7.5 La rivoluzione in Germania e l'Assemblea di Francoforte
La rivoluzione scoppiata a
Berlino il 18 marzo 1848 ebbe una dinamica pressoché identica a quella viennese di pochi giorni prima e a quella parigina di febbraio. Fu la brutalità dell'intervento dell'esercito a trasformare in insurrezione vera e propria le manifestazioni popolari sviluppatesi spontaneamente, con ampia partecipazione di lavoratori, dopo le prime notizie dei fatti di Vienna. Il re Federico Guglielmo IV di Prussia fu costretto a concedere la libertà di stampa e a convocare un parlamento prussiano (Landtag). Ma intanto agitazioni e sommosse erano scoppiate in molti degli Stati e staterelli che componevano la Confederazione germanica. Ne era scaturita, quasi spontaneamente, la richiesta di un'Assemblea costituente dove fossero rappresentati tutti gli Stati tedeschi, Austria compresa. Un "preparlamento" riunitosi all'inizio di aprile stabilì che la Costituente tedesca sarebbe stata eletta a suffragio universale e avrebbe avuto la sua sede a Francoforte sul Meno. A metà maggio l'Assemblea aprì i suoi lavori in un clima di generale entusiasmo.
Ben presto fu chiaro però che la Costituente di Francoforte non aveva i poteri necessari per imporre la propria autorità ai sovrani e ai governi degli Stati tedeschi e per avviare un processo di unificazione nazionale. Le sue sorti non potevano che dipendere da quanto accadeva nello Stato più importante, la Prussia. Ma proprio in Prussia il movimento liberal-democratico conobbe un rapido declino. Il re Federico Guglielmo IV si servì del nazionalismo tedesco come di un diversivo per distogliere dagli obiettivi democratici una borghesia peraltro già spaventata dalle agitazioni sociali che nel frattempo si andavano intensificando: in estate vi furono sommosse di lavoratori a Berlino, in Slesia e a Francoforte, mentre in molte città tedesche si andavano moltiplicando le associazioni operaie. Ai primi di dicembre Federico Guglielmo sciolse il Parlamento prussiano ed emanò una costituzione assai poco liberale.
Frattanto, i lavori dell'Assemblea di Francoforte erano quasi completamente assorbiti dalle dispute sulla questione nazionale e dalla contrapposizione fra "grandi tedeschi" e "piccoli tedeschi": fautori i primi di una unione di tutti gli Stati germanici intorno all'Austria imperiale, sostenitori i secondi di uno Stato nazionale più compatto, da costruirsi sul nucleo principale del Regno di Prussia. Prevalse, dopo lunghe discussioni, la tesi "piccolo-tedesca". Ma quando, nell'aprile 1849, una delegazione dell'Assemblea si recò a Berlino per offrire al re di Prussia la corona imperiale, questi la rifiutò in quanto gli veniva offerta da un'assemblea popolare, nata da un moto rivoluzionario.
Il gran rifiuto di Federico Guglielmo segnò in pratica la fine della Costituente di Francoforte. La Prussia ritirò i suoi delegati. I rappresentanti moderati e conservatori degli Stati minori, timorosi di sviluppi rivoluzionari, si ritirarono anch'essi. Ridotta alla sola componente democratica, l'Assemblea, che nel frattempo si era trasferita a Stoccarda, fu sciolta il 18 giugno 1849 dalle truppe del governo del Württemberg.
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