8.8 Il movimento operaio dopo il '48
Le prime forme di associazioni operaie che avevano cominciato a svilupparsi in Europa già prima del '48 si rivolgevano soprattutto ai lavoratori più evoluti e meglio pagati, si collegavano spesso alla tradizione delle antiche corporazioni artigiane e si dedicavano più alla cooperazione e al mutuo soccorso fra i soci che non alle lotte rivendicative contro i datori di lavoro.
Dopo le repressioni del '48-'49, che avevano colpito i nuclei operai più combattivi, il movimento associativo fra i lavoratori appariva ovunque indebolito e per lo più lontano da nuove iniziative rivoluzionarie. Il movimento operaio inglese (l'unico che potesse vantare una struttura organizzativa ormai solida e si potesse muovere in condizioni di relativa libertà) aveva rinunciato, dopo la sconfitta del cartismo, ai progetti politici di lungo respiro, delegando agli uomini della sinistra liberale la rappresentanza parlamentare dei propri interessi. L'attività dei dirigenti operai si concentrò in compenso sul rafforzamento delle organizzazioni sindacali di mestiere (Trade Unioni), che conobbero un notevole sviluppo negli anni '50 e '60. Questo sviluppo fu coronato, nel 1868, dalla costituzione del Trade Unions Congress che riuniva i delegati di tutti i maggiori sindacati e che rappresentò da allora il nucleo basilare del movimento operaio britannico.
Molto peggiore era la situazione del movimento operaio francese, decimato nei suoi quadri più attivi dalle sconfitte del '48 e del '51. I pochi nuclei organizzati su base locale - che in parte operavano nella clandestinità, in parte profittavano degli scarsi margini di azione legale concessi dal paternalismo sociale di Napoleone III - dividevano le loro simpatie fra il comunismo insurrezionista di Auguste Blanqui e il federalismo a sfondo anarchico di Pierre Joseph Proudhon (
5.7). Mentre Blanqui rimase in carcere per quasi tutto il periodo del Secondo Impero, Proudhon continuò, fra il '48 e il '65 (anno della sua morte), la sua attività di pubblicista, sviluppando il progetto di una nuova società fondata sulla cooperazione spontanea fra produttori indipendenti (contadini e artigiani) e sulla libera federazione fra piccole comunità autogestite. Le teorie proudhoniane non potevano dirsi socialiste in senso stretto, basate com'erano sull'avversione a ogni forma di collettivismo; ma si inserivano in un filone libertario e autonomistico della democrazia francese (distinto da quello giacobino, cui si ispirava invece Blanqui) e si adattavano bene alla struttura sociale di un paese in cui la maggioranza dei contadini erano piccoli proprietari e in cui l'artigianato e il commercio minuto conservavano un peso notevole anche nelle città.
Per motivi analoghi, le dottrine di Proudhon ebbero una certa fortuna anche in Italia e influenzarono in modo significativo le elaborazioni dei primi teorici socialisti nel nostro paese (Pisacane, Ferrari). In Italia, peraltro, il proletariato di fabbrica era ancora pressoché inesistente e i pochi nuclei di operai e artigiani organizzati in società di mutuo soccorso subivano soprattutto l'influenza di Mazzini, fautore della cooperazione e avverso alla lotta di classe e a ogni forma di collettivismo.
Molto diversa era la situazione in Germania, dove si stava formando rapidamente una forte classe operaia e dove un movimento socialista esisteva già prima del '48. Alla fine degli anni '50, questo movimento trovò un leader abile ed autorevole in Ferdinand Lassalle. Intellettuale brillante e versatile, Lassalle basava le sue concezioni socialiste su una teoria dello sfruttamento capitalistico molto simile a quella elaborata nello stesso periodo da Marx. Ma, diversamente da Marx, credeva nella possibilità per i lavoratori di conquistare lo Stato borghese e di trasformarlo dall'interno attraverso il suffragio universale.
Per dare concreta attuazione al suo programma, Lassalle svolse nel suo paese, la Prussia, un'intensa attività politica e riuscì a fondare, nel 1863, una Associazione generale dei lavoratori tedeschi, che raccolse vaste adesioni negli Stati della Confederazione germanica, sopravvisse alla scomparsa prematura del suo fondatore (morto in duello nel '64 a meno di quarant'anni) e rappresentò il primo importante esempio di partito operaio organizzato su scala nazionale.
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