32.4 La crisi dell'unità antifascista
I due anni che vanno dalle elezioni per la Costituente (2 giugno '46) alle consultazioni politiche del 18 aprile '48 furono decisivi per la storia della neonata Repubblica. Fu questo il periodo in cui l'Italia definì il suo nuovo assetto istituzionale col varo della Costituzione, riorganizzò la propria economia secondo i modelli tipici dei sistemi capitalistici occidentali, si diede infine un equilibrio politico destinato a resistere per molti anni e a riflettersi immediatamente sulla collocazione internazionale del paese.
Dopo le elezioni per la Costituente, democristiani, socialisti e comunisti continuarono a governare insieme; si accordarono sull'elezione del primo, e provvisorio, presidente della Repubblica, il giurista liberale
Enrico De Nicola; e diedero vita a un secondo governo De Gasperi, basato sull'accordo fra i tre partiti di massa. Ma la coabitazione al governo non eliminava i motivi di contrasto fra la Dc e le sinistre. Contrasti originati, da un lato, dall'inasprirsi dello scontro sociale, dall'altro dal profilarsi della guerra fredda che contribuì a esasperare le divisioni politiche già esistenti. Mentre la Dc tendeva sempre più ad assumere il ruolo di garante dell'ordine sociale e della collocazione del paese nel campo occidentale, i comunisti, pur evitando iniziative di aperta rottura, si ponevano più risolutamente alla testa delle lotte operaie e contadine (per il salario, per l'occupazione, per la terra) e accentuavano il loro allineamento all'Urss.
A fare le spese di questa radicalizzazione fu soprattutto il Partito socialista. Alla fine del '46 si erano delineati in seno al Psiup due schieramenti contrapposti. Il primo, che faceva capo a Nenni, voleva mantenere al partito i suoi caratteri classisti e rivoluzionari, era favorevole all'"unità d'azione" col Pci e puntava, a livello internazionale, su un'impossibile alleanza fra l'Urss e le sinistre occidentali. Il secondo schieramento, che era guidato da
Giuseppe Saragat, si batteva invece per un allentamento dei legami col Pci e non nascondeva la sua ostilità verso il comunismo sovietico e la politica staliniana nell'Europa dell'Est. Nel gennaio 1947, in occasione del XXV congresso del partito, che si teneva a Roma, i seguaci di Saragat decisero di abbandonare il Psiup (che riassunse il vecchio nome di Psi) e si riunirono a Palazzo Barberini per fondare un nuovo partito, che si chiamò Partito socialista dei lavoratori italiani (Psli) e che, qualche anno più tardi, avrebbe assunto il nome di Partito socialdemocratico italiano (Psdi).
La scissione di Palazzo Barberini, se nell'immediato provocò una crisi di governo, per il ritiro dei rappresentanti del Psli, e la formazione di un nuovo gabinetto tripartito (Dc, Psi, Pci) presieduto da De Gasperi, in realtà finì col dare maggior libertà d'azione a una Democrazia cristiana sempre più insofferente della "coabitazione forzata" con le sinistre. In maggio, traendo spunto dai contrasti in seno alla coalizione, De Gasperi aprì la crisi e formò un governo di soli democristiani, rafforzato dall'apporto di "tecnici". Si chiudeva così, con i cattolici al potere e le sinistre all'opposizione, la fase della collaborazione governativa fra i tre partiti di massa.
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