932, quando tre anni di crisi avevano diffuso in tutto il paese un angoscioso senso di insicurezza, si tennero negli Stati Uniti le elezioni presidenziali. Il presidente uscente, Herbert Hoover, non solo non aveva conseguito alcun successo nella lotta contro la crisi, ma aveva finito col proiettare attorno a sé un'atmosfera di apatia e di scoraggiamento. Nettissima fu quindi la sua sconfitta nei confronti del candidato democratico, il governatore dello Stato di New York
Franklin Delano Roosevelt, cinquantenne, rampollo di una ricca famiglia e con alle spalle una brillante carriera politica.
Quando presentò la sua candidatura alla presidenza, Roosevelt non aveva un programma organico da contrapporre ai repubblicani: fin dal momento della campagna elettorale seppe però instaurare con le masse un rapporto basato su notevoli doti di comunicativa e capì che la condizione preliminare di un'azione politica di successo stava nella capacità di infondere speranza e coraggio nella popolazione. Celebri divennero, per esempio, le sue "chiacchierate al caminetto", cioè le conversazioni radiofoniche che teneva spesso, con tono familiare e suadente, per illustrare ai concittadini la sua attività presidenziale.
Già nel discorso inaugurale della sua presidenza, nel marzo 1933, Roosevelt annunciò di voler iniziare un New Deal ("nuovo patto" o "nuovo corso") nella politica economica e sociale: un nuovo stile di governo - più che un programma precisamente definito - che si sarebbe caratterizzato soprattutto per un più energico intervento dello Stato nei processi economici (in netto contrasto con la tradizione delle precedenti amministrazioni repubblicane) e per la stretta associazione fra l'obiettivo della ripresa economica e gli elementi di riforma sociale. Il New Deal fu avviato immediatamente, nei primi mesi della presidenza Roosevelt (i cosiddetti "cento giorni"), con una serie di provvedimenti che dovevano servire da terapia d'urto per arrestare il corso della crisi: fu ristrutturato il sistema creditizio, sconvolto da cinquemila fallimenti bancari che avevano polverizzato i risparmi di milioni di americani; fu svalutato il dollaro per rendere più competitive le esportazioni; furono aumentati i sussidi di disoccupazione e furono concessi prestiti per consentire ai cittadini indebitati di estinguere le ipoteche sulle case.
A queste misure d'emergenza il governo affiancò alcuni provvedimenti più organici e qualificanti, caratterizzati dall'uso di nuovi e originali strumenti di intervento. L'Agricultural Adjustment Act (Aaa) si proponeva di limitare la sovrapproduzione nel settore agricolo, assicurando premi in denaro a coloro che avessero ridotto coltivazioni e allevamenti. Il National Industrial Recovery Act (Nira) imponeva alle imprese operanti nei vari settori dei "codici di comportamento" volti a evitare (mediante accordi sulla produzione e sui prezzi) le conseguenze di una concorrenza troppo accanita, ma anche a tutelare i diritti e i salari dei lavoratori. Particolare rilievo ebbe, infine, l'istituzione della Tennessee Valley Authority (Tva), un ente che aveva il compito di sfruttare le risorse idroelettriche del bacino del Tennessee, producendo energia a buon mercato a vantaggio degli agricoltori, ed era anche impegnato in opere di sistemazione del territorio e di conservazione della natura.
Se l'esperienza della Tva - rimasta come un modello di intervento organico sul territorio da parte del potere centrale - rappresentò per Roosevelt un notevole successo sia sul piano economico sia su quello propagandistico, le altre iniziative ebbero effetti più lenti e contraddittori. I codici del Nira, che recavano l'impronta degli interessi della grande industria, suscitarono le perplessità dei piccoli e medi operatori. La riduzione della produzione agricola prevista dall'Aaa arrestò la caduta dei prezzi, ma causò l'espulsione dalle campagne di vaste masse di contadini senza lavoro. Alla fine del '34 gli investimenti erano ancora stagnanti, mentre i disoccupati raggiungevano gli 11 milioni.
Per porre rimedio a questa situazione, il governo potenziò ulteriormente l'iniziativa statale, varando vasti programmi di lavori pubblici - destinati a creare nuovi posti di lavoro e a offrire nuovi sbocchi agli investimenti industriali - e allargando al di là di ogni consuetudine il flusso della spesa pubblica: il tutto nella convinzione che le difficoltà derivanti dalla crescita del deficit potessero essere ampiamente compensate dal contemporaneo aumento della produzione e del reddito. Parallelamente, si intensificò l'impegno del governo nel campo delle riforme sociali. Nel 1935 furono varate una riforma fiscale, una legge sulla sicurezza sociale - che garantì alla maggior parte dei lavoratori la pensione di vecchiaia e riorganizzò l'assistenza statale a favore dei bisognosi - e una nuova disciplina dei rapporti di lavoro, che favorì le attività sindacali e tutelò il diritto dei lavoratori alla contrattazione collettiva.
Con questa politica progressista Roosevelt si guadagnò l'appoggio del movimento sindacale che, negli anni del New Deal, attraversò una fase di espansione grazie anche a un'ondata di lotte operaie senza precedenti nella storia americana. D'altra parte, le novità del New Deal e i suoi risultati non sempre brillanti diedero spazio al formarsi di un'ampia coalizione antirooseveltiana. Persino la Corte suprema, massimo organo del potere giudiziario, cercò di bloccare le riforme di Roosevelt dichiarando, nel 1935-36, l'incostituzionalità del Nira e dell'Aaa. Forte dello schiacciante successo ottenuto nelle elezioni presidenziali del '36, Roosevelt reagì con energia, ripresentando con lievi modifiche le leggi bocciate.
In conclusione, l'azione di Roosevelt, se da un lato smentì i dogmi liberisti dimostrando che l'intervento statale era indispensabile per arrestare il corso della crisi, dall'altro non riuscì a conseguire completamente il fine ultimo che si era proposto: quello cioè di ridare slancio all'iniziativa economica dei privati. Per tutti gli anni '30 l'economia americana ebbe bisogno di continue iniezioni di denaro pubblico. Sarebbe giunta a una piena ripresa, nonché alla piena occupazione, solo durante la seconda guerra mondiale, con lo sviluppo della produzione bellica.
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