15.5 L'espansione in Nord Africa
I primi atti della nuova espansione, che contribuirono in buona parte a innescare la gara di conquista che seguì, furono l'occupazione francese della Tunisia, nel 1881, e quella inglese dell'Egitto nell'anno successivo. Le due vicende furono strettamente collegate e presentarono non poche affinità. In entrambi i paesi, che nominalmente dipendevano ancora dall'Impero ottomano, anche se i loro governanti (il bey di Tunisi e il khedivè d'Egitto) avevano da tempo acquisito un'indipendenza di fatto, le potenze europee avevano consistenti interessi economici e strategici. La Tunisia rientrava nella sfera di influenza rivendicata dalla Francia, già padrona della vicina Algeria, ma subiva anche l'ipoteca di consistenti interessi italiani. L'Egitto era anch'esso oggetto dell'influenza francese, che risaliva al periodo napoleonico, ma aveva acquistato un'importanza fondamentale per la Gran Bretagna dopo che, nel 1869, era stato aperto il canale di Suez, principale via di comunicazione con l'India e l'Estremo Oriente, e più ancora dopo che, nel 1875, il governo inglese aveva rilevato da quello egiziano un'importante quota azionaria della Compagnia del canale.
Negli anni '70, sia l'Egitto sia la Tunisia si erano lanciati in ambiziosi programmi di modernizzazione, che avevano finito però, causa la scarsezza di risorse proprie e l'inefficienza di amministrazioni corrotte, col dissestare le finanze dei due paesi, col costringere i governi ad aumentare la pressione fiscale (suscitando così il malcontento delle popolazioni) e col far salire a livelli altissimi il debito nei confronti delle banche europee. Per tutelarsi contro il rischio di una bancarotta, Francia e Inghilterra, principali paesi creditori, imposero dapprima la costituzione di commissioni internazionali di controllo sulle finanze dei due paesi, screditando così ulteriormente i governi locali; quindi scelsero la strada dell'intervento militare.
La prima a muoversi fu la Francia che, avendo avuto mano libera dalle altre grandi potenze nel congresso di Berlino del '78, trasse pretesto da un incidente avvenuto nella primavera del 1881 alla frontiera con l'Algeria per inviare un contingente militare a Tunisi e costringere il bey a sottomettersi a un regime di protettorato.
Gli avvenimenti tunisini ebbero immediate ripercussioni in Egitto, dove la nascita di un forte movimento nazionalista, guidato da un colonnello di nome Arabi Pascià, parve mettere in pericolo non solo il recupero dei crediti esteri, ma anche il controllo internazionale sul canale di Suez. Nell'estate del 1882, in seguito allo scoppio di moti antieuropei ad Alessandria, il governo inglese, allora presieduto da Gladstone, inviò in Egitto un corpo di spedizione che sconfisse le truppe guidate da Arabi Pascià e assunse il controllo del paese. Da allora l'Egitto, pur conservando la sua indipendenza formale (non fu infatti stabilito un vero e proprio protettorato), divenne di fatto una semicolonia britannica.
Dall'Egitto, gli inglesi si trovarono ben presto impegnati nel vicino Sudan, un vastissimo territorio sotto il controllo egiziano, dove era scoppiata una rivolta capeggiata dal Mahdi (profeta) Mohammed Ahmed, una straordinaria figura carismatica di integralista islamico, fautore di una teocrazia musulmana allargata a tutto il mondo arabo. Appoggiato dalla setta religiosa dei dervisci, il Mahdi lanciò le tribù sudanesi in una guerra santa contro le forze anglo-egiziane, sconfiggendole a più riprese, conquistando nel 1885 la città di Khartum e fondando un proprio Stato che gli inglesi sarebbero riusciti a rovesciare solo nel 1898.
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