30.13 La Francia dalla Quarta Repubblica al regime gaullista
Fra le democrazie dell'Europa occidentale, la Francia fu l'unica a sperimentare nel dopoguerra una grave crisi istituzionale. I governi instabili e discordi che si avvicendarono per un decennio, dopo la rottura, nel '47, della coalizione fra i tre partiti di massa, si trovarono ad affrontare il problema della smobilitazione di un impero la cui conservazione si rivelava sempre più insostenibile, ma il cui abbandono era osteggiato da forti correnti di opinione pubblica. Nel maggio '58 giunse al culmine la crisi legata al problema algerino, con la minaccia di un colpo di Stato da parte dei militari di stanza in Algeria (
31.5). Venne allora chiamato alla guida del governo, e incaricato di redigere una nuova costituzione, il generale
De Gaulle, che dal '46 si era ritirato in orgoglioso isolamento.
La nuova costituzione - con cui nasceva la
Quinta Repubblica - lasciava intatte le strutture democratico-rappresentative, pur introducendovi alcuni elementi "bonapartisti". Il capo dello Stato - che, dal '62, sarebbe stato eletto direttamente dai cittadini - aveva il potere di nominare il capo del governo (che doveva però, per restare in carica, godere anche dell'appoggio della maggioranza parlamentare), di sciogliere le Camere quando lo ritenesse opportuno e di sottoporre a referendum le questioni da lui considerate più importanti. La costituzione stessa fu sottoposta a referendum e approvata, nel settembre '58, dall'80% dei francesi.
Eletto alla presidenza della Repubblica nel dicembre dello stesso anno, De Gaulle deluse le aspettative della destra colonialista che pure ne aveva accolto con favore l'avvento al potere: avviò alla sua logica soluzione l'affare algerino e stroncò duramente i tentativi di sedizione. D'altra parte, obbedendo alla sua vocazione nazionalista, cercò di risollevare il prestigio internazionale del suo paese, facendosi promotore di una politica estera che tendeva a svincolare la Francia da legami troppo stretti con gli Stati Uniti e a proporla come guida di una futura Europa indipendente dai due blocchi. De Gaulle volle dunque che la Francia si dotasse di una propria "forza d'urto" nucleare; ritirò nel '66 le truppe francesi dall'organizzazione militare della Nato, pur restando fedele all'alleanza atlantica; contestò la supremazia del dollaro nell'economia occidentale, proponendo il ritorno al sistema della convertibilità in oro; si oppose ai progetti di integrazione politica fra i paesi della Cee, che non si accordavano col suo ideale di un'Europa egemonizzata dalla Francia; mise il veto all'ingresso della Gran Bretagna nel Mec. Era una politica per molti aspetti velleitaria, anche perché non sostenuta da un'adeguata base economica. Ma suscitò ugualmente vaste adesioni, a destra come a sinistra, e contribuì a rendere più solida la base di consenso su cui poggiava la Quinta Repubblica.
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