15.6 La spartizione dell'Africa nera
L'azione unilaterale dell'Inghilterra in Egitto provocò il risentimento della Francia, suscitando tra le due potenze una rivalità destinata a durare per quasi un ventennio, e contribuì a scatenare la corsa alla conquista dell'Africa nera. L'impegno con cui i governi europei, che fin allora si erano completamente disinteressati dell'entroterra africano, si diedero a sostenere i disegni di espansione delle compagnie commerciali (nel caso dell'Inghilterra), le iniziative dei comandanti militari (nel caso della Francia) o i progetti di esploratori intraprendenti (nel caso della Germania e del Belgio) fu anche il riflesso di una più generale rivalità fra le potenze.
I primi contrasti si delinearono nel bacino del Congo. Qui re Leopoldo II del Belgio, dietro la copertura di una Associazione internazionale africana, fondata nel 1876 con scopi apparentemente umanitari (evangelizzazione e lotta contro la tratta degli schiavi), si era costruito una sorta di impero personale. Dopo la scoperta di importanti giacimenti minerari nella regione del Katanga, il sovrano belga cercò di consolidare il suo dominio attraverso uno sbocco sull'Atlantico; ma suscitò l'opposizione del Portogallo, che rivendicava la foce del Congo per la contiguità con la sua vecchia colonia dell'Angola.
La questione del Congo fu oggetto di una conferenza internazionale che fu convocata a Berlino per iniziativa di Bismarck nel 1884-85. La conferenza, oltre a dare una prima sanzione alla spartizione dell'Africa, codificò le norme che avrebbero dovuto regolarla anche nell'avvenire. Il principio adottato fu quello della effettiva occupazione, ufficialmente notificata agli altri Stati, come unico titolo atto a legittimare il possesso di un territorio. Questo principio, che avrebbe dovuto limitare i conflitti e impedire rivendicazioni arbitrarie, lasciava in realtà larghi margini di incertezza (ai tempi del congresso di Berlino le "occupazioni effettive" si limitavano spesso a poche stazioni commerciali situate nelle zone costiere) ed ebbe anche l'effetto di accelerare la corsa all'occupazione di territori ritenuti di qualche interesse economico o strategico.
In concreto, la conferenza riconobbe la sovranità personale di re Leopoldo sullo Stato libero del Congo - un paradossale eufemismo per indicare quella che fu, per il trattamento delle popolazioni e lo sfruttamento delle risorse, una delle forme più rapaci e disumane di dominio coloniale - e gli assegnò un piccolo sbocco sull'Atlantico. Alla Francia andarono i territori sulla riva destra del fiume (l'attuale Repubblica popolare del Congo). In Africa occidentale, la Germania, ultima arrivata nella corsa alle colonie, si vide riconosciuto il protettorato sul Togo e sul Camerun. L'Inghilterra ebbe il controllo del basso Niger (l'attuale Nigeria), mentre la Francia si assicurò il possesso dell'alto corso del fiume. Partendo da questa regione, in dieci anni di sanguinose guerre di conquista contro gli Stati musulmani del Sahara, i francesi riuscirono ad assicurarsi il possesso di territori immensi, anche se in gran parte desertici, che si estendevano dall'Atlantico al Sudan, dal bacino del Congo al Mediterraneo.
La Gran Bretagna non si oppose alle conquiste francesi, che considerava di scarso interesse, e concentrò invece le sue mire sull'Africa sudorientale, importante per il controllo dell'Oceano Indiano (e dunque per la sicurezza dell'India). Fra il 1885 e il 1895, partendo dalla Colonia del Capo e agendo per lo più in appoggio alle iniziative delle grandi compagnie private (come la British South Africa Company o la Imperial British East Africa Company), gli inglesi risalirono il continente fino al bacino dello Zambesi e al lago Niassa, mentre più a nord si impadronivano del Kenya e dell'Uganda, ossia dei territori compresi fra le sorgenti del Nilo, il lago Vittoria e l'Oceano Indiano. La tendenza era quella di saldare i possedimenti inglesi a sud dell'equatore con quelli della regione del Nilo, assicurandosi un dominio ininterrotto dall'estremità meridionale a quella settentrionale del continente. Questo disegno, però, si scontrava con la presenza della Germania che dal 1885 si era assicurata il controllo del Tanganika, a sud del lago Vittoria. Il contrasto fu regolato da un accordo nel 1890: l'Inghilterra riconobbe l'Africa orientale tedesca, rinunciando al sogno del dominio "dal Capo al Cairo", ricevendo in compenso l'isola di Zanzibar, nodo importantissimo delle rotte commerciali nell'Oceano Indiano, e ottenendo di tener lontana la Germania dalla regione dell'alto Nilo, considerata essenziale per il controllo dell'Egitto.
Ma proprio in questa regione gli inglesi si trovarono in rotta di collisione con i francesi che, nella loro marcia dalla costa atlantica verso l'interno dell'Africa, si erano spinti fino al Sudan. Nel settembre del 1898, un contingente dell'esercito britannico, allora impegnato nella riconquista del Sudan, si incontrò con una colonna francese che aveva occupato la fortezza di Fascioda sul Nilo. L'incontro rischiò di trasformarsi in un conflitto dalle conseguenze imprevedibili. Ma il governo francese, che non era preparato a una guerra, acconsentì a ritirare le sue truppe e ad accantonare le sue mire sulla regione. Ne seguì una distensione nei rapporti franco-inglesi, che avrebbe poi aperto la strada a una più stretta intesa fra le due potenze.
All'inizio del '900, la spartizione dell'Africa era pressoché completa. Oltre alla piccola repubblica di Liberia - che era stata fondata nel 1822 sulla costa atlantica da ex schiavi neri degli Stati Uniti - restavano indipendenti solo l'Impero etiopico e, ancora non per molto, la Libia e il Marocco. Tutto il resto del continente era diviso in colonie e in protettorati (di nome o di fatto), separati fra loro da confini spesso arbitrari, tracciati sulla carta geografica (magari in corrispondenza di meridiani e paralleli) senza tenere alcun conto delle divisioni tribali e delle preesistenti realtà etnico-linguistiche. Questi confini erano destinati tuttavia ad essere conservati anche nel momento in cui quelle entità composite e artificiose si sarebbero trasformate in Stati indipendenti.
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