1. La Restaurazione e il Romanticismo
    1. La Restaurazione e i suoi limiti
    2. Il congresso di Vienna e il nuovo assetto europeo
    3. La Santa alleanza
    4. La Restaurazione in Europa
    5. La Restaurazione in Italia
    6. Gli aspetti sociali della Restaurazione
    7. La cultura del Romanticismo
    8. Romanticismo e politica
    9. Sommario
  2. Le rivoluzioni europee degli anni '20
    1. Liberalismo, democrazia, principio nazionale
    2. Le società segrete
    3. La rivoluzione in Spagna e in Italia meridionale
    4. I moti del '21 in Piemonte
    5. Interventi militari e repressioni
    6. Il moto decabrista in Russia
    7. L'indipendenza greca
    8. Sommario
  3. America Latina e Stati Uniti
    1. Le due rivoluzioni americane
    2. L'indipendenza dell'America Latina
    3. L'America Latina dopo l'indipendenza
    4. Lo sviluppo degli Stati Uniti: la frontiera e la democrazia
    5. L'espansione territoriale degli Stati Uniti
    6. Sommario
  4. Il 1830 e il nuovo assetto europeo
    1. La seconda ondata rivoluzionaria
    2. La rivoluzione di luglio in Francia
    3. La rivoluzione di luglio e l'Europa
    4. La monarchia borghese di Luigi Filippo
    5. L'Inghilterra nell'età delle riforme
    6. Le monarchie autoritarie
    7. Gli equilibri internazionali fra il 1830 e il 1848
    8. Sommario
  5. Industrializzazione, classe operaia, socialismo
    1. L'economia europea nel primo '800: la continuità col passato
    2. I fattori dinamici
    3. L'industrializzazione dell'Europa continentale
    4. La formazione della classe operaia
    5. I nuovi sviluppi del liberalismo
    6. Cattolicesimo liberale e cattolicesimo sociale
    7. Il pensiero socialista
    8. Marx, Engels e il "Manifesto dei comunisti"
    9. Sommario
  6. Il Risorgimento italiano
    1. Risorgimento e storia d'Italia
    2. I moti del 1831
    3. Mazzini e la Giovine Italia
    4. Le iniziative mazziniane
    5. L'evoluzione degli Stati italiani
    6. Le nuove correnti politiche: moderatismo, neoguelfismo, federalismo
    7. Il biennio delle riforme (1846-47)
    8. Sommario
  7. Le rivoluzioni del 1848
    1. Una rivoluzione europea
    2. La rivoluzione di febbraio in Francia
    3. La parabola della Seconda Repubblica
    4. La rivoluzione nell'Impero asburgico
    5. La rivoluzione in Germania e l'Assemblea di Francoforte
    6. La rivoluzione in Italia
    7. La prima guerra di indipendenza
    8. Lotte democratiche e restaurazione conservatrice
    9. La Francia dalla Seconda Repubblica al Secondo Impero
    10. Sommario
  8. Società borghese e movimento operaio
    1. La borghesia europea
    2. Ottimismo borghese e cultura positiva
    3. Lo sviluppo economico
    4. La rivoluzione dei trasporti e dei mezzi di comunicazione
    5. La città moderna
    6. Il mondo delle campagne
    7. Il proletariato urbano
    8. Il movimento operaio dopo il '48
    9. Marx e "Il Capitale"
    10. L'Internazionale dei lavoratori
    11. Bakunin, Marx e la crisi dell'Internazionale
    12. Il mondo cattolico di fronte alla società borghese
    13. Sommario
  9. La lotta per l'egemonia continentale e l'unità tedesca
    1. La crisi dell'equilibrio europeo
    2. L'Inghilterra liberale
    3. La Russia di Alessandro II
    4. L'Impero asburgico
    5. La Francia del Secondo Impero
    6. Le guerre di Napoleone III
    7. L'ascesa della Prussia
    8. Bismarck e la guerra austro-prussiana
    9. La guerra franco-prussiana e l'unificazione tedesca
    10. La Comune di Parigi
    11. Sommario
  10. L'unità d'Italia
    1. La seconda restaurazione
    2. L'esperienza liberale in Piemonte
    3. Cavour
    4. Il Piemonte di Cavour: l'evoluzione politica e lo sviluppo economico
    5. La ripresa dell'azione mazziniana
    6. Il fallimento dell'alternativa repubblicana
    7. La diplomazia di Cavour e l'alleanza con la Francia
    8. La seconda guerra di indipendenza
    9. Garibaldi e la spedizione dei Mille
    10. L'intervento piemontese e i plebisciti
    11. Unità italiana e unità tedesca
    12. Sommario
  11. L'Italia unita: Stato e società nell'età della Destra
    1. L'Italia nel 1861
    2. La classe dirigente: Destra e Sinistra
    3. Lo Stato accentrato, il Mezzogiorno, il brigantaggio
    4. La politica economica: i costi dell'unificazione
    5. La questione romana e la terza guerra di indipendenza
    6. Roma capitale
    7. Declino e caduta della Destra storica
    8. Sommario
  12. I nuovi mondi: Stati Uniti e Giappone
    1. L'Europa centro del mondo
    2. Sviluppo economico e fratture sociali negli Stati Uniti
    3. La guerra di secessione e le sue conseguenze
    4. Stati Uniti e America Latina. L'avventura messicana di Napoleone III
    5. L'espansione europea in Asia: l'India sotto la dominazione inglese
    6. La Cina e le "guerre dell'oppio"
    7. Il Giappone feudale
    8. La "restaurazione Meiji" e la nascita del Giappone moderno
    9. Sommario
  13. L'Europa nell'età di Bismarck
    1. La svolta del 1870
    2. La Germania bismarckiana
    3. Bismarck e l'equilibrio europeo
    4. La Terza Repubblica in Francia
    5. L'Inghilterra di Gladstone e Disraeli
    6. Sommario
  14. La seconda rivoluzione industriale
    1. Il capitalismo a una svolta
    2. Le concentrazioni e il capitalismo finanziario
    3. Protezionismo e imperialismo
    4. La crisi agraria e le sue conseguenze
    5. La seconda rivoluzione industriale: scienza e tecnologia
    6. Le nuove industrie
    7. Motori a scoppio ed elettricità
    8. Le nuove frontiere della medicina
    9. Il boom demografico
    10. Sommario
  15. Imperialismo e colonialismo
    1. Che cos'è l'imperialismo
    2. I caratteri del colonialismo
    3. Colonizzatori e colonizzati
    4. L'Africa prima della conquista
    5. L'espansione in Nord Africa
    6. La spartizione dell'Africa nera
    7. Il Sud Africa e la guerra anglo-boera
    8. L'espansione in Asia e in Oceania
    9. La crescita del Giappone e la crisi della Cina
    10. Gli Stati Uniti potenza mondiale
    11. Sommario
  16. L'Italia nell'età della Sinistra
    1. La Sinistra al potere
    2. Depretis e il trasformismo
    3. I primi passi del movimento operaio
    4. I cattolici intransigenti e l'Opera dei congressi
    5. La politica economica, l'agricoltura e l'Inchiesta Jacini
    6. Il problema dello sviluppo industriale e il protezionismo
    7. La politica estera: la Triplice alleanza e l'espansione coloniale
    8. La democrazia autoritaria di Francesco Crispi
    9. Giolitti, i Fasci siciliani e la Banca romana
    10. La nascita del Partito socialista
    11. Il ritorno di Crispi e la sconfitta di Adua
    12. Sommario
  17. Verso la società di massa
    1. Che cos'è la società di massa
    2. Sviluppo industriale e razionalizzazione produttiva
    3. Le nuove stratificazioni sociali
    4. Istruzione e informazione
    5. Gli eserciti di massa
    6. Suffragio universale, partiti di massa, sindacati
    7. La questione femminile
    8. Riforme e legislazione sociale
    9. I partiti socialisti e la Seconda Internazionale
    10. Ortodossia ed eresie del marxismo
    11. I cattolici e la "Rerum novarum"
    12. Il nuovo nazionalismo
    13. La crisi del positivismo
    14. Scienze della natura e scienze dell'uomo
    15. Sommario
  18. L'Europa tra due secoli
    1. Le nuove alleanze
    2. La "belle époque" e le sue contraddizioni
    3. La Francia tra democrazia e reazione
    4. Imperialismo e riforme in Gran Bretagna
    5. La Germania guglielmina
    6. I conflitti di nazionalità in Austria-Ungheria
    7. La Russia fra industrializzazione e autocrazia
    8. La rivoluzione russa del 1905
    9. Verso la prima guerra mondiale
    10. Sommario
  19. Imperialismo e rivoluzione nei continenti extraeuropei
    1. Il ridimensionamento dell'Europa
    2. La guerra russo-giapponese
    3. La Repubblica in Cina
    4. Imperialismo e riforme negli Stati Uniti
    5. L'America Latina e la rivoluzione messicana
    6. Sommario
  20. L'Italia giolittiana
    1. La crisi di fine secolo
    2. La svolta liberale
    3. Decollo industriale e progresso civile
    4. La questione meridionale
    5. I governi Giolitti e le riforme
    6. Il giolittismo e i suoi critici
    7. La politica estera, il nazionalismo, la guerra di Libia
    8. Riformisti e rivoluzionari
    9. Democratici cristiani e clerico-moderati
    10. La crisi del sistema giolittiano
    11. Sommario
  21. La prima guerra mondiale
    1. Dall'attentato di Sarajevo alla guerra europea
    2. Dalla guerra di movimento alla guerra di usura
    3. L'Italia dalla neutralità all'intervento
    4. La grande strage (1915-16)
    5. La guerra nelle trincee
    6. La nuova tecnologia militare
    7. La mobilitazione totale e il "fronte interno"
    8. L'opposizione socialista
    9. La svolta del 1917
    10. L'Italia e il disastro di Caporetto
    11. Rivoluzione o guerra democratica?
    12. L'ultimo anno di guerra
    13. I trattati di pace e la nuova carta d'Europa
    14. La Società delle nazioni
    15. Sommario
  22. La rivoluzione russa
    1. Da febbraio a ottobre
    2. La rivoluzione d'ottobre
    3. Dittatura e guerra civile
    4. La Terza Internazionale
    5. Il comunismo di guerra
    6. La nuova politica economica
    7. L'Unione Sovietica e la sua costituzione
    8. La nuova società
    9. Da Lenin a Stalin: il socialismo in un solo paese
    10. Sommario
  23. L'eredità della Grande Guerra
    1. Le trasformazioni sociali
    2. Le conseguenze economiche
    3. Il biennio rosso
    4. La rivoluzione in Germania
    5. La rivoluzione in Austria e in Ungheria
    6. Rivoluzione e modernizzazione in Turchia
    7. La stabilizzazione moderata in Francia e in Gran Bretagna
    8. La Repubblica di Weimar
    9. La crisi della Ruhr
    10. La ricerca della distensione in Europa
    11. Sommario
  24. Il dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo
    1. I problemi del dopoguerra
    2. Cattolici, socialisti e fascisti
    3. La "vittoria mutilata" e l'impresa fiumana
    4. Le agitazioni sociali e le elezioni del '19
    5. Giolitti, l'occupazione delle fabbriche e la nascita del Pci
    6. Il fascismo agrario e le elezioni del '21
    7. L'agonia dello Stato liberale
    8. La marcia su Roma
    9. Verso lo Stato autoritario
    10. Il delitto Matteotti e l'Aventino
    11. La dittatura a viso aperto
    12. I regimi autoritari nell'Europa degli anni '20
    13. Sommario
  25. La grande crisi: economia e società negli anni '30
    1. Crisi e trasformazione
    2. Gli anni dell'euforia: gli Stati Uniti prima della crisi
    3. Il "grande crollo" del 1929
    4. La crisi in Europa
    5. Roosevelt e il "New Deal"
    6. Il nuovo ruolo dello Stato
    7. I nuovi consumi
    8. Le comunicazioni di massa
    9. La scienza e la guerra
    10. La cultura della crisi
    11. Sommario
  26. L'Europa negli anni '30: totalitarismi e democrazie
    1. L'eclissi della democrazia
    2. La crisi della Repubblica di Weimar e l'avvento del nazismo
    3. Il consolidamento del potere di Hitler
    4. Il Terzo Reich
    5. Repressione e consenso nel regime nazista
    6. Il contagio autoritario
    7. L'Unione Sovietica e l'industrializzazione forzata
    8. Lo stalinismo
    9. La crisi della sicurezza collettiva e i fronti popolari
    10. La guerra di Spagna
    11. L'Europa verso la catastrofe
    12. Sommario
  27. L'Italia fascista
    1. Il totalitarismo imperfetto
    2. Il regime e il paese
    3. Cultura, scuola, comunicazioni di massa
    4. Il fascismo e l'economia. La "battaglia del grano" e "quota novanta"
    5. Il fascismo e la grande crisi: lo "Stato imprenditore"
    6. L'imperialismo fascista e l'impresa etiopica
    7. L'Italia antifascista
    8. Apogeo e declino del regime fascista
    9. Sommario
  28. Il tramonto del colonialismo. L'Asia e l'America Latina
    1. Il declino degli imperi coloniali
    2. Il nodo del Medio Oriente
    3. L'Impero britannico e l'India
    4. Nazionalisti e comunisti in Cina
    5. Imperialismo e autoritarismo in Giappone
    6. Dittature militari e regimi populisti in America Latina
    7. Sommario
  29. La seconda guerra mondiale
    1. Le origini e le responsabilità
    2. La distruzione della Polonia e l'offensiva al Nord
    3. L'attacco a occidente e la caduta della Francia
    4. L'intervento dell'Italia
    5. La battaglia d'Inghilterra
    6. Il fallimento della guerra italiana: i Balcani e il Nord Africa
    7. L'attacco all'Unione Sovietica
    8. L'aggressione giapponese e il coinvolgimento degli Stati Uniti
    9. Il "nuovo ordine". Resistenza e collaborazionismo
    10. 1942-43: la svolta della guerra
    11. La "grande alleanza" e la campagna d'Italia. La caduta del fascismo e l'8 settembre
    12. Resistenza e lotta politica in Italia
    13. Le vittorie sovietiche e lo sbarco in Normandia
    14. La fine del Terzo Reich
    15. La sconfitta del Giappone e la bomba atomica
    16. Sommario
  30. Il mondo diviso
    1. Le conseguenze della seconda guerra mondiale
    2. Le Nazioni Unite
    3. La fine della "grande alleanza"
    4. Il nuovo ordine economico
    5. La "guerra fredda"
    6. L'Unione Sovietica e le "democrazie popolari"
    7. Il dopoguerra negli Stati Uniti, in Europa occidentale e in Giappone
    8. La rivoluzione comunista in Cina
    9. La guerra di Corea
    10. Dalla guerra fredda alla coesistenza pacifica
    11. La destalinizzazione e la crisi ungherese
    12. L'Europa occidentale e il Mercato comune
    13. La Francia dalla Quarta Repubblica al regime gaullista
    14. Sommario
  31. La decolonizzazione e il Terzo Mondo
    1. I caratteri generali della decolonizzazione
    2. L'emancipazione dell'Asia
    3. Il Medio Oriente e la nascita di Israele
    4. La rivoluzione nasseriana in Egitto e la crisi di Suez
    5. L'indipendenza dei paesi del Maghreb
    6. L'emancipazione dell'Africa nera
    7. Dipendenza economica e instabilità politica in America Latina
    8. Il Terzo Mondo e il "non allineamento"
    9. Il sottosviluppo
    10. Sommario
  32. L'Italia dopo il fascismo
    1. Un paese sconfitto
    2. Le forze in campo
    3. Dalla liberazione alla Repubblica
    4. La crisi dell'unità antifascista
    5. La Costituzione repubblicana
    6. Le elezioni del '48 e la sconfitta delle sinistre
    7. La ricostruzione economica
    8. Le scelte internazionali
    9. Gli anni del centrismo
    10. Alla ricerca di nuovi equilibri
    11. Sommario
  33. Distensione e confronto
    1. Mito e realtà degli anni '60
    2. Kennedy e Kruscev: la crisi dei missili e la distensione
    3. La Cina di Mao: il contrasto con l'Urss e la "rivoluzione culturale"
    4. La guerra del Vietnam
    5. L'Urss e l'Europa orientale: la crisi cecoslovacca
    6. L'Europa occidentale negli anni del benessere
    7. Sommario
  34. La società del benessere
    1. Il boom dell'economia
    2. Le nuove frontiere della scienza
    3. Il trionfo dei "mass media"
    4. L'esplosione demografica
    5. La civiltà dei consumi
    6. La critica alla civiltà dei consumi
    7. Contestazione giovanile e rivolta studentesca
    8. Il nuovo femminismo
    9. La Chiesa cattolica e il Concilio Vaticano II
    10. La crisi petrolifera e i limiti dello sviluppo
    11. Rivoluzione elettronica e società postindustriale
    12. Sommario
  35. Problemi e conflitti del mondo contemporaneo
    1. Il tempo del "riflusso"
    2. Il rapporto Nord-Sud: la geografia della fame
    3. Le contraddizioni dell'America Latina
    4. La polveriera del Medio Oriente
    5. I conflitti nell'Asia comunista
    6. La Cina dopo Mao
    7. Il miracolo giapponese
    8. La difficile unità dell'Europa occidentale
    9. Gli Stati Uniti da Nixon a Bush
    10. L'Urss da Breznev a Gorbacëv
    11. La crisi dell'Europa comunista e la riunificazione tedesca
    12. La guerra del Golfo
    13. I problemi del postcomunismo: la fine dell'Urss e i nuovi equilibri mondiali
    14. Sommario
  36. L'Italia dal miracolo economico ai giorni nostri
    1. Il miracolo economico
    2. Le trasformazioni sociali
    3. Il centro-sinistra
    4. Il '68 e l'autunno caldo
    5. La crisi dei centrosinistra
    6. Il terrorismo e la solidarietà nazionale
    7. Politica, economia e società negli anni '80
    8. I problemi dell'Italia di oggi
    9. Sommario
  37. Cronologia

36.7 Politica, economia e società negli anni '80
I risultati elettorali del giugno '79, e quelli delle ulteriori elezioni anticipate del giugno '83, segnarono alcuni significativi mutamenti nel panorama politico. Il Pci registrò nel '79 una secca perdita di consensi, scendendo al 30% circa dei voti (percentuale su cui si sarebbe attestato anche nelle elezioni successive) e vedendo così frustrata la speranza di essere risospinto nell'area di governo dal voto popolare. La Dc, stabile nel '79, subì una netta sconfitta (dal 38,3 al 32,9%) nelle elezioni dell'83, che videro un significativo progresso dei partiti laici minori. Il Psi, nonostante il dinamismo di Craxi e del nuovo gruppo dirigente, raccolse risultati deludenti (9,8% nel '79, 11,4 nell'83), comunque non adeguati all'aspirazione a diventare l'elemento propulsivo del sistema politico.
Sul piano degli equilibri di governo, le elezioni non fornirono indicazioni che andassero al di là della verifica dei reciproci rapporti di forza. Chiusa la parentesi della solidarietà nazionale, l'unica strada praticabile fu il ritorno alla coalizione di centro-sinistra (Dc, Psi, Pri, Psdi), allargata, a partire dall'81, anche al Partito liberale, ormai lontano dalle scelte conservatrici di un tempo. Ma la novità più importante non fu tanto la formula di governo pentapartitica, quanto il fatto che la Dc, per la prima volta dopo il '45, cedette la guida del governo, affidata nell'81-'82 al segretario repubblicano Giovanni Spadolini e, dopo le elezioni dell'83, al leader socialista Bettino Craxi. Una presidenza, quella di Craxi, che si sarebbe caratterizzata per il tentativo di potenziare il ruolo dell'esecutivo e di affermare una più incisiva presenza dell'Italia nella politica internazionale. Fra gli atti più significativi del governo Craxi, va ricordata la firma, nel febbraio '84, di un nuovo concordato con la Santa Sede, che ha ritoccato gli accordi del '29 lasciandone cadere le clausole più anacronistiche.
Per la Dc la perdita della presidenza del Consiglio fu lo sbocco di una fase di debolezza e di disorientamento seguita all'uccisione di Moro, ma anche l'inizio di un tentativo di rinnovamento interno legato alla segreteria di Ciriaco De Mita. De Mita ha cercato, fra molte difficoltà, di restituire al partito credibilità ed efficienza e di cancellare l'immagine di una Dc logorata dagli scandali e condizionata dalle clientele. Anche per il Pci i primi anni '80 furono segnati dall'emergere di gravi problemi, legati sia alle sconfitte elettorali, sia alla difficoltà di spingere a fondo il processo di revisione ideologica, di elaborare una piattaforma politica originale e aggiornata. L'immagine di partito "dalle mani pulite" e il carisma personale di Berlinguer conservarono tuttavia al partito una larga base elettorale. L'emozione seguita all'improvvisa morte del segretario comunista, nel giugno '84, fu forse fra i fattori che portarono il Pci, nelle elezioni europee tenutesi pochi giorni dopo, a raggiungere per la prima volta (col 33,3%) l'obiettivo del "sorpasso" della Dc. Ma nelle elezioni amministrative dell'anno successivo (giugno '85), i comunisti tornarono sotto il 30% (mentre la Dc segnò una certa ripresa); e l'estensione dell'accordo di pentapartito alle amministrazioni locali li ha allontanati dal governo di molte città e regioni conquistate a partire dal '75.
All'inizio degli anni '80 si registrò un'altra profonda trasformazione degli assetti politico-sociali, anch'essa legata al generale riflusso della spinta a sinistra che aveva caratterizzato buona parte degli anni '70. Nell'autunno 1980, i sindacati subirono la loro prima grave sconfitta dopo l'autunno caldo del '69, nella vertenza apertasi con la Fiat sul problema della riduzione della manodopera. L'azienda torinese riuscì a imporre le proprie scelte di razionalizzazione produttiva, nonostante la forte opposizione operaia e con l'imprevisto ausilio di una ampia mobilitazione di piazza dei quadri intermedi (la cosiddetta "marcia dei quarantamila"). Da quell'episodio ebbe inizio una progressiva riduzione del ruolo del sindacato, non solo come presenza in fabbrica, ma anche come soggetto politico.
I sindacati rimasero, anche in seguito, interlocutori del governo in materia di politica economica. Ma il loro impegno fu in buona parte assorbito dal tentativo, non sempre riuscito, di difendere le conquiste degli anni '70. Il principale motivo di contrasto era rappresentato dal costo del lavoro, in particolare dal meccanismo di scala mobile introdotto nel '75 e ora messo in discussione sia dagli imprenditori sia dal governo, impegnato nella lotta all'inflazione. Lo scontro si radicalizzò all'inizio dell'84, quando il governo Craxi, con l'accordo delle componenti non comuniste del sindacato, varò un decreto-legge che tagliava alcuni punti di scala mobile e che fu approvato in giugno dopo una lunga battaglia parlamentare. I comunisti promossero un referendum abrogativo, che si tenne nel giugno '85, ma ne uscirono sconfitti, seppur di misura. Pochi mesi dopo, la scala mobile fu parzialmente modificata, con l'assenso delle confederazioni sindacali e della Confindustria. Ma le parti sociali non riuscirono a trovare un accordo generale e il problema di un nuovo modello di relazioni industriali rimase sostanzialmente irrisolto.
Egualmente irrisolta è rimasta la questione del controllo della spesa pubblica (110.000 miliardi di deficit nel 1988, oltre 130.000 nel '90). Una questione che presenta difficili risvolti politici, in quanto chiama in causa i criteri e le forme dell'intervento statale, ampliatosi notevolmente, negli anni '70, nei settori della sanità, della previdenza e dell'istruzione, ma ancora caratterizzato da una larga inefficienza e da costi molto elevati. Anche in Italia, come in tutto il mondo occidentale (35.1), gli anni '80 hanno visto svilupparsi una polemica che, partendo dalla denuncia degli eccessi di assistenzialismo, è giunta a mettere in discussione alcune strutture portanti del Welfare State (come la gratuità delle cure mediche o la semigratuità dell'istruzione).
Queste difficoltà sono state in parte compensate da una certa ripresa dell'economia che, a partire dall'84, ha superato la fase recessiva degli anni '82-'83, grazie all'aumento delle esportazioni e al profondo rinnovamento tecnologico di alcuni settori industriali (a cominciare da quello automobilistico). Anche la grande industria pubblica (siderurgica, meccanica, chimica), che negli anni precedenti era stata spesso gestita con criteri antieconomici e aveva accumulato perdite gravissime, è stata sottoposta, a partire dall'82-'83, ad ampie ristrutturazioni che ne hanno aumentato la competitività. Gran parte delle trasformazioni operate nell'industria pubblica e privata hanno però finito col gravare sulla collettività, sia in termini di accresciuta disoccupazione (l'11% circa nell'85), sia in termini di spesa dello Stato per la cassa integrazione guadagni, che garantisce un salario provvisorio ai lavoratori privati del posto.
Nel complesso, il sistema economico italiano ha manifestato nel decennio '80-90 - anche nei momenti di crisi più acuta - una vitalità notevole, al di là di quanto non appaia dai dati ufficiali sull'andamento della produzione e del reddito. Il fenomeno si spiega soprattutto con la crescita della cosiddetta economia sommersa: ossia quella miriade di piccole imprese disseminate nella provincia italiana e caratterizzate - grazie agli intensi turni lavorativi, all'assenza di controlli sindacali, alla mobilità della manodopera, all'elevata evasione fiscale - da alta produttività, da bassi costi e da una notevole capacità di adattamento alle esigenze del mercato. Un'espansione molto articolata, dal punto di vista della varietà delle forme di impiego, ha avuto negli ultimi anni anche il settore terziario, ormai al primo posto anche in Italia per numero di addetti (54,2%, rispetto al 33,7 dell'industria e all'11,7 dell'agricoltura nel 1985).
Lo sviluppo del terziario, il dinamismo di alcuni settori produttivi e la rinnovata competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali sono indubbiamente sintomi di vitalità del tessuto sociale, e hanno giustificato un certo ottimismo sulle prospettive di crescita economica e civile del paese. Essi si sono però accompagnati al manifestarsi di gravi fattori degenerativi. Il fenomeno della corruzione politica ha mostrato un nuovo inquietante volto all'inizio degli anni '80 con lo scandalo della Loggia P2: una specie di branca segreta della massoneria, ben inserita nel mondo politico, nella burocrazia e nei vertici militari e sospettata di perseguire - oltre a scopi di lucro e di carriera per i suoi associati - anche il fine di una ristrutturazione autoritaria dello Stato. Lo scioglimento della loggia, decretato nell'81 dal governo Spadolini, non ha cancellato l'immagine di una connessione, sia pur indiretta, fra alcuni settori della classe politica, il mondo dell'eversione di destra e la stessa malavita comune.
Il dilagare della malavita organizzata - soprattutto la diffusione della mafia e della camorra anche al di là delle tradizionali aree meridionali di insediamento - ha rappresentato negli ultimi anni la minaccia più grave alla convivenza civile. Il fenomeno mafioso, in particolare, ha conosciuto sviluppi abnormi, traducendosi spesso in aperta sfida ai poteri dello Stato (l'episodio più drammatico in questo senso è stato, nel settembre '82, l'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, già protagonista della lotta al terrorismo, inviato come prefetto a Palermo per coordinare la lotta alla mafia). Mafia e camorra hanno trovato la loro principale fonte di lucro nel controllo del mercato della droga: un mercato che si è continuamente allargato a partire dalla metà degli anni '70.
Se la risposta dello Stato alla criminalità mafiosa non ha sortito - nonostante isolati successi - risultati decisivi, esiti ben più positivi ha avuto la lotta contro il terrorismo di sinistra. La svolta in questo senso si è delineata nel 1980, quando alcuni terroristi arrestati decisero di abiurare la lotta armata e di denunciare i compagni in libertà. Il numero dei pentiti - così sono stati impropriamente chiamati coloro che hanno accettato di collaborare con la giustizia - è andato da allora sempre aumentando, grazie anche a una legge approvata nell'80 che concedeva forti sconti di pena (fino alla scarcerazione immediata) come compenso per il contributo fornito dagli imputati allo svolgimento delle indagini. Una legge che ha fatto sorgere molte perplessità di ordine giuridico e morale, ma che ha dato un notevole contributo alla sconfitta del terrorismo. Il numero degli attentati, ancora molto alto nell'81, è rapidamente calato negli anni successivi e i principali gruppi clandestini hanno praticamente cessato di esistere.
La crisi delle ideologie e dei sistemi di valori fondati sul primato dell'impegno politico, se da un lato ha tolto spazio alle ipotesi eversive, dall'altro ha contribuito a perpetuare il distacco fra classe politica e società civile, ad accentuare la diffidenza nei confronti dei partiti, veri detentori del potere nell'Italia repubblicana, a far salire la polemica contro le disfunzioni del sistema: la lentezza delle procedure parlamentari, l'instabilità di una maggioranza troppo composita e logorata da continue polemiche interne, la mancanza di alternative alla coalizione di governo. Gli ultimi anni '80 - che pure sono stati caratterizzati da una congiuntura economica nel complesso favorevole e da una discreta espansione produttiva - hanno visto accentuarsi queste difficoltà e hanno reso più sentita l'esigenza di un ritocco degli equilibri istituzionali e dei meccanismi elettorali nati con la costituzione repubblicana. L'accordo che, nel luglio '85, ha consentito l'elezione alla presidenza della Repubblica, con una larghissima maggioranza, del democristiano Francesco Cossiga non ha evitato il riproporsi di contrasti in seno al pentapartito: contrasti inerenti sia alle scelte di politica internazionale (in particolare all'atteggiamento da tenere nella sempre più intricata e drammatica crisi mediorientale), sia ad alcune delicate questioni interne, come la giustizia e la politica energetica. Al di là delle divisioni su problemi specifici, c'era poi la rivalità di fondo fra i due maggiori partner della coalizione, socialisti e democristiani: questi ultimi decisi a rivendicare, in quanto partito di maggioranza relativa, la guida del governo.
Si è giunti così, nella primavera dell'87, alla crisi del lungo ministero Craxi e al quinto scioglimento anticipato delle Camere. Le elezioni (giugno '87) hanno segnato una affermazione del Psi (dall'11,4 al 14,3%) e un nuovo calo dei comunisti (dal 29,9 al 26,6%), cui ha fatto riscontro un certo progresso della Dc (dal 32,9 al 34,3%). Ma la maggiore novità delle elezioni è stata rappresentata dall'apparizione di nuovi gruppi, estranei ai partiti tradizionali: gli ambientalisti (i Verdi) che si sono presentati un po' ovunque cogliendo una discreta affermazione e gli autonomisti delle Leghe regionali (presenti soprattutto in Lombardia, ma anche in altre regioni del Nord). Questi ultimi, impostando la loro propaganda su una dura polemica contro il centralismo statale, la fiscalità e la corruzione politica - ma facendo anche leva su pregiudizi xenofobi e antimeridionalisti e sulle preoccupazioni suscitate dal fenomeno immigratorio - avrebbero ottenuto notevoli successi nelle consultazioni amministrative degli anni successivi.
Dopo le elezioni, la maggioranza di pentapartito si è faticosamente ricostituita grazie a un accordo sul programma, che ha consentito la formazione di due successivi governi a guida democristiana: il primo presieduto da Giovanni Goria (luglio '87-marzo '88), il secondo guidato dallo stesso segretario della Dc, Ciriaco De Mita. I governi Goria e De Mita non hanno però raggiunto i risultati sperati, né sul piano del risanamento finanziario, né su quello delle annunciate riforme istituzionali (l'unica innovazione di qualche rilievo è stata la riforma dei regolamenti parlamentari dell'autunno '88, che ha limitato la pratica del voto segreto, al fine di dare maggiore stabilità all'esecutivo). Il tentativo di De Mita, in particolare, è stato compromesso sia dalla mai sopita conflittualità fra i partner della coalizione governativa (soprattutto fra i socialisti e la sinistra democristiana, di cui De Mita era il leader), sia dai contrasti interni alla stessa Dc: contrasti che hanno portato, nel congresso di Roma del febbraio '89, alla fine della segreteria di De Mita, sostituito alla guida del partito da Arnaldo Forlani, leader dello schieramento "moderato" in seno al partito di maggioranza relativa. Indebolito dall'esito del congresso e logorato dall'ostilità dei socialisti, De Mita è stato costretto a lasciare anche la guida del governo, nel maggio '89.
La lunga crisi apertasi con le dimissioni di De Mita si è risolta solo in luglio con la ricostituzione dell'alleanza a cinque e la formazione di un nuovo governo a guida democristiana, affidato questa volta all'esperto Giulio Andreotti. Ma nemmeno il governo Andreotti - che pure sulla carta si fondava su un accordo politico più forte rispetto ai precedenti "accordi di programma" - è riuscito a riportare la compattezza nella maggioranza, che anzi ha dovuto affrontare una nuova crisi nella primavera del '91 e ha perso, in seguito ad essa, uno dei suoi partner, il Partito repubblicano. È dunque una coalizione di governo indebolita e da più parti contestata quella che ha dovuto affrontare uno dei momenti più delicati della recente storia italiana.
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