29.4 L'intervento dell'Italia
Nell'estate del '39, l'Italia era stata colta di sorpresa dal precipitare della crisi. E, allo scoppio delle ostilità, non aveva potuto far altro che annunciare la propria non belligeranza, giustificando l'inadempienza agli impegni del patto d'acciaio con l'impreparazione ad affrontare una guerra di lunga durata. In effetti, l'equipaggiamento delle forze armate, già scarso e antiquato, era stato ulteriormente impoverito dalle imprese in Etiopia e in Spagna. Insufficienti erano anche le scorte di materie prime, per le quali l'Italia dipendeva cronicamente dalle importazioni estere.
Il crollo repentino della Francia valse però a spazzar via le ultime esitazioni di Mussolini - deciso a non consentire che l'Italia restasse spettatrice nel conflitto - e a vincere le resistenze di quei settori della classe dirigente che fin allora si erano mostrati meno favorevoli alla guerra: il re, i gerarchi dell'ala "moderata", gli industriali (che commerciavano vantaggiosamente con tutti gli Stati belligeranti), gli stessi vertici militari. Anche l'opinione pubblica, prima avversa alla guerra e all'alleanza con la Germania, cambiò orientamento di fronte alla prospettiva di una vittoria da ottenersi con pochissimo sforzo (lo stesso Mussolini, in privato, parlò di "qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace"). Il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, il duce annunciava a una folla plaudente l'entrata in guerra dell'Italia "contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente".
L'offensiva sulle Alpi, sferrata il 21 giugno in condizioni di netta superiorità numerica contro un avversario praticamente già sconfitto (il 22 la Francia firmava l'armistizio con la Germania), si risolse però in una grossa prova di inefficienza: la penetrazione in territorio francese fu limitatissima e le perdite relativamente ingenti (5000 fra morti e feriti). L'armistizio subito richiesto dalla Francia e firmato il 24 giugno prevedeva solo qualche minima rettifica di confine, oltre alla smilitarizzazione di una fascia di territorio francese profonda 50 chilometri.
Le cose non andarono meglio contro gli inglesi. Nel Mediterraneo la flotta italiana subì, in luglio, due successive sconfitte da quella britannica (sulle coste della Calabria e nei pressi di Creta). In Africa settentrionale, l'attacco lanciato in settembre dal territorio libico contro l'Egitto dovette arrestarsi ben presto per l'insufficienza dei mezzi corazzati. Un'offerta di aiuto da parte della Germania fu respinta da Mussolini, preoccupato di sottrarsi alla tutela del più potente alleato e convinto che l'Italia dovesse combattere una sua guerra, parallela a quella tedesca (e non coincidente con essa). Una guerra che le forze armate italiane non erano però in grado di combattere, come gli avvenimenti dei mesi successivi avrebbero ampiamente dimostrato.
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