13.5 L'Inghilterra di Gladstone e Disraeli
Gli anni '70 erano cominciati in Inghilterra, sotto il governo di Gladstone, all'insegna del liberalismo, delle riforme e della prosperità economica. Nonostante una fase di relativo ristagno, cominciata nel 1873, e nonostante la sempre più agguerrita concorrenza dei nuovi Stati industriali - Germania e Stati Uniti in primo luogo - la Gran Bretagna rimase fino alla fine del secolo la prima potenza economica mondiale e la sua popolazione godette di un tenore di vita superiore a quello di tutti gli altri paesi, con l'unica eccezione degli Stati Uniti. All'immagine di prosperità e di potenza offerta dal Regno Unito contribuiva non poco la grande espansione coloniale che, come vedremo meglio più avanti, ebbe negli ultimi decenni dell'800 un'ulteriore, decisiva spinta.
Il periodo aureo dell'imperialismo britannico ebbe inizio dopo il 1874, col ritorno al potere del leader dei tories, Benjamin Disraeli. Come già aveva tentato di fare nel decennio precedente, Disraeli diede un'impronta tutta personale alla politica del suo paese. Mutò gli indirizzi e lo stile della politica estera - che Gladstone aveva voluto ancorata agli ideali del liberalismo e al principio di nazionalità - e la rese più consona al clima "bismarckiano" allora dominante in Europa. Diede una decisa priorità alla politica coloniale, in particolare al consolidamento dei possedimenti indiani (fu sua l'iniziativa di proclamare la regina Vittoria imperatrice dell'India). Ma, per la sua politica imperiale, cercò anche il consenso delle masse popolari, non esitando a entrare in concorrenza con i liberali sul terreno delle riforme sociali, come aveva fatto dieci anni prima su quello della riforma elettorale. Sotto il suo governo furono approvati importanti provvedimenti in materia di assistenza ai lavoratori (leggi sulla salute pubblica e sulle case operaie) e le Trade Unions poterono giovarsi della caduta di numerose restrizioni al diritto di sciopero. L'esperimento di conservatorismo popolare fu però interrotto dalle elezioni del 1880. Le perduranti difficoltà dell'economia, alcuni insuccessi coloniali in Sud Africa, l'appassionata campagna dei liberali per l'indipendenza dei popoli balcanici (e contro l'appoggio fornito dal governo conservatore alla Turchia) provocarono la sconfitta di Disraeli, che morì un anno dopo.
Tornato al potere, William Gladstone corresse parzialmente le linee della politica estera britannica, soprattutto in materia di questione d'Oriente, pur senza mutarne l'indirizzo imperialistico (fu lui a decidere, nel 1882, l'intervento inglese in Egitto). Il leader liberale cercò inoltre di riqualificare l'azione del suo partito sul tradizionale terreno delle riforme politiche. Una nuova legge approvata nel 1884 allargò il corpo elettorale, comprendendovi la maggioranza dei lavoratori agricoli in larga parte esclusi dalla legislazione precedente.
Sul piano delle riforme, però, la seconda esperienza di governo di Gladstone fu, nel complesso, meno feconda della prima. Impegnato duramente sul terreno della politica estera, il ministero liberale dovette inoltre dedicare buona parte delle sue energie alla questione irlandese. L'Irlanda era divisa da secoli dal resto del Regno Unito a causa della sua fedeltà al cattolicesimo; rimasta esclusa dalla rivoluzione industriale che aveva trasformato l'Inghilterra, era costretta a fare esclusivo affidamento su un'agricoltura povera e condotta con sistemi arretrati da proprietari assenteisti (in buona parte inglesi e protestanti). Le condizioni dell'Irlanda si aggravarono alla fine degli anni '70, in conseguenza della generale crisi che allora colpì l'intero mondo agricolo europeo soprattutto nei suoi settori più arretrati. La reazione del movimento nazionale irlandese si espresse sia in una recrudescenza delle azioni terroristiche condotte dall'ala estremista e repubblicana (già da tempo organizzata nella società segreta dei Feniani), sia in una intensa pressione esercitata in Parlamento dalla rappresentanza irlandese per ottenere che fosse posto all'ordine del giorno il problema dell'autonomia dell'isola.
Per fronteggiare questa pressione - resa più efficace dal sistematico ricorso alle tecniche ostruzionistiche - Gladstone tentò dapprima la strada della riforma agraria, varando nel 1881 una legge (Land Act) che migliorava i contratti di affitto e garantiva i piccoli fittavoli dal rischio dell'espulsione dal loro fondo. Ma successivamente si convinse che l'unica vera soluzione stava nella concessione all'Irlanda di un'ampia autonomia politica. Quando però, nel 1886, presentò in Parlamento il suo progetto di Home Rule (autogoverno), Gladstone dovette affrontare non solo la scontata opposizione dei conservatori, ma anche la ribellione di una parte consistente del suo stesso partito. Fra i ribelli, oltre a numerosi rappresentanti dell'ala moderata, c'era anche l'ex sindaco di Birmingham Joseph Chamberlain, principale esponente della corrente di sinistra, quella che vantava i più solidi legami con l'elettorato operaio. Come sindaco di un grande centro industriale, aveva realizzato, primo in Europa, la municipalizzazione di numerosi servizi pubblici. Come uomo di partito, si era fatto promotore di un più stretto collegamento fra le associazioni liberali locali e di una loro trasformazione da semplici comitati elettorali in organismi permanenti: aveva cioè cercato di dare al gruppo whig la struttura di un moderno partito di massa. La secessione degli unionisti - detti così in quanto contrari all'autonomia irlandese - fece fallire il progetto di Home Rule e provocò la caduta del governo Gladstone che, costretto a sciogliere la Camera, fu battuto seccamente nelle elezioni del 1886. L'apporto del gruppo unionista consentì ai tories di rinnovare il tentativo, che era stato già di Disraeli, di combinare il nazionalismo con una certa dose di riformismo sociale e di procurare alla politica imperialistica il sostegno di una consistente base di massa.
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