29. La seconda guerra mondiale
29.1 Le origini e le responsabilità
Gli undici mesi che vanno dalla conferenza di Monaco (fine settembre 1938) allo scoppio della seconda guerra mondiale (inizio settembre 1939) mostrarono come la "falsa pace" negoziata a Monaco fra Hitler e le potenze democratiche non fosse che il rinvio di uno scontro ormai inevitabile. Mentre nell'estate del '14 il conflitto europeo era stato occasionato da un singolo evento tragico e imprevedibile come l'attentato di Sarajevo, nell'estate di venticinque anni dopo si può dire che la guerra fosse nell'aria. Per la seconda guerra mondiale la questione delle responsabilità è molto meno controversa di quanto non sia per la prima. Non vi sono dubbi sul fatto che a provocare il conflitto fu la politica di conquista e di aggressione della Germania nazista. Anche se ciò non significa che le altre potenze fossero immuni da errori o da colpe.
Le democrazie occidentali si erano illuse, a Monaco, di aver placato la Germania con la cessione dei Sudeti. In realtà, già nell'ottobre del '38, Hitler aveva pronti i piani per l'occupazione della Boemia e della Moravia, ossia della parte più popolosa e più sviluppata della Cecoslovacchia. L'operazione scattò nel marzo 1939 e fu facilitata dal progressivo sfaldamento della compagine statale cecoslovacca, indebolita dalla perdita dei Sudeti e minata dalla lotta fra le diverse nazionalità. Mentre la Slovacchia si proclamava indipendente con l'appoggio dei tedeschi, Hitler dava vita al "protettorato di Boemia e Moravia", facente parte integrante del Grande Reich.
La distruzione dello Stato cecoslovacco determinò una svolta nell'atteggiamento delle potenze occidentali. Fra il marzo e il maggio 1939, accantonata la politica dell'appeasement, Gran Bretagna e Francia diedero vita a una vera e propria offensiva diplomatica, volta a contenere l'aggressività delle potenze dell'Asse con una rete quanto più possibile estesa di alleanze. Patti di assistenza militare furono stipulati con Belgio, Olanda, Grecia, Romania e Turchia. Ma più importante di tutti fu quello con la Polonia, che costituiva il primo obiettivo delle mire espansive tedesche: già in marzo, infatti, Hitler aveva rivendicato il possesso di Danzica e il diritto di passaggio attraverso il "corridoio" che univa la città al territorio polacco (
21.13). L'alleanza fra Inghilterra, Francia e Polonia, conclusa fra marzo e aprile, costituiva una risposta a queste minacce; e significava che le potenze occidentali erano disposte ad affrontare anche la guerra pur di impedire che la Polonia subisse la sorte della Cecoslovacchia.
Il radicalizzarsi della contrapposizione fra la Germania e gli anglo-francesi tolse ogni residuo spazio di manovra all'Italia. Mussolini cercò dapprima di contrapporre alle iniziative di Hitler una propria iniziativa unilaterale: l'occupazione (aprile 1939) del piccolo Regno di Albania, considerato una base per una possibile ulteriore penetrazione nei Balcani. L'operazione ebbe il solo risultato di accrescere la tensione fra l'Italia e le democrazie occidentali.
Un mese dopo (maggio '39), Mussolini, convinto che l'Italia non potesse restare neutrale nello scontro che si andava profilando e sicuro della superiorità della Germania, decise di accettare le pressanti richieste tedesche di trasformare il generico vincolo dell'Asse Roma-Berlino in una vera e propria alleanza militare, che fu significativamente chiamata patto d'acciaio (
27.6). Il patto stabiliva che, se una delle due parti si fosse trovata impegnata in un conflitto per una causa qualsiasi (dunque anche in veste di aggressore), l'altra sarebbe stata obbligata a scendere in campo al suo fianco. Mussolini e il ministro degli Esteri Ciano accettarono sconsideratamente un impegno così grave, pur sapendo che l'Italia non era preparata militarmente a un conflitto europeo, fidandosi delle assicurazioni verbali di Hitler circa la sua intenzione di non scatenare la guerra prima di due o tre anni. In realtà, nel maggio '39, lo stato maggiore tedesco stava già preparando i piani per l'invasione della Polonia.
La principale incognita era costituita a questo punto dall'atteggiamento della Russia. Un'adesione sovietica alla coalizione antitedesca avrebbe probabilmente bloccato i piani di Hitler. Ma le trattative con l'Urss furono compromesse da una serie di reciproche e non infondate diffidenze: i sovietici sospettavano che gli occidentali mirassero a scaricare su di loro l'aggressività della Germania; gli occidentali attribuivano ai sovietici ambizioni egemoniche sull'Europa dell'Est; inoltre i polacchi - che temevano una presenza militare russa non meno di un'aggressione tedesca - non volevano concedere alle truppe dell'Urss il permesso di attraversare il proprio territorio in caso di attacco da parte della Germania. I sovietici si convinsero che i governi occidentali non avevano intenzione di offrire nulla in cambio dell'aiuto russo e cominciarono a prestare maggiore attenzione alle offerte di intesa che stavano intanto giungendo da parte di Hitler.
Il 23 agosto 1939, i ministri degli Esteri tedesco e sovietico, Ribbentrop e Molotov, firmavano a Mosca un patto di non aggressione fra i due paesi. L'annuncio dell'accordo fra due regimi ideologicamente contrapposti rappresentò uno dei più grandi colpi di scena nella storia della diplomazia di ogni tempo e fu accolto in tutto il mondo con un misto di stupore e di indignazione. Si trattò in realtà di un gesto di spregiudicato realismo, che assicurava ad ambo le parti considerevoli vantaggi. L'Urss non solo allontanava momentaneamente la minaccia tedesca dai suoi confini, guadagnando tempo prezioso per la sua preparazione militare, ma otteneva anche, mediante un protocollo segreto, un riconoscimento delle sue aspirazioni territoriali nei confronti degli Stati baltici, della Romania e della Polonia (di cui si prevedeva la spartizione). Dal canto suo Hitler era costretto a modificare la sua strategia di fondo, rinviando lo scontro col nemico storico, la Russia sovietica; ma intanto poteva risolvere la questione polacca senza correre il rischio della guerra su due fronti.
Il 1° settembre 1939, le truppe tedesche attaccavano la Polonia. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiaravano guerra alla Germania, mentre l'Italia, il giorno stesso dello scoppio delle ostilità, si era affrettata a proclamare la sua "non belligeranza".
La seconda guerra mondiale cominciava così come una continuazione, o una replica, della prima. Molto simili erano la posta in gioco e le cause di fondo: il tentativo della Germania di affermare la propria egemonia sul continente europeo e la volontà di Gran Bretagna e Francia di impedire questa affermazione. Simile era anche la tendenza del conflitto ad allargarsi fuori dai confini europei. Ma questa volta l'estensione del teatro di guerra sarebbe stata ancora maggiore e ancora più rivoluzionarie le conseguenze sugli equilibri internazionali. Rispetto al primo conflitto mondiale, il secondo vide inoltre accentuarsi il carattere totale della guerra. Lo scontro ideologico fra i due schieramenti fu più aspro e radicale, e dunque più ampia fu la mobilitazione dei cittadini con o senza uniforme. Nuove tecniche di guerra e nuove armi furono impiegate anche fuori dai campi di battaglia e le conseguenze sulle popolazioni civili furono più tragiche che in qualsiasi guerra del passato.
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