21.14 La Società delle nazioni
L'Europa uscita dalla conferenza di Parigi contava dunque ben otto nuovi Stati sorti dalle rovine dei vecchi imperi. Ad essi si sarebbe aggiunto, nel 1921, lo Stato libero d'Irlanda, cui la Gran Bretagna si risolse infine a concedere un regime di semi-indipendenza, anche se con l'esclusione dell'Ulster protestante. Il problema che a questo punto si poneva ai vincitori era quello di garantire la sopravvivenza del nuovo assetto territoriale, reso delicato dalla proliferazione degli Stati indipendenti e dalla scomparsa di alcuni fra i pilastri del vecchio equilibrio prebellico. Nelle intenzioni di Wilson - e nelle speranze di tutti i pacifisti - ad assicurare il rispetto dei trattati e la salvaguardia della pace avrebbe dovuto provvedere la
Società delle nazioni, la cui istituzione, già proposta nei "quattordici punti", fu ufficialmente accettata, sotto la pressione degli Stati Uniti, da tutti i partecipanti alla conferenza di Versailles.
Il nuovo organismo sovranazionale, che prevedeva nel suo statuto la rinuncia da parte degli Stati membri alla guerra come strumento di soluzione dei contrasti, il ricorso all'arbitrato, l'adozione di sanzioni economiche nei confronti degli Stati aggressori, non aveva precedenti nella storia delle relazioni internazionali. Ma nasceva minato in partenza da profonde contraddizioni, più grave di tutte l'esclusione iniziale dei paesi sconfitti e della Russia: un'esclusione che, limitando la rappresentatività dell'organizzazione, ne comprometteva anche la capacità operativa, già problematica per l'assenza di un'efficiente struttura decisionale e di un reale potere di dissuasione.
Ma il colpo più grave e inatteso la Società delle nazioni lo ricevette proprio dagli Stati Uniti, cioè dal paese che avrebbe dovuto costituirne il principale pilastro. Interpretando gli orientamenti dell'opinione pubblica americana - che non vedeva di buon occhio un eccessivo coinvolgimento del paese nelle vicende europee - il Senato degli Stati Uniti respinse nel marzo 1920 l'adesione alla Società delle nazioni e fece cadere anche l'impegno assunto da Wilson circa la garanzia dei nuovi confini franco-tedeschi. Wilson, gravemente ammalato, non si ripresentò alle elezioni presidenziali del novembre 1920, che videro la netta vittoria dei repubblicani. Cominciava per gli Stati Uniti una stagione di isolazionismo, ossia di rifiuto delle responsabilità mondiali e di ritorno a una sfera di interessi continentale. Quanto alla Società delle nazioni, essa finì con l'essere egemonizzata da Gran Bretagna e Francia e non fu in grado di prevenire nessuna delle crisi internazionali che costellarono gli anni fra le due guerre mondiali.
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