9.7 L'ascesa della Prussia
Nel 1849 la monarchia prussiana aveva mancato l'occasione per mettersi alla testa della rivoluzione borghese e realizzare su questa base l'unificazione nazionale della Germania. Nel corso del decennio successivo, però, la Prussia poté riproporre con autorità la sua candidatura alla guida della nazione tedesca, fidando soprattutto sulla forza trainante del suo sviluppo industriale e sulla stretta integrazione della sua economia con quella degli altri Stati tedeschi, uniti fin dal 1834 in una Lega doganale (Zollverein) da cui era invece esclusa l'Austria. Già negli anni '50 - lo abbiamo visto nel cap. 8 - l'industria tedesca si era sviluppata con un ritmo che non aveva uguali in Europa.
Lo sviluppo dell'industria e la correlativa crescita di una forte borghesia urbana si concentrarono soprattutto nella parte occidentale dello Stato prussiano, cioè nella Renania-Westfalia. Nei territori a est dell'Elba che costituivano il nucleo originario del regno degli Hohenzollern, resisteva ancora un'economia prevalentemente agricola, basata sulla grande proprietà terriera. L'abolizione degli ordinamenti feudali non aveva scalfito il potere dei nobili latifondisti, gli Junker. Questi formavano un gruppo sociale ristretto e compatto (erano non più di 25.000), fortemente conservatore nelle abitudini e nelle inclinazioni politiche, ed esercitavano un peso preponderante nella vita dello Stato: non solo fornivano la quasi totalità degli ufficiali di carriera, ma occupavano anche i più alti gradi dell'amministrazione statale. Lo stesso sistema elettorale rimasto in vigore dopo il '48 - che divideva i cittadini in tre classi in ragione della loro capacità contributiva e assegnava a ciascuna classe un ugual numero di deputati - assicurava agli Junker una rappresentanza sproporzionata alla loro consistenza numerica. Il Parlamento era peraltro fornito di poteri assai scarsi e non esercitava un reale controllo sull'attività del governo, responsabile esclusivamente di fronte al sovrano.
La mancata evoluzione delle istituzioni in senso liberal-parlamentare e la presenza ai vertici dello Stato di un ceto di aristocratici-proprietari terrieri non ebbero però sulla società tedesca gli effetti negativi, per il progresso economico e civile, che ebbero in Russia e nell'Impero asburgico. Al contrario, autoritarismo politico e conservatorismo sociale si rivelarono componenti essenziali di quella "via prussiana" allo sviluppo che avrebbe finito col costituire una sorta di modello, alternativo a quello britannico, per i paesi "secondi arrivati" sulla via dell'industrializzazione. Questo accadde anche perché in Germania esistevano elementi di modernità sconosciuti agli altri paesi dell'Europa centro-orientale: un efficiente sistema di comunicazioni interne (strade, canali) che facilitavano gli scambi commerciali; una rete ferroviaria relativamente sviluppata; un'alta diffusione dell'istruzione elementare - eredità della tradizione protestante e del dispotismo illuminato settecentesco -, che poneva la Prussia all'avanguardia in questo settore e che rappresentò un fattore decisivo per i successi della Germania nel campo economico come in quello militare. A tutto ciò si aggiunga la forza di una tradizione nazionale tedesca che traeva origine dalle guerre contro Napoleone I e dalla grande cultura romantica e idealistica del primo '800.
Si capirà allora come il tradizionalismo degli Junker e le aspirazioni nazionali della borghesia finissero col trovare un terreno di convergenza nella politica di potenza dello Stato prussiano e nel suo necessario complemento: lo sviluppo di un'adeguata forza militare.
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