9.4 L'Impero asburgico
Sopravvissuto alle tempeste del '48-'49 grazie alla tenuta della sua struttura burocratico-militare, lo Stato plurinazionale degli Asburgo d'Austria tentò di riorganizzarsi, negli anni '50, sulla base del vecchio sistema assolutistico. La costituzione concessa nel '49, e mai realmente applicata, fu revocata nel 1851. Il potere tornò a concentrarsi nelle mani dell'imperatore e dei suoi ministri, ridotti al ruolo di fiduciari del sovrano. L'apparato poliziesco fu rafforzato con la creazione di nuovi reparti specificamente preposti alla repressione del dissenso politico. Il centralismo amministrativo fu rafforzato e la burocrazia sempre più "germanizzata" (il tedesco divenne l'unica lingua ufficiale dell'Impero).
Il centralismo burocratico, per quanto efficiente, non poteva però risolvere - anzi contribuiva a esasperare - il problema fondamentale della monarchia asburgica: la coesistenza all'interno dell'Impero di diverse nazionalità, ciascuna con la propria lingua, le proprie tradizioni e le proprie aspirazioni all'autonomia. Le vicende del '48 avevano nel complesso aggravato queste fratture. Anche l'aristocrazia, tradizionale puntello dell'Impero, era divisa fra i diversi gruppi nazionali e, soprattutto nelle province orientali, era stata danneggiata dall'abolizione della servitù della gleba. Questa misura aveva invece giovato ai contadini, che avevano potuto riscattare le terre pagando indennizzi relativamente modesti e che da allora avrebbero finito col costituire il sostegno più sicuro per la monarchia. L'altro pilastro su cui poggiò la restaurazione assolutistica di Francesco Giuseppe fu l'alleanza con la Chiesa cattolica. Fra il 1850 e il 1855 - anno in cui fu stipulato un concordato fra l'Impero e la Santa Sede - il sistema di controllo statale sull'attività della Chiesa, che risaliva ai tempi di Giuseppe II, fu completamente smantellato. I gesuiti furono riammessi nell'Impero e il clero si vide riconosciuti ampi poteri in materia di insegnamento e di censura.
Appoggiandosi sulla Chiesa e sui contadini e puntando le sue carte sul centralismo burocratico, la monarchia sacrificò le esigenze della borghesia produttiva (soprattutto quella delle zone più progredite, come la Boemia e la Lombardia), chiamata a pagare i costi di un imponente apparato amministrativo e militare e al tempo stesso delusa nelle sue aspirazioni nazionali. L'Impero mancò in sostanza l'appuntamento con lo sviluppo economico degli anni '50 e '60, senza peraltro riuscire a mantenere il ruolo di primissimo piano che aveva prima del '48 nel concerto delle potenze europee. Due successive sconfitte militari - nel '59 contro la Francia e il Piemonte e nel '66 contro la Prussia e l'Italia - segnarono l'irreversibile declino della potenza asburgica e determinarono nuovi assestamenti interni nella compagine dell'Impero.
Il più importante fu quello avvenuto nel 1867, quando, all'indomani della sconfitta con la Prussia che aveva segnato l'espulsione dell'Austria dalla Confederazione germanica, Francesco Giuseppe decise di venire a patti con la sempre irrequieta componente magiara. L'Impero fu diviso in due Stati, l'uno austriaco e l'altro ungherese, uniti fra loro nella persona del sovrano (imperatore d'Austria e re d'Ungheria), ma ciascuno con un proprio parlamento e un proprio governo, salvo che per gli affari di interesse comune (esteri, guerra e finanze). Col "compromesso" del '67, l'Impero asburgico - da ora in poi austro-ungarico - riusciva a tamponare la sua crisi. Ma al tempo stesso poneva le premesse dei problemi che lo avrebbero travagliato nei successivi cinquant'anni. Accordandosi col gruppo nazionale più forte e più compatto, il potere imperiale scontentava i gruppi più deboli: in particolare gli slavi del Sud, che lo avevano aiutato a superare la crisi del '48-'49 e che ora, inclusi nella parte ungherese dell'Impero, erano costretti a subire l'egemonia dei magiari. E questo accadeva proprio nel momento in cui la crescita della potenza prussiana obbligava la monarchia asburgica a spostare il centro dei suoi interessi verso l'area danubiano-balcanica.
Torna all'indice