8.12 Il mondo cattolico di fronte alla società borghese
Socialisti ed anarchici non furono i soli a protestare contro le ingiustizie della società borghese e a denunciare i guasti, veri o presunti, del capitalismo industriale. Negli stessi anni in cui il movimento operaio internazionale muoveva i suoi primi passi, anche il mondo cattolico assunse, sia pure da posizioni opposte, un atteggiamento duramente critico nei confronti di una civiltà che si basava su presupposti laici e individualistici e che tendeva a relegare la religione nell'ambito delle superstizioni e delle credenze popolari.
Capofila di questa crociata ideologica fu quello stesso papa Pio IX che, subito dopo il suo insediamento, aveva suscitato tante speranze nell'opinione pubblica liberale. Scottato dalle esperienze del '48-'49, Pio IX abbandonò qualsiasi velleità innovatrice e, per il restante corso del suo lungo pontificato (morì nel 1878), si preoccupò soprattutto di riaffermare la più rigida ortodossia dottrinaria e di incoraggiare le tradizionali pratiche di devozione, soprattutto quelle relative al culto mariano. Nel 1854 fu proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione (con cui si stabiliva che la Vergine era stata concepita libera dal peccato originale). Dal 1858, la cittadina francese di Lourdes, luogo di una miracolosa apparizione della Madonna, divenne meta di ininterrotti pellegrinaggi.
Lo scontro fra la Chiesa cattolica e la cultura laico-borghese ebbe il suo culmine nel 1864, quando Pio IX emanò l'enciclica Quanta cura, nella quale accomunava in una condanna senza appello il liberalismo, la democrazia, il socialismo e l'intera civiltà moderna. Per dare maggior forza alla condanna, il papa fece pubblicare, assieme all'enciclica, una sorta di elenco - o Sillabo - degli "errori del secolo", dove erano raccolti in ottanta proposizioni tutti i princìpi basilari della tradizione illuministica e della cultura liberale ottocentesca: dalla sovranità popolare alla laicità dello Stato, alla libertà di stampa e di opinione.
La pubblicazione del Sillabo suscitò sorpresa e scalpore in tutta Europa, anche fra i cattolici e i loro alleati: Napoleone III, ad esempio, proibì la diffusione del documento in Francia, in quanto lo giudicava imbarazzante e altamente nocivo alla causa della convivenza fra Chiesa e Stato. La frattura si allargò ulteriormente pochi anni dopo, quando, nel Concilio Vaticano I conclusosi nell'estate del 1870, Pio IX fece proclamare il dogma dell'infallibilità del papa nelle sue pronunce ufficiali in materia di fede e di morale. Una decisione che rafforzava l'autorità del pontefice nei confronti dell'episcopato e che anche per questo non piacque ai governi degli Stati cattolici, accentuando così l'isolamento della Santa Sede. Quando, nel settembre 1870, le truppe italiane entrarono in Roma, nessuno dei governi europei si mosse per salvare il potere temporale del papa.
Mentre i vertici vaticani inseguivano il sogno di un impossibile ritorno all'antico e si impegnavano in una battaglia puramente negativa contro la civiltà del tempo, continuavano a manifestarsi nel mondo cattolico tendenze che cercavano di adeguare in qualche modo la presenza della Chiesa alle trasformazioni della società. La condanna intransigente della civiltà borghese, se schiacciava e riduceva al silenzio le correnti cattolico-liberali, lasciava in compenso un certo spazio ai movimenti cristiano-sociali che si svilupparono in questo periodo in Belgio, in Francia, in Austria e soprattutto in Germania, grazie all'opera dell'arcivescovo di Magonza Wilhelm Emmanuel von Ketteler.
Critico severo dell'individualismo borghese, Ketteler sostenne la necessità di porre limiti al diritto di proprietà e denunciò gli aspetti più dolorosi della condizione operaia. Pur restando nel solco della tradizione cattolica (e ispirandosi al pensiero di San Tommaso e all'esperienza delle corporazioni medievali), l'insegnamento di Ketteler conteneva alcune significative novità. Non si limitava infatti a fare appello alla pietà e al senso di responsabilità delle classi più elevate, ma invocava l'intervento dello Stato, sotto forma di leggi e iniziative assistenziali a favore dei lavoratori, e auspicava lo sviluppo della cooperazione e del mutuo soccorso fra i lavoratori stessi. Su questa base si realizzarono, soprattutto nei paesi dell'Europa centrale, i primi esperimenti di moderno associazionismo cattolico, fondato sulle unioni di mestiere, sulle cooperative, sulle casse rurali e artigiane: una rete organizzativa che, adeguatamente sviluppata, avrebbe in seguito permesso ai movimenti cattolici di contare su una propria base organizzata, non solo fra i ceti rurali ma anche fra i lavoratori urbani (soprattutto artigiani), e di contendere il passo ai socialisti sul terreno degli organismi di massa.
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